Specie ittiche

 
 
Pesci e Ciclostomi della Valle d'Aosta [1]

 

Introduzione

L'ultimo aggiornamento globale sulla fauna vertebrata della Valle d'Aosta risale al 1974, quando il prof. Enrico Tortonese, Direttore del Museo di Scienze Naturali di Genova, pubblicò su questo stesso periodico (allora Bulletin de la Société de la Flore Valdôtaine) una lista parzialmente commentata dei Vertebrati noti per la Regione (Tortonese, 1974).

Per quanto riguarda i Pesci ossei (Osteichtyes), non è stato pubblicato alcun elenco aggiornato, ove si eccettui la Carta ittica della Valle d'Aosta (Autori vari, 1993 e 1997), riferita però ai soli corsi d'acqua. Di recente, nell'ambito di ricerche effettuate per una Tesi di Laurea (Mammoliti Mochet, 1995), è stata redatta una lista dei Pesci presenti nella Regione ed è stato investigato in dettaglio il problema riguardante l'autoctonia delle singole specie.

 Pur nell'ambito di un differente grado di conoscenza dei vari gruppi sistematici, si è comunque ritenuto utile sintetizzare in questa pubblicazione, dopo esame critico, le informazioni faunistiche disponibili sui pesci e ciclostomi della Valle d'Aosta, considerando anche quelli estinti in epoche recenti.
I dati recenti e attendibili relativi all'ittiofauna della Regione sono derivati dal lavoro svolto a partire dal 1992 da una équipe di ittiologi nell'ambito di un progetto di ricerca denominato “Carta ittica della Valle d'Aosta” (Autori vari, 1993 e 1997) e finalizzato al risanamento delle acque correnti e alla gestione dell'ittiofauna.

La lista è corredata da note esplicative e da riferimenti bibliografici quando ritenuto utile o necessario. Il criterio ordinatore dei gruppi tassonomici è di tipo sistematico, in accordo con Amori et al. (1993); alla stessa pubblicazione si è fatto riferimento per quanto riguarda la nomenclatura, non tralasciando tuttavia di indicare alcune sinonimie più tradizionali e di tenere presenti alcune recenti variazioni.

Per i nomi italiani ci si è attenuti alla terminologia più consolidata, quale risultante dalle varie pubblicazioni sopra citate.

Per ciascuna specie, ove presenti dati sufficientemente significativi riferiti all'ultimo ventennio, si è indicato il livello di diffusione regionale; tale indicazione riflette le attuali conoscenze ed è soggetta a variazioni in rapporto all'aumento delle ricerche sul terreno. Le specie sono state considerate localizzate (L), poco diffuse (PD) o diffuse (D), a seconda che ne sia stata rilevata la presenza rispettivamente in 1-2 quadranti nazionali U.T.M. di 10 km di lato (dei 38 interessanti non marginalmente la Valle d'Aosta), in un numero di quadranti compreso tra 3 e 10 oppure in un numero di quadranti superiore a 10.

 

CICLOSTOMI (CEPHALASPIDOMORPHA)
La sola Lampreda nota per la Regione era già stata citata da Peola (1905) per la zona umida di St-Marcel ma attribuita erroneamente alla specie L. planeri; in accordo con Tortonese (1974) e con recenti osservazioni in bassa Valle (Autori vari, 1997), si conferma trattarsi di L. zanandreai.

1. Petromyzontiformes
1. Petromyzontidae
Lampreda di ruscello Lethenteron zanandreai L

 

PESCI OSSEI (OSTEICHTHYES)
I dati recenti e attendibili relativi all'ittiofauna della Regione sono derivati dal lavoro svolto a partire dal 1992 da una équipe di ittiologi nell'ambito di un progetto di ricerca denominato “Carta ittica della Valle d'Aosta” (Autori vari, 1993 e 1997) e finalizzato al risanamento delle acque correnti e alla gestione dell'ittiofauna.

Trattandosi di territorio di montagna, per il quale le caratteristiche ecologiche dei corsi d'acqua variano considerevolmente da monte a valle, nel piano delle ricerche sono state individuate stazioni di campionamento, ritenute rappresentative della situazione idrobiologica complessiva del corso d'acqua in esame fino alla stazione immediatamente a monte oppure di un tratto di circa 5-10 km nel caso di torrenti brevi e con un'unica stazione. Le indagini relative all'ittiofauna sono state realizzate con campionamenti mediante pesca elettrica, utilizzando un elettrostorditore a corrente continua pulsata e voltaggio modulabile. Non sono stati indagati i laghi e gli specchi d'acqua presenti sul territorio regionale.

Di recente è stata inoltre effettuata una ricerca volta a stabilire lo stato pregresso dell'ittiofauna valdostana (Mammoliti Mochet 1995), consultando l'Archivio storico regionale, gli archivi comunali riordinati nonché vari archivi parrocchiali e privati: i risultati riguardano prevalentemente aspetti quantitativi e distributivi, ma non hanno fornito indicazioni certe sulla presenza di specie diverse da quelle sotto elencate.

Nella lista che segue, i dati risultanti dalla Carta ittica sono stati integrati con altri derivati da fonti bibliografiche (Delmastro, 1982; Bruno, 1987) e confermati da recenti osservazioni (informazioni R. Sandi e Consorzio Pesca Valle d'Aosta, dati personali A. Mammoliti Mochet e R. Sindaco). Ci riferiamo alla Tinca Tinca tinca (presenza accertata nell'ultimo decennio nel Lago di Villa, nei laghetti di cava della zona umida di St-Marcel, nel Lago di Lolair e in laghi della Valtournenche), alla Carpa Cyprinus carpio (segnalata per il Lago di Villa e per i laghetti di St-Marcel), alla Sanguinerola Phoxinus phoxinus (segnalata per il Lago del Gran S. Bernardo, per un piccolo bacino presso Gressoney-St-Jean, per il Lago Verney e il Lago di Lod) e all'Anguilla Anguilla anguilla (da ritenersi presente naturalmente in epoca storica e con segnalazioni recenti da riferirsi ad immissioni a scopo alieutico).

Non sono state invece inserite nella lista, in mancanza di conferme recenti e attendibili, la Scardola Scardinius erythrophtalmus, il Triotto Rutilus rubilio e l'Alborella Alburnus alburnus, ancorché citati in bibliografia per anni passati (Borettaz 1950, Delmastro 1982). Parimenti sono state escluse le segnalazioni relative a bacini utilizzati per la pesca sportiva, in cui vengono normalmente introdotte anche specie esotiche sicuramente estranee all'ittiofauna valdostana.

Il Salmerino di fontana Salvelinus fontinalis e la Trota iridea Oncorhynchus mykiss, sono presenti nelle acque valdostane dalla fine degli anni ‘20, a seguito di introduzione. Lo Scazzone Cottus gobio è segnalato sulla base di osservazione diretta al Lago Fallère il 23/7/1997 ( A. Mammoliti Mochet).

1. Anguilliformes
1. Anguillidae
Anguilla Anguilla anguilla PD

2. Cypriniformes
2. Cyprinidae
Carpa Cyprinus carpio L
Vairone Leuciscus souffia muticellus PD
Sanguinerola Phoxinus phoxinus PD
Tinca Tinca tinca PD

3. Salmoniformes
3. Esocidae
Luccio Esox lucius L
4. Salmonidae
Trota iridea Oncorhynchus mykiss D
Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus L
Trota fario Salmo (trutta) trutta D
Salmerino di fontana Salvelinus fontinalis D
Temolo Thymallus thymallus D

4. Scorpaeniformes
5. Cottidae
Scazzone Cottus gobio L

 

1] Estratto e modificato da: Check-list dei Vertebrati della Valle d'Aosta, M. Bocca, G. Maffei, A. Mammoliti Mochet, R. Sindaco, Rev. Valdôtaine Hist. Nat. 51, 1997
 

Trota marmorata

La Trota marmorata, della famiglia dei salmonidi, raggiunge i 30-50 cm di lunghezza media e un massimo di un metro. Corpo slanciato, più che nella fario, ricoperto da piccole scaglie. La testa è grande e dotata di una dentatura possente e robusta e il nome dipende dalla sua colorazione tipica. La livrea infatti è“marmoreggiata” di un grigio scuro verdastro su fondo giallo-grigio. Vive in prevalenza nei fiumi di fondovalle con acque abbondanti, limpide e ben ossigenate, rifugiandosi tra grandi massi del fondo per uscire all'imbrunire o alle prime luci dell’alba. La sua alimentazione nei primi anni di vita è costituita da larve e insetti, col passare degli anni diviene ittiofaga. La riproduzione avviene tra novembre e febbraio, quando le femmine risalgono gli affluenti minori alla ricerca di zone poco profonde per deporvi le uova. Spesso inoltre possono sussistere ibridazioni con la Trota fario.

Trota iridea

La Trota iridea, della famiglia dei salmonidi, ha un corpo slanciato, fusiforme e compresso lateralmente delle dimensioni di 30-35 cm e un massimo di 50-60 cm. Introdotta dal Nord America nei laghi alpini del Moncenisio, del Lys, di Verney, nei laghi della Venezia Giulia si è presto diffusa anche su tutto il nostro territorio. Il muso è arrotondato, la bocca ampia, ma più piccola rispetto alla Trota fario. La livrea è piuttosto variabile, solitamente il dorso è verde-bruno con piccole macchie nere, presenti anche sulla pinna dorsale e su quella caudale, mentre il ventre è grigio. Lungo i fianchi inoltre troviamo una fascia rosacea che, nel periodo riproduttivo, nei maschi diviene più evidente. La Trota iridea vive nelle acque correnti e lacustri fresche, ben ossigenate e con fondali sassosi. Si nutre in prevalenza di invertebrati acquatici e terrestri, anche se da adulta diviene ittiofaga. La riproduzione avviene all'inizio della primavera.

Trota fario

La Trota fario appartiene alla famiglia dei salmonidi ed è un pesce di acqua dolce, morfotipo della Salmo Trutta (Trota europea). Raggiunge in media i 30-35 cm di lunghezza e un massimo di 50 cm negli ambienti più produttivi. Originaria del versante settentrionale dell’Appennino, è stata introdotta, ormai da più di un secolo, anche nel resto del paese. La forma del corpo è allungata e leggermente compressa ai lati, idrodinamica, con testa robusta, mascella prominente e bocca terminale grande con forti denti, adatti ad un’alimentazione carnivora. Presenta piccole scaglie e la colorazione è molto variabile, da bruno in alcuni soggetti ad argenteo in altri. La Trota fario riporta tipiche e piccole macchie nere, rosse e marrone o di altra sfumatura sui fianchi e sulla testa. Vive nelle acque a corrente molto rapida, fresche, limpide e ben ossigenate con fondale roccioso, sassoso o ghiaioso tipico delle zone montane e pedemontane. In genere i giovani si radunano in acque poco profonde, mentre gli esemplari adulti si nascondono negli anfratti rocciosi o tra i legni dove la corrente è meno violenta. Si nutre di invertebrati acquatici e terrestri, di altri pesci e di insetti alati con la caratteristica bollata sulla superficie dell’acqua. La riproduzione della Trota fario avviene tra novembre e febbraio, quando le femmine risalgono gli affluenti minori alla ricerca di zone poco profonde per deporvi le uova.

Trota mediterranea

La trota mediterranea è un pesce di taglia media, le cui dimensioni massime raramente superano i 45-50 cm di lunghezza e 1,2-1,5 kg di peso. Il suo riconoscimento può avvenire sulla base dei seguenti caratteri: 9-13 grandi macchie ellissoidali grigiastre-blu lungo la regione mediana di ciascun fianco, quelle anteriori talvolta sdoppiate o frammentate; macchie rotondeggianti nere sui fianchi, parte delle quali provviste di alone chiaro; grossa macchia nera nella regione opercolare; colorazione della pinna adiposa e delle piccole macchie grigiastra o bruna, mai rossa. Le Possono presentare un numero molto elevato di piccoli punti neri e rossi diffusi su tutti i fianchi. Non c’è dimorfismo tra gli individui di sesso maschile e quelli femminili. Si nutre, soprattutto nelle ore crepuscolari e notturne, di insetti (tricotteri, plecotteri e ditteri) e crostacei, più raramente di pesci, anfibi e piccoli mammiferi. Gli esemplari adulti sono solitari e territoriali e stazionano, anche in acque profonde, nei pressi di rocce e radici in attesa di una possibile preda; i giovani si riuniscono invece in prossimità delle rive, in acque basse e a velocità di corrente moderata.

Salmerino alpino

Il Salmerino alpino appartiene alla famiglia dei salmonidi e ha una dimensione molto variabile a seconda dell’ambiente in cui vive e delle risorse alimentari di cui dispone, in media comunque è di 20-30 cm anche se non mancano casi eccezionali di 80 cm. Esistono due tipologie di popolazione a seconda che sia anadrome o stanziale, le prime diffuse in tutto l’Atlantico settentrionale fino alla Norvegia e alla Groenlandia, le restanti si trovano, oltre che in Italia, nelle zone della Scozia, Irlanda e Scandinavia. La forma è affusolata e lievemente compressa ai lati; molto simile alla trota si distingue da questa per l’incavo della pinna caudale più pronunciata, per la colorazione variabile, grigio argentea sul dorso e bianca sul ventre o più comunemente olivastra-bruna sul dorso con i fianchi più chiari e macchie tondeggianti. Una particolarità è la colorazione del ventre, in prevalenza dei maschi, che durante il periodo riproduttivo si colora di rosso vivo, mentre le pinne si orlano di bordi bianchi e rossi. Vive nelle acque lacustri profonde fredde, con temperature inferiori ai 18 °C, e ben ossigenate, dove si nutre di organismi bentonici, insetti acquatici, zooplancton, crostacei in genere e piccoli pesci. La riproduzione avviene nell’autunno inoltrato e, a seconda della temperatura dell’acqua dove vengono deposte le uova, cambiano i tempi di schiusa.

Scazzone

Lo Scazzone, della famiglia Cottidae, si caratterizza per la testa di notevoli dimensioni e per il progressivo assottigliamento del corpo verso la coda. Le sue dimensioni mediamente si aggirano intorno ai 10-15 cm e si presenta con un corpo affusolato ed una testa massiccia e schiacciata in senso dorso-ventrale, mentre la bocca è ampia con labbra carnose e fornita di piccoli denti villiformi. Le pinne ventrali hanno le sembianze di un ventaglio, assicurandone la stabilità, mentre quelle dorsali sono piccole e ravvicinate. Mancano le scaglie e la colorazione varia molto a seconda della stagione e dell’ambiente in cui si mimetizza. Tendenzialmente è bruno-giallastro con una fine e irregolare punteggiatura a formare macchie scure o strisce trasversali; pinne e ventre invece sono più chiari, e presentano piccole macchie nerastre regolari. Lo scazzone è tipico dei torrenti montani e dei tratti pedemontani, fino ai 2000 m, proprio perché amante dell’acqua fredda e ben ossigenata, con fondali pietrosi o rocciosi. Vive rintanato tra le rocce e la vegetazione, dalle quali sbuca solo al crepuscolo nutrendosi di invertebrati bentonici o di piccoli pesci ed avannotti. La riproduzione avviene tra marzo e maggio.

Vairone

Il Vairone è un Ciprinide di 15-20 cm di lunghezza con un corpo affusolato e snello. Il muso è piccolo e arrotondato con la mascella superiore prominente e bocca piccola in posizione terminale infera. La colorazione è bruna sul dorso, grigia sui fianchi e bianca-argentea sul ventre, mentre ai lati corre una fascia scura accompagnata da un’altra più sottile e arancione. Inoltre alla base delle pinne pettorali è presente una macchia, sempre di color arancione. Il vairone vive in banchi nelle acque limpide e con fondali ghiaiosi, ma è possibile trovarlo anche in acque stagnanti e con fondali fangosi; si nutre di invertebrati bentonici. La riproduzione ha luogo tra fine aprile e luglio in correnti vivaci a fondali ghiaiosi e vicino alle foci di immissari ai laghi. La schiusa avviene in 10-20 giorni.

Temolo

Il Temolo è l’unico pesce del genere Tymallidae presente in Italia. Raggiunge in media i 30 cm di lunghezza e raramente supera i 50 cm, il suo nome deriva dall’aroma delle sue carni, che ricordano l’omonima pianta: il timo. A livello morfologico presenta un corpo affusolato e fusiforme, con testa appuntita e bocca terminale piccola, obliqua e fornita di piccoli denti. Caratteristica distintiva è comunque la pinna dorsale ampia e variopinta che, nel periodo riproduttivo tra marzo e maggio, specialmente nei maschi, diviene quasi iridescente e bordata di rosso. Le squame sono circolari e grandi, la livrea è molto variabile; solitamente dorso e fianchi sono grigiastri con riflessi argentei mentre il ventre è bianco. L’habitat ideale del temolo sono le acque fluviali limpide e ben ossigenate, preferisce i fondali sassosi e ricchi di buche profonde dove vive in piccoli gruppi. Si nutre di invertebrati di fondo, larve di insetti, vermi e insetti aerei.

Tinca (presenza segnalata nel tempo nel Lago di Villa, nei laghetti di cava della zona umida di Saint-Marcel, nel Lago di Lolair e in laghi della Valtournenche)

Corpo ovale, tozzo e spesso, a sezione trasversale ovale poco compressa lateralmente. Squame cicloidi piccole, saldamente inserite nel derma e protette da abbondante muco. Bocca protrattile, con labbra spesse e carnose. Presenza di paio di barbigli mascellari. Occhio relativamente piccolo. Denti faringei monoseriati. Pinna dorsale relativamente alta, altre pinne normalmente sviluppate con apici arrotondati. Livrea variabile a seconda dell'habitat e delle condizioni fisiologiche dell'esemplare. Dorso generalmente bruno nerastro, bruno verdastro o verdastro. Fianchi dello stesso colore di fondo del dorso, con riflessi dorati e gradatamente più chiari in senso dorso-ventrale. Ventre giallo o bianco giallastro, con possibili riflessi rosati, arancio o rossastri. Pinne sono bruno nerastre, bruno verdastre, brune o, più raramente, brune con riflessi rosei o arancio. Gli avannotti e gli immaturi, fino alla lunghezza di alcuni centimetri, presentano una tipica macchia nera alla base del peduncolo caudale.

Anguilla (da ritenersi presente naturalmente in epoca storica e con segnalazioni recenti da riferirsi ad immissioni a scopo alieutico)

Presenta un corpo allungato, subcilindrico, serpentiforme; la pinna dorsale, di modesta altezza, è allungata fino a unirsi alle pinne caudale e anale. La pinna anale è più lunga della dorsale. La mandibola è più sporgente della mascella, l'occhio è piccolo. Il colore cambia con le fasi vitali: bruno sul dorso e giallastro ventralmente per gli animali che vivono in acque dolci e nero sopra e argentato sotto per quelli che risiedono in mare o che si apprestano ad effettuare la lunga migrazione. La femmina può raggiungere i 3 kg di peso.

Carpa (segnalata per il Lago di Villa e per i laghetti di Saint-Marcel)

Il corpo della Carpa è lungo, ovaloide, con dorso convesso poco sopra la testa. Quest'ultima si presenta di forma triangolare, con muso poco appuntito. La bocca è protrattile ed è munita di 2 barbigli corti e carnosi e due barbigli più piccoli al di sopra. La pinna dorsale è lunga con 18-24 raggi, quella anale è abbastanza grande; le pinne pettorali e ventrali hanno i lobi arrotondati. La coda è forcuta. La livrea è bruno-verdastra con riflessi bronzei su dorso e fianchi, giallastro sul ventre. Di lunghezza variabile tra i 30 e i 60 cm e peso solitamente compreso tra i 3 e i 35 kg. Eccezionalmente può raggiungere e superare i 40 kg di peso e i 130 cm di lunghezza. Si tratta di un pesce estremamente longevo e si stima possa arrivare a 20 anni di età.

Sanguinerola (segnalata per il Lago del Gran S. Bernardo, per un piccolo bacino presso Gressoney-Saint-Jean, per il Lago Verney e il Lago di Lod)

Abita le acque correnti e lacustri a fondo ghiaioso o sassoso fredde e molto ossigenate. Sulle Alpi si ritrova fino a circa 2000 metri. È un pesce di piccola taglia (10–15 cm in media), allungato e coperto di scaglie piccole. Il peduncolo caudale è sottile e tutte le pinne hanno base corta e forma arrotondata. La testa è grande, arrotondata, la bocca piccola lievemente rivolta verso l'alto. La linea laterale termina a metà del corpo. La livrea varia a seconda del sesso e del periodo dell'anno, il maschio adulto in età riproduttiva ha colori accesi, infatti ha dorso bruno scuro con bande più scure ancora, ventre, fianchi e pinne pettorali, ventrali ed anale rosso fuoco e gola nera mentre la femmina, i giovani ed i maschi non riproduttivi hanno colorazioni più sobrie, dorso e fianchi verde-bruno chiaro con macchie brune, ventre bianco.

Luccio

Il luccio è un utile e prezioso equilibratore naturale. Nella sua dieta preferisce selezionare prede morte o deboli o malate, inibendo anche l'eccessiva prolificità di altri pesci, ciprinidi soprattutto, i quali, sviluppandosi in numero eccessivo, potrebbero modificare l'equilibrio di alcuni ambienti. Può raggiungere 1,40 m di lunghezza e superare i 20 kg di peso (sono stati catturati esemplari di quasi 30 kg). La crescita e le dimensioni finali sono piuttosto variabili in relazione all'alimentazione e alla temperatura dell'acqua. In genere raggiunge i 20 cm durante il primo anno di vita e il metro in età adulta. Gli esemplari di maggiori dimensioni sono generalmente femmine. Il luccio ha la particolarità singolare di avere più di 600 denti molto affilati sull'esoscheletro, più quelli che ha sulla lingua. Oltre che dalla bocca di grosse dimensioni, fornita di file di denti uncinati per meglio trattenere le prede una volta catturate, il luccio è caratterizzato da una testa piuttosto grande rispetto al corpo, di forma allungata e schiacciata. La colorazione varia a seconda dell'habitat e della colorazione dell'acqua: ventre bianco giallastro, dorso verde-bruno maculato scuro. La forma corporale è influenzata dalla corrente delle acque in cui vive: nelle acque in cui siano presenti correnti assume una fisionomia allungata, nelle acque ferme presenta un corpo più tozzo.

Lampreda di ruscello

Questa specie dimora stabilmente in acqua dolce, soprattutto corrente, ma anche in ambienti lacustri, fossati e ruscelli; sembra tuttavia prediligere quelli melmosi. Corpo lungo fino a 20 cm, cilindrico affusolato, compresso nella parte posteriore; pinne dorsali contigue; denti disposti come nella Lampetra fluviatilis, ma più piccoli e ottusi. Gli esemplari adulti hanno una colorazione grigio-verde con riflessi bluastri sul dorso, giallo tenue sui fianchi e bianco sul ventre. A differenza delle altre lamprede, non parassita gli altri pesci: i giovani si nutrono di piccoli organismi animali che trovano nel sedimento, mentre gli adulti non si nutrono. Si riproduce tra aprile e giugno. Gli adulti non hanno molta cura nel preparare il sito di riproduzione; le uova di 1 mm si schiudono in circa 3 settimane; la vita nello stadio larvale si protrae per 3-5 anni e termina con il raggiungimento della maturità sessuale; la vita da adulto dura solamente pochi mesi durante i quali non si nutre; la morte avviene dopo la riproduzione.

 



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