Evançon
Nel corso del 2001, a seguito della pubblicazione del PSR 2000 – 2006, il comune di Montjovet ha censito alcuni fabbricati rurali di valenza pubblica che potevano rientrare nel piano in questione individuando 17 forni, 5 torchi, 5 mulini.
I FORNI DI MONTJOVET
di IVO SURROZ
Assessore comunale di Montjovet
Il comune di Montjovet ubicato in bassa valle si estende per circa 19 km2 in sinistra e in destra orografica del fiume Dora Baltea. L’intero territorio nel passato era antropizzato fino a contare ben 56 frazioni, alcune delle quali oggi risultano totalmente abbandonate.
Da sempre l’agricoltura rappresenta la principale risorsa del territorio, sebbene in passato fosse un’agricoltura di montagna, povera e di difficile conduzione. La vastità del territorio unitamente all’estesa viabilità rurale ha fatto sì che, nel tempo, ogni frazione avesse sviluppato la propria autonomia agricola con la costruzione di attrezzature (mulini, forni e torchi) per la lavorazioni in loco dei prodotti della terra.
Nel corso del 2001, a seguito della pubblicazione del PSR 2000 – 2006, il comune di Montjovet ha censito alcuni fabbricati rurali di valenza pubblica che potevano rientrare nel piano in questione individuando 17 forni, 5 torchi, 5 mulini.
In seguito ad approfondimenti e analisi sono stati presentati 17 interventi così suddivisi:
Forni: Chambis n° 2, Montat, Reclou, Le Petit Hoel, Barmachande, Ciseran, Le Fiusey, Guat, Traversire, Rodoz; Torchi: Fenillettaz, Reclou, Montat, Devin;
Mulino: Moulin d’Arlaz, Moulin Vadoune.

Pressochè tutti gli interventi sono stati finanziati e portati a termine ad eccezione di uno dei due forni di Chambis, del Mulino di Vadoune e del torchio di Devin (di epoca recente).
I lavori iniziati nel corso del 2001 si sono conclusi nel 2007 con gli interventi che hanno interessato il forno di Chambis e il Mulin d’Arlaz.
Due tra gli interventi significativi di recupero dell’architettura rurale sono:

Moulin d’Arlaz
Petit HoelIl manufatto, prima dell’intervento di restauro, si trovava in stato di completo abbandono da circa cinquant’anni, il suo stato di conservazione era veramente precario a causa del mancato uso e soprattutto dalle mancata manutenzione. I problemi più gravi erano stati creati dalla vegetazione che senza le necessarie cure avevano prodotto pressioni sulle murature.
L’immobile fu edificato da privati probabilmente nei primi anni del 1800 per essere utilizzato dagli abitanti dei villaggi limitrofi. Alcuni elementi costruttivi come il fissaggio della struttura di copertura secondaria e quelle principali attraverso pioli in legno (sia sul colmo sia sui dormienti) fanno intuire che la costruzione risalga all’inizio del 1800. In effetti successivamente a questo periodo in Valle d’Aosta si fece largo impiego di chiodature in ferro.
Gran parte delle strutture lignee mobili che permettevano al mulino di funzionare, nel corso degli anni erano state trafugate e ovviamente non più rintracciabili.
Rimaneva all’interno del fabbricato, in posizione simile a quella originaria, solamente una grande macina in pietra con il suo albero ligneo che risultava fortunatamente ancora integro e recuperabile.
L’amministrazione Comunale credette fortemente nel recupero ed nella successiva conservazione di questa struttura, perché significativa ed interessante per la testimonianza di vita, di tecnologia e di cultura contadina che essa rappresenta.
Il fabbricato sta testimoniando il passato attraverso le iniziative correlate che permettono il suo utilizzo da parte della popolazione e attraverso le iniziative di interesse turistico.
Da notare che sulla facciata è stato ripristinato il dipinto raffigurante Sant’Eusebio (Santo del quale prese in passato, il nome del quartiere di Montjovet nel quale territorialmente è ubicato il Mulino) e nell’angolo del fabbricato, appoggiato al muro, una macina della quale a suo tempo uno scalpellino aveva iniziato la lavorazione.
In riferimento a questo mulino, il nostro pensiero ci trasporta nel mondo delle antiche leggende ispirate al luogo, un piccolo velo di mistero che abbraccia l’intero fabbricato… Quando la notte si fa più intensa, buia e silenziosa, l’interno del vecchio mulino si illumina di una leggera e fioca luce derivante da una lanterna.
Coloro che hanno il coraggio di avvicinarsi alla costruzione possono sentire il rumore delle macine in funzione e intravedere tra le ombre spettrali della notte, il fantasma del mugnaio al lavoro…

Forno e Torchio di Reclou
Moulin d’ArlazIl torchio frazionale, composto da un’antica struttura isolata dalle limitrofe abitazioni, di antica costruzione, era ancora in ottime condizioni statiche e l’intervento di restauro conservativo ha interessato solo parzialmente lo stabile, mentre per la struttura del Torchio, ancora in buone condizioni nonostante il completo disuso, ci si è limitati alla manutenzione delle travi e della vite, mediante sabbiatura e lavaggi a getto d’acqua calda e in seguito con trattamenti con oli e impregnanti.
Il Forno è invece ubicato all’interno dell’abitato, costruito come per gli altri forni, seguendo gli insegnamenti delle generazioni passate.
Per quanto riguarda l’evacuazione del fumo, possiamo ammirare due sistemi comunemente usati in Valle d’Aosta, ossia un camino per la parte esterna mentre il collegamento interno tra forno e camino è assicurato da una cappa formata da una semplice pietra rettangolare.
L’intervento di ristrutturazione ha interessato la copertura, la pavimentazione interna del fabbricato, il ripristino dei giunti e delle parti murarie ammalorate e alcuni elmenti di dettaglio per la chiusura della bocca del forno.

Tra gli obiettivi principali derivanti dalla ristrutturazione e riqualificazione di questi edifici c’era indubbiamente la volontà di costituire un’associazione che riuscisse a coniugare la valorizzazione del territorio e far rivivere le antiche tradizioni legati all’utilizzo e allo sfruttamento di queste strutture.
Nel corso del 2007, con il contributo del Fondo Sociale Europeo, della Regione Autonoma Valle d’Aosta e del comune di Montjovet, nasce l’associazione culturale “Lo Pahtin” che attraverso ricerche specifiche sull’attività agricola, sulle antiche ricette legate all’utilizzo dei forni e le leggende del territorio inizia la sua attività di promozione delle strutture ristrutturate.
L’associazione “Lo Pahtin” (il cui termine dialettale locale significa pastino) racchiude in sé un ampio significato culturale di tradizione derivante dall’attività di panificazione. Infatti nei periodi invernali, gli abitanti dei villaggi si riunivano in questo locale per la preparazione dei pani, gli uomini preparavano l’impasto, le donne davano la forma ai pani e i bambini davano il loro piccolo contributo con la decorazione di alcuni pani. Il tutto veniva coronato con l’infornata e la cottura dei pani. “Lo Pahtin” era un luogo unico che permetteva la socializzazione tra gli abitanti dell’intero villaggio.
E’ da evidenziare che l’attività di panificazione non si è praticamente mai interrotta nei forni di Fiusey e di Ciseran, le cui ricette tradizionali si sono conservate fino ai giorni nostri. Tra di esse, il pane nero tradizionale con farine di segale e frumento, il pane con semi di cumino (finocchio selvatico), il “Polin” (pane nero tradizionale condito con uvetta, castagne, fichi e noci), la “Piata” (pane sottile condito con aglio e sale per valutare la temperatura del forno), torte di frutta a base di pane e confetture.
Nel periodo estivo, solitamente in occasione dei festeggiamenti di San Lorenzo, l’associazione “Lo Pahtin” organizza, con il contributo di numerosi volontari dei villaggi, e altre associazioni locali, un’iniziativa che prevede la panificazione nei forni tradizionali una passeggiata sui vecchi sentieri alla scoperta delle antiche leggende del territorio.
A coronamento dell’iniziativa, che nel 2011 è giunta alla sua 5^ edizione, viene indetto un piccolo concorso che prevede la premiazione dei migliori prodotti da forno oltre che alla consegna di un piccolo riconoscimento a coloro che hanno percorso l’intero itinerario a piedi (percorso che a seconda delle edizioni varia da 9 a 15 chilometri).

Nel corso del 2008 il comune, a completamento del programma 2001- 2006, ha predisposto la richiesta di finanziamento del programma del piano di sviluppo rurale 2007/2013 che riguarderanno l’adeguamento igienico sanitario del forno e delle scuola di Le Grand Hoel, e la sistemazione di un alambicco in frazione le Bourg.
   
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