Le guerre dell’acqua. Vandana Shiva. Feltrinelli. 2006.
Fisica ed economista indiana, Vandana Shiva ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1993; è direttrice del Centro per la scienza, la tecnologia e la politica delle risorse naturali di Dehra Dun, ed è considerata uno dei massimi esperti mondiali di ecologia sociale. Il piccolo libro che presentiamo, ultimo comparso in Italia di una già lunga serie di piccoli ma densi saggi dell’Autrice, è di agevole lettura e fornisce un utile strumento di riflessione sul valore e l’uso di una risorsa che sta diventando sempre più preziosa. Attraverso puntuali riferimenti alla cultura dell’acqua nella penisola indiana, e supportando le argomentazioni con una ben documentata messe di dati, l’Autrice ci porta a considerare con occhi diversi il problema delle risorse idriche. La lettura ci guida a recuperare all’acqua il suo significato più profondo di radice della vita e quindi di elemento di condivisione sociale, in contrasto con la visione mercificata che prevale nel nostro mondo occidentale e che viene letta come origine delle guerre. Si riporta a seguito un passo significativo, che l’Autrice chiama “i nove principi della democrazia dell’acqua”.
1. L’acqua è un dono della natura.
Noi riceviamo l’acqua gratuitamente dalla natura. È nostro dovere nei confronti della natura usare questo dono secondo le nostre esigenze di sostentamento, mantenerlo pulito e in quantità adeguata. Le deviazioni che creano regioni aride o allagate violano il principio della democrazia ecologica.
2. L’acqua è essenziale alla vita.
L’acqua è la fonte di vita per tutte le specie. Tutte le specie e tutti gli ecosistemi hanno diritto alla loro quota di acqua sul pianeta.
3. La vita è interconnessa mediante l’acqua.
L’acqua connette tutti gli esseri umani e ogni parte del pianeta attraverso il suo ciclo.
Noi tutti abbiamo il dovere di assicurare che le nostre azioni non provochino danni ad altre specie e ad altre persone.
4. L’acqua deve essere gratuita per le esigenze di sostentamento.
Poiché la natura ci concede l’uso gratuito dell’acqua, comprarla e venderla per ricavarne profitto viola il nostro insito diritto al dono della natura e sottrae ai poveri i loro diritti umani.
5. L’acqua è limitata ed è soggetta ad esaurimento.
L’acqua è limitata e può esaurirsi se usata in maniera non sostenibile. Nell’uso non sostenibile rientra il prelevarne dall’ecosistema più di quanto la natura possa rifonderne (non sostenibilità ecologica) e il consumarne più della propria legittima quota, dati i diritti degli altri a una giusta parte (non sostenibilità sociale).
6. L’acqua deve essere conservata.
Ognuno ha il dovere di conservare l’acqua e usarla in maniera sostenibile, entro limiti ecologici ed equi.
7. L’acqua è un bene comune.
L’acqua non è un’invenzione umana. Non può essere cconfinata e non ha confini. È per natura un bene comune. Non può essere posseduta come proprietà privata e venduta come merce.
8. Nessuno ha il diritto di distruggerla.
Nessuno ha il diritto di impiegare in eccesso, abusare, sprecare o inquinare i sistemi di circolazione dell’acqua. I permessi di inquinamento commerciabili violano il principio dell’uso equo e sostenibile.
9. L’acqua non è sostituibile.
L’acqua è intrinsecamente diversa da altre risorse e prodotti. Non può essere trattata come una merce.
Une brève histoire de l’avenir. Jacques Attali. Fayard. 2007.
Jacques Attali raconte ici l’incroyable histoire des cinquante prochaines années telle qu’on peut l’imaginer à partir de tout ce que l’on sait de l’histoire et de la science. Il dévoile la façon dont évolueront les rapports entre les nations et comment les bouleversements démographiques, les mouvements de population, les mutations du travail, les nouvelles formes du marché, le terrorisme, la violence, les changements climatiques, l’emprise croissante du religieux viendront chahuter notre quotidien.
Il relève aussi comment des progrès techniques stupéfiants bouleverseront le travail, le loisir, l’éducation, la santé, les cultures et les systèmes politiques ; comment des moeurs aujourd’hui considérées comme scandaleuses seront un jour admises.
Il montre enfin qu’il serait possible d’aller vers l’abondance, d’éliminer la pauvreté, de faire profiter chacun équitablement des bienfaits de la technologie et de l’imagination marchande, de préserver la liberté de ses propres excès comme des ennemis, de laisser aux générations à venir un environnement mieux protégé, de faire naître, à partir de toutes les sagesses du monde, de nouvelle façons de vivre et de créer ensamble.