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    Politica regionale europea

Chi ne trae vantaggio?

L'esperienza dimostra che la politica regionale può essere efficace soltanto se concentra i suoi interventi su pochi territori di dimensioni abbastanza ampie. Questo è il motivo per il quale la normativa sui Fondi strutturali del 1999 ha cercato di ridurre la dispersione degli aiuti precisando i criteri di selezione delle regioni più bisognose di interventi pubblici a sostegno del proprio sviluppo. Una quota dei Fondi strutturali è assegnata ai gruppi sociali svantaggiati presenti su tutto il territorio dell'Unione, senza criteri geografici particolari. Il principio del "rafforzamento della coesione" deve consentire all'Unione di accogliere progressivamente nuovi Stati membri continuando però al tempo stesso a fornire ampio sostegno alle sue aree depresse.

I beneficiari degli aiuti europei possono essere suddivisi come segue:

1. Le regioni svantaggiate
2. Le zone con problemi specifici
3. I ceti sociali deboli
4. Gli enti locali e regionali
Italia - zone
Europa - zone


Le regioni svantaggiate

Le regioni arretrate (Obiettivo 1)


Rientrano in questa categoria quelle in cui il PIL pro capite non supera il 75% della media comunitaria, quelle a bassissima densità demografica (meno di 8 abitanti per km2) della Finlandia e della Svezia e quelle ultraperiferiche (dipartimenti francesi d'oltremare, isole Canarie, Azzorre e Madera).

Vanno aggiunte inoltre alcune zone costiere della Svezia (conformemente all'atto di adesione di questo paese) l'Irlanda del Nord e le contee frontaliere della Repubblica d'Irlanda, dove è in corso d'attuazione un programma speciale a favore della pace e della riconciliazione (fino al 2004).

Tutte queste aree presentano molti indicatori economici negativi:

• livelli di investimento insufficienti
• tasso di disoccupazione superiore alla media;
•mancanza di servizi alle persone e alle imprese;
• scarsa dotazione di infrastrutture di base.


Le regioni in fase di riconversione (Obiettivo 2)


Le loro difficoltà possono dipendere da quattro situazioni distinte:

• trasformazione di settori dell'industria o dei servizi;
• declino delle attività tradizionali nelle zone rurali;
• degrado urbano;
• difficoltà nel settore della pesca.


Il sostegno transitorio: un'uscita senza traumi

Alcune regioni hanno raggiunto nel 1999 livelli economici e sociali che non giustificano più il ricorso, nel periodo 2000-2006, agli aiuti regionali europei di cui hanno beneficiato in precedenza. Per evitare tuttavia una brusca interruzione dei contributi, è stato introdotto un meccanismo di riduzione progressiva:

• Le regioni che rientravano nell'Obiettivo 1 nel periodo 1994-1999 godranno di un sostegno sino alla fine del 2005. Se però al loro interno vi sono zone che rispondono ai criteri del nuovo Obiettivo 2, continueranno a beneficiare del sostegno dei quattro Fondi strutturali fino a tutto il 2006. Le altre zone riceveranno aiuti dal Fondo sociale europeo (Obiettivo 3) sino alla stessa scadenza ed eventualmente anche dal FEAOG-Orientamento (sviluppo rurale) e dallo SFOP (pesca), ma non più dal FESR.
• Le zone che nel quinquennio 1994-1999 rientravano negli Obiettivi 2 (riconversione industriale) e 5b (sviluppo rurale) godranno del sostegno transitorio del FESR sino alla fine del 2005, oltre a ricevere gli aiuti previsti per il periodo 2000-2006 nel quadro dell'Obiettivo 3, ed eventualmente anche per interventi a favore dello sviluppo rurale o della pesca.


Tutte le regioni della Spagna, della Grecia, del Portogallo e dell'Irlanda

Il Fondo di coesione sostiene investimenti a favore dell'ambiente e dei trasporti in questi quattro paesi, caratterizzati da un PIL pro capite inferiore al 90% della media comunitaria, riservandosi di decidere se continuare o meno ad assisterli, dopo il 2003, in base ai nuovi dati sui rispettivi livelli di ricchezza prodotta.

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Zone o settori con problemi specifici
(comprese o meno nelle regioni svantaggiate)


Le zone frontaliere (Interreg III A)

Gli aiuti previsti dal programma Interreg III A sono destinati a tutte le regioni di confine dell'Unione allo scopo di intensificare la loro collaborazione con i paesi limitrofi e dar vita a zone economiche transfrontaliere ben integrate, attraverso strategie di sviluppo territoriale comuni.


Le zone urbane in crisi (Urban II)

Aiuti regionali per la sperimentazione di strategie innovative di rilancio economico e sociale vengono indirizzati attualmente verso una cinquantina di aree urbane.


Le zone rurali (FEAOG-Garanzia e Leader+)

La politica agricola comune (PAC) prevede il finanziamento di interventi per lo sviluppo delle campagne europee al di fuori delle zone rurali che rientrano negli Obiettivi 1 e 2, come ad esempio investimenti a sostegno delle aziende agricole, dell'ambiente o della promozione dei prodotti tipici, mentre il programma Leader+ finanzia progetti rurali innovativi proposti da gruppi di operatori locali.


Le Zone che dipendono dalla pesca (SFOP)

La politica comune della pesca è intesa ad orientare e accelerare la ristrutturazione del settore, mediante il trasferimento di fondi strutturali europei per la razionalizzazione e l'ammodernamento di questa attività, destinati, ad esempio, a migliorare la qualità del prodotto. Se gli interventi riguardano regioni arretrate, diventano parte integrante dei programmi previsti dall'Obiettivo 1; se interessano invece altre regioni, sono oggetto di programmi specifici.

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I ceti sociali deboli


Soggetti con difficoltà d'inserimento nella vita produttiva (Obiettivo 3)

Giovani senza lavoro, disoccupati di lunga durata, emarginati, operai sottoqualificati sono i principali soggetti interessati dagli interventi previsti dall'Obiettivo 3, in qualsiasi parte del territorio dell'Unione risiedano.

In ogni paese membro, l'Obiettivo 3 funge da quadro di riferimento per tutti gli interventi destinati allo sviluppo delle risorse umane, compreso l'adeguamento dei sistemi d'istruzione, di formazione e di collocamento.


Vittime di disuguaglianze e discriminazioni sul mercato del lavoro (Equal)

Alcuni gruppi sociali sono particolarmente svantaggiati sul mercato del lavoro a causa di discriminazioni dovute al sesso, alla razza o all'appartenenza etnica, alla religione, a un handicap fisico o mentale, all'età o alle loro inclinazioni sessuali. Per combattere queste forme di esclusione, l'UE fornisce un sostegno ai nuovi sistemi d'inserimento proposti da associazioni ed enti pubblici e privati.

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Gli enti locali e regionali


La cooperazione transnazionale e interregionale (Interreg III B e C)

Tutti gli enti territoriali dell'Unione possono aderire alle iniziative di cooperazione transnazionale e interregionale cofinanziate dal programma Interreg III B e C. La sezione B prevede interventi a favore del riassetto di vaste aree geografiche, mentre la sezione C promuove la cooperazione e lo scambio di esperienze tra operatori di sviluppo regionale e locale. Le regioni dei paesi terzi, specialmente di quelli candidati, sono invitate a partecipare a queste iniziative utilizzando gli aiuti europei di cui beneficiano.
 
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Pagina a cura del Dipartimento politiche strutturali e affari europei © 2000-2006 Regione Autonoma Valle d'Aosta
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