2002: ANNO DELLA MONTAGNA
"Io credo che le rocce respirino, ma noi non possiamo percepirlo con le nostre brevi vite". capo Sioux Dakota
LA TERRA ATTRAVERSO IL TEMPO
di Mikaela Bois e Stefano Maffeo
Quante volte dalla sommità di una montagna il nostro sguardo si è perso nella maestosità dei paesaggi alpini e quante volte la nostra immaginazione ha ripercorso luoghi e tempi appartenuti ad altre generazioni?
In queste situazioni, ai confini dello spazio e del tempo, l'uomo sente addosso la sensazione della sua precarietà, del suo essere effimero nei confronti di eventi che da milioni di anni plasmano il nostro Pianeta, un Pianeta in cui l'uomo è un ospite cui è richiesta, talvolta, una grande forza per entrare a far parte di questo continuo gioco del divenire.
La formazione della Terra si colloca attorno a 4,7 miliardi di anni fa; l'esplosione della vita attorno a 600 milioni di anni fa. Il lunghissimo lasso di tempo che intercorre tra questi due eventi rappresenta quasi i nove decimi di tutta la storia della Terra ed è tuttora poco conosciuto, sia dal punto di vista geologico che paleontologico. Si può ammettere, tuttavia, che dal momento della comparsa dell'acqua, la crosta terrestre abbia subìto l'azione dei cicli di erosione/sedimentazione/orogenesi del tutto simili a quelli avvenuti successivamente e tuttora in atto.
In questo ampio contesto temporale l'uomo compare circa 4 milioni di anni fa e da allora comincia il difficoltoso rapporto uomo-ambiente che si è accentuato sempre di più nel corso dell'evoluzione della nostra specie.
La base del nostro operato, dei nostri insediamenti è sempre stato l'ambiente fisico. Si pensi al ruolo che ha avuto la scoperta delle cave di selce, permettendo agli uomini cacciatori di trarre ricchezza dalla lavorazione di questo materiale e quindi di insediarsi stabilmente in un luogo, almeno fino ad esaurimento della cava stessa; all'importanza, per esempio, delle miniere di ferro dell'isola d'Elba per gli Etruschi e, ancora, dei grandi punti di riferimento territoriali per le migrazioni di uomini ed animali. Si ricordi l'azione del clima nelle scelte di politica espansionistica, nonché nel determinare lo splendore o il tramonto di civiltà, culture e genti. La Valle d'Aosta ne è un esempio lampante, oscillando tra fasi di ricchezza e fasi di povertà in base alla possibilità o meno di passare attraverso i suoi valichi.
Questa breve e sommaria panoramica è un invito alla riflessione di quanto siano stati, e lo siano tuttora, determinanti i fattori geoclimatici nella vita dell'uomo. Fattori che hanno modellato la superficie delle terre emerse fino alle forme che vediamo noi oggi, di fronte alle quali restiamo estasiati per la loro bellezza, ma altrettanto spesso impressionati per la potenza che le ha generate. Ed è di fronte a questi eventi che l'uomo, oggi più che mai bisognoso di certezze e di punti di riferimento, deve invece imparare a vedere l'ambiente in cui vive in forma dinamica.
La grossa difficoltà da parte dell'uomo di rendersi conto di essere parte di un processo in continua evoluzione, in cui spesso è attore non protagonista, è dovuta appunto alla dimensione temporale. Da un lato abbiamo l'esperienza umana che si sviluppa al massimo nell'arco di un secolo, dall'altro gli eventi geologici che risultano essere di molti ordini di grandezza maggiori, sino ad essere conteggiati in milioni di anni.
Se razionalmente si può tentare di ricostruire e di immaginare questi fenomeni, il tentativo rimane comunque un artificio che non riesce ad incidere sui comportamenti della maggior parte delle persone abituate alla loro realtà, che è l'esperienza della loro vita, per cui le montagne sono ferme e i fenomeni geologici (quali alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche) sono
eventi eccezionali
.
Anche nell'ambiente alpino, dove le dinamiche modellatrici sono molteplici ed estremamente attive, il rilievo montuoso appare all'uomo come statico, fisso; si riesce al massimo a comprendere che esistono piccole porzioni di territorio instabili (le fasce di terreno lungo i corsi d'acqua, alcune aree interessate da frane,ecc.), le quali però costituiscono l'eccezione rispetto alla regola. In realtà sono proprio queste eccezioni, talvolta di portata catastrofica, per l'uomo ovviamente, che hanno modellato la superficie terrestre così come la vediamo noi.
Il fattore tempo diviene l'ingrediente fondamentale per avere variazioni di grande portata e su vasta scala. Ad esempio un evento di piena alluvionale, magari neanche ricordata a memoria d'uomo, non è un momento eccezionale o un evento catastrofico, bensì aspetto del tutto normale dell'evoluzione di una determinata zona.
E nella storia geologica della nostra Regione di eventi modificatori di grande portata ce ne sono stati a volontà; ci basti qui ricordare, per restare in un passato geologicamente recente, le grandi glaciazioni pleistoceniche e le relative fasi di deglaciazione che tanta parte hanno avuto nel modellamento del territorio valdostano.
E proprio nel corso di questi eventi, che noi definiremmo catastrofici, ma in realtà assolutamente
normali
per la vita della Terra, il ghiacciaio ha formato morene, deposto massi erratici, intagliato, esarato, lisciato la roccia, i torrenti hanno inciso i gradini di confluenza delle vallate laterali, si sono originate le grandi frane, si sono formati i conoidi alluvionali.
Forme terribilmente belle e talvolta terribilmente pericolose, in cui noi ogni giorno scegliamo nonostante tutto di vivere e abitare e soprattutto di gioire di questo meraviglioso paesaggio, pur sentendoci ospiti piccoli piccoli.
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