Il percorso di analisi del territorio della nostra regione si conclude con l’ultima tappa, la Comunità Montana Walser. Un percorso che abbiamo condotto con l’intenzione di suscitare rifl essioni sulla pianifi cazione territoriale e urbanistica, sull’uso del suolo, sull’evoluzione della insediabilità della nostra regione. Ne è emersa una panoramica con problematiche molto differenziate che spaziano da territori che hanno mantenuto una spiccata naturalità a zone a forte pressione antropica, per esempio le aree di maggiore attrattività turistica, da centri collassati su modelli di sviluppo di tipo extraurbano assolutamente anonimi e assimilabili a tante altre zone di cinture urbane a vocazione essenzialmente commerciale produttiva, a microzone ad elevata specifi cità urbanistico-architettonico-culturale. È certo che il territorio della Comunità Walser, ricco di tradizioni e di paesaggi molto tipicizzati, costituisce, rispetto a quello di altre situazioni, un ambito più omogeneo.
La Comunità Montana più piccola del territorio valdostano comprende solo quattro comuni (Issime, Gaby, Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité). Il nome stesso richiama la sua principale peculiarità, ossia il popolamento del territorio, avvenuto a partire dal XII-XIII secolo, da parte di comunità di lingua germanica, che ha connotato le tradizioni, il dialetto, la stessa tipologia architettonica e urbanistica della comunità.
Pur nella sua relativa omogeneità complessiva, questa comunità contiene tuttavia realtà sia a vocazione principalmente agricola sia ad elevata valenza turistica.
Proprio per la volontà di garantire un’elevata qualità dell’ambiente, il territorio è stato oggetto di studi e di esperienze di recupero e di valorizzazione che richiedono un impegno continuo affinché possano proseguire, per garantire alle generazioni future un’eredità ambientale non compromessa da scelte errate, con l’intento di tutelare le peculiarità urbanistico-territoriali di questa vallata.
Spesso proprio la difficoltà di coniugare esigenze di sviluppo con quelle di tutela del paesaggio è stata motivo di locali confl ittualità circa le scelte di opere di urbanizzazione e infrastrutturazione. È il caso del vallone di San Grato, un unicum per la tipicità dell’architettura rurale che ha portato a divergenze di vedute tra l’amministrazione locale e quella regionale, suscitando anche un acceso dibattito sulla futura fruizione e destinazione di tale comprensorio. In conclusione auspichiamo che proprio questo viaggio attraverso le comunità montane sia riuscito, come era nelle nostre intenzioni, a rappresentare anche un punto di partenza per una revisione organica del Piano Territoriale Paesistico, revisione che è ormai necessario attuare per poter fornire all’intera regione indirizzi pianifi catori aggiornati e moderni che contemperino tutte le esigenze umane, ambientali e architettoniche del nostro territorio.