2002: ANNO DELLA MONTAGNA
La montagna non è solo varietà di clima e di paesaggio, di popolamenti vegetali ed animali, ma risorsa e dimora per migliaia di popolazioni di diversa tradizione culturale.
UN BREVE SGUARDO ALLE MONTAGNE DELLA TERRA
di Bruno Messerli
Vista d'insieme delle regioni dell'arco alpino (tratto da "Histoire et civilisations des Alpes", P. Guichonnet, Privat/Payot, 1980).In ogni continente sono presenti montagne, dall'equatore ai poli, fin dove c'è terra. Considerate assieme, sulla base della loro natura tridimensionale, come una singola, grande categoria di paesaggio, o ecosistema nel senso più ampio, esse presentano un grande ventaglio di topografie, climi, flora e fauna, e un'enorme differenziazione antropologica e culturale. Inoltre, da un punto di vista geologico e tettonico, le montagne racchiudono gli elementi più complessi delle strutture fondamentali della terra.
Nella categoria delle montagne, o regioni montuose, sono compresi gli altipiani ghiacciati estremamente freddi, inumani e sterili dell'Antartico e della Groenlandia, e le catene alte asciutte, ipossiche e inospitali dell'Asia centrale e delle alte Ande centromeridionali. Esse includono altresì i variegati e lussureggianti sistemi di catene e vallate dei tropici e delle re-gioni subtropicali umide, come l'Himalaya, i monti Hengduan, il monte Camerun, tratti delle Ande settentrionali e parti della Nuova Guinea. Nell'Africa orientale e in Etiopia i fianchi delle alte montagne sono stati a lungo l'habitat preferito dall'uomo rispetto alle circostanti aree pianeggianti aride. Occorre inoltre considerare tutta una gamma di altre tipologie di montagne.
Ci sono ad esempio gli alti vulcani dell'Indonesia, dei Caraibi e delle Hawaii, dove l'uomo ha a lungo beneficiato della presenza di terreni ricchi, e contemporaneamente è stato esposto a gravi rischi legati al fuoco. Esiste poi quella che è comunemente chiamata media montagna, presente dalla Tasmania al Sudafrica, dall'Europa centrosettentrionale agli Urali e alla Siberia. Mentre quest'ultima tipologia si differenzia dalle Alpi per la minore altitudine dei suoi rilievi, i suoi altri attributi montuosi richiedono ugualmente politiche speciali per assicurare un uso sostenibile delle risorse.
Tra tutte le più importanti categorie paesaggistiche della terra le montagne e le zone montuose racchiudono il più alto numero di aree naturali protette, ivi comprese riserve di bio-sfera, foreste nazionali, parchi nazionali e internazionali, e alcuni siti naturali del Patrimonio Mondiale (vedi infra, cap. 11). Anche escludendo le due grandi coltri glaciali, le montagne forniscono più della metà dell'acqua dolce della terra (vedi infra, cap. 7), nonché una parte considerevole del suo legname (vedi infra, cap. 13), dei suoi minerali (vedi infra, cap. 9) e pascoli (vedi infra, cap. 15). Esse sono considerate inoltre in molte religioni (vedi infra, cap. 3) la dimora divina, e sono fonte per la società intera di spiritualità ed estetica, di miti, leggende, ristoro psicologico e elevazione (vedi infra, cap. 12).
Se consideriamo assieme le risorse materiali e spirituali dobbiamo riconoscere che le montagne, oltre a rappresentare il supporto vitale di circa il dieci per cento della popolazione mondiale, sono essenziali per il benessere di circa la metà dell'intera umanità. Il loro livello di priorità, nel momento in cui i governi mondiali cominciano a misurarsi con lo sviluppo sostenibile per il ventunesimo secolo, appare chiaro già da queste note introduttive. Dobbiamo inoltre considerare le minacce ipotizzabili e reali per le stesse pianure se continuerà senza interruzione la cattiva gestione delle risorse montane. Le montagne, in tal senso, non sono infatti solamente fornitrici di molti prodotti, ma rappresentano delle riserve idriche per le pianure. Questa qualità si può però trasformare in una potenziale forza distruttrice dei sistemi di sostentamento di centinaia di milioni di persone che vivono nelle pianure. Anche se i rischi che la deforestazione, ad esempio, sia causa di catastrofiche inondazioni nell'India del Gange o nel Bangladesh, sono più ipotetici che dimostrati, esistono però serie implicazioni e previsioni di spese eccessive per risolvere problemi ancora non adeguatamente analizzati.
In molte zone della terra le montagne costituiscono frontiere internazionali e regionali, molte delle quali sono oggi oggetto di controversie. Ci limitiamo semplicemente a ricordare l'intera regione dell'Hindu-Kush-Karakoram-Himalaya; le frontiere di Cile, Argentina, Bolivia, Perù ed Ecuador nelle Ande; il Caucaso, i Balcani. La maggioranza dei conflitti armati più rovinosi e devastanti, le attività di guerriglia (vedi infra, cap. 6) e le terribili guerre di droga hanno il loro centro nevralgico nelle montagne.
Ma ci sono anche aspetti positivi che hanno bisogno di essere sostenuti. Le montagne ospitano di gran lunga il maggior numero di gruppi etnici, varie vestigia di tradizioni culturali, conoscenza ambientale e metodi di adattamento; esse ospitano alcuni dei più complessi pool genetici agro-culturali, e pratiche tradizionali di gestione.
Offrono stimoli basilari per lo studio e la ricerca, e si riveleranno sicuramente laboratori di vitale importanza per l'anticipazione di mutamenti climatici (vedi infra, cap. 17). La moltiplicazione di parchi per la pace transfrontalieri, in quanto luoghi di ricreazione fisica e spirituale, fa della montagna un elemento indispensabile del patrimonio dell'umanità, e queste qualità saranno sempre più importanti nel momento in cui si dovrà far fronte agli enormi problemi che porrà il secolo a venire.
Forse l'unica generalizzazione che può essere fatta in tema di montagne, se si eccettua la caratteristica tridimensionale del paesaggio e la relativa marginalità e inaccessibilità, è che devono essere evitate le generalizzazioni. Agli occhi della gente, fino a poco tempo fa (e ancora oggi in gran parte), le montagne sono apparse come un paesaggio aspro, immenso, remoto, apparentemente resistente all'impatto dell'uomo. Ciononostante a partire dagli anni '60 ha cominciato a diffondersi un'altra posizione in contrasto con la precedente. In questa nuova ottica lo sviluppo sfrenato, gli sport invernali, il turismo di massa in generale, la rapida crescita della popolazione, il disboscamento, l'erosione dei terreni, gli accelerati deflussi superficiali e i devastanti effetti di dilavamento, sono stati visti come fattori che possono condurre ad una crisi a livello mondiale. Ma queste diverse posizioni sono in prevalenza espressione di gruppi umani e centri di potere esterni alle montagne.
Nello stesso momento in cui tali grandi contraddizioni delle regioni montuose stavano emergendo (mentre una delle due ottiche generava un appagato ottimismo e una conse-guente incuria, l'altra isterismo) gli organismi bilaterali e internazionali di sviluppo tendevano a considerare le montagne come irrilevanti appendici delle attigue e maggiormente popolate pianure. Sembra che ci fosse (o che ci sia ancora) la convinzione diffusa che, in una valutazione strettamente monetaria, si sarebbero potuti effettuare migliori investimenti, in termini di risultati economici, nelle pianure, dove l'accessibilità è superiore, le infrastrutture meglio sviluppate, o meno costose da installare e gestire. Tradizionalmente, tuttavia, la maggior parte di interazioni politiche e economiche tra le montagne e le pianure sono state avviate da queste ultime, in forma di decisioni politiche prese nelle pianure ed imposte alle montagne. Gli abitanti delle regioni montuose sono stati costretti a subire lo sfruttamen-to o a difendersi, a reagire alle pressioni esterne, e solo in minima parte hanno potuto essere artefici del proprio destino.

Tratto da "Montagne del mondo", di B. Messerli, Tararà, Verbania, 2000.
   
Pagina a cura dell'Assessorato territorio, ambiente e opere pubbliche © 2024 Regione Autonoma Valle d'Aosta
Condizioni di utilizzo | Crediti | Contatti | Segnala un errore