IL MATERIALE PLASTICO
Praticamente ovunque ci giriamo, possiamo trovare un oggetto di plastica: in casa, al lavoro, durante il tempo libero la plastica รจ ormai diventata una costante della nostra vita.
UN MONDO DI PLASTICA
di Flaminia Montanari
Quanti degli oggetti d'uso quotidiano sono realizzati con materiali sintetici? Se dovessimo provare ad elencarli, la lista sarebbe infinita. Quando mi sono posta questa domanda, ho provato a guardarmi attorno e ho scoperto che quasi tutto il nostro mondo è almeno parzialmente di plastica, anche se questo materiale entra in molti casi in maniera quasi invisibile nella nostra vita, come sotto-componente o come finitura di oggetti prodotti con altre materie prime, e questo ci rende meno evidente la sua onnipresenza.
Percorriamo i luoghi della nostra vita quotidiana: in casa, le imbottiture dei divani sono in fibra sintetica, come almeno in parte la composizione delle tende e di tutti i tessuti non-stiro o impermeabilizzati; i "vetri" delle inquadrature dei posters sono in realtà in metacrilato; il plaid di pile è in fibra di polietilene; molte lampade sono in prodotti sintetici, e poi ogni genere di oggetti: cestelli e scatole per riporre gli indumenti, la tenda o la portina della doccia, il portasapone o lo spazzolino da denti, i tubetti e i contenitori dei prodotti d'igiene, le scope e i panni per le pulizie, e ancora conche e catinelle, la carrozzeria dell'aspirapolvere, il telefono, il televisore, le grucce a cui si appendono i vestiti e i sacchi per riporli…
Nel guardaroba, per quanto si cerchi di dare la preferenza ai tessuti di origine naturale, scopriamo dalle etichette che nella maggior parte dei capi d'abbigliamento sono presenti almeno in parte fibre sintetiche; se il capo è in pura lana o seta o cotone, sono sintetiche se non altro le fodere e le finiture - bottoni, cerniere, fibbie, automatici; per non parlare della biancheria in microfibra, delle ecopellicce, dei piumini sintetici, delle giacche in ecopelle , dei tessuti elasticizzati o del pile, degli indumenti sportivi o techno come i giacconi e le scarpe in teflon. In cucina poi la plastica regna sovrana: la maggior parte dei cibi che acquistiamo è confezionata in imballaggi di plastica - dai vassoietti in polistirolo espanso alle bottiglie di polietilene al film trasparente per mantenere freschi i cibi ai contenitori delle spezie alle cassette della frutta e della verdura. Ma sono in materiale sintetico, con le composizioni e i marchi più diversi, anche gran parte dei contenitori utilizzati per tenere in frigo gli alimenti, come gli stessi scomparti interni del frigorifero, ciotole e scodelle per cucinare, la carrozzeria e gli accessori di tutti i piccoli elettrodomestici, i piani e rivestimenti dei mobili o, se sono in legno, le loro vernici di finitura, come pure i manici delle casseruole e spesso i colapasta, gli imbuti, le spatole, per non dire delle forme da forno in silicone, dei contenitori per il microonde, oltre ai mille piccoli attrezzi da cucina e ai flaconi dei prodotti da pulizia. Facciamo inoltre un uso notevole, spesso senza quasi accorgercene, di piatti, bicchieri, posate di plastica usa e getta.
Se poi guardiamo la parte edilizia, troviamo ancora plastica per le tubazioni, i serramenti, i prodotti sigillanti, le resine che entrano come componenti di pavimenti e intonaci, le vernici, i pannelli isolanti, gli interruttori, le canalette e le prese dell'impianto elettrico. Il policarbonato ha offerto ai progettisti nuove soluzioni per le coperture trasparenti; porte e pannelli in legno tamburato hanno un'"anima" in alveolare sintetico; vasche e canalizzazioni per gli impianti sono realizzati in vetroresina. Come ormai in vetroresina sono le botti per il vino, lo scafo delle barche, la scocca di alcuni veicoli. E a questo proposito, quando pensiamo al materiale di cui sono fatte le automobili ci viene in mente l'acciaio della carrozzeria, ma difficilmente pensiamo alla quantità di componenti in resina che entrano a far parte di una macchina, dai paraurti al cruscotto ai sedili, tappetini, rivestimenti e accessori.
Anche nella scuola o negli ambienti di lavoro troviamo un mondo di plastica: gran parte dell'arredo, computers, fax e stampanti, dischi ottici, cestini per la carta, cartelle e faldoni portadocumenti, gli occhiali o le lenti a contatto e via via tutti i piccoli oggetti di cancelleria - la gomma, la biro, le custodie dei CD, lo scotch o la colla - che quotidianamente ci passano per le mani. Se poi guardiamo l'ambiente ospedaliero l'uso dei materiali sintetici spazia dai blister dei medicinali, alle siringhe, ai flaconi e tubicini delle flebo , ai sondini di ogni dimensione, alle componenti di una quantità di apparecchiature, per arrivare a dei veri e propri "pezzi di ricambio": protesi ossee, dentarie, oculari…
Il nostro panorama quotidiano è contrassegnato dalla plastica; le strade sono piene di insegne, i bar hanno dehors con sedie e tavolini in plastica stampata, tende e arredi di negozi sono per lo più in materiali sintetici e ogni angolo è un rifugio per i bidoni in plastica per la raccolta delle immondizie; dalle aiole spuntano i tubicini di plastica dell'irrigazione che hanno sostituito i sistemi manuali con lance e innaffiatoi, pur sempre di plastica. In ogni negozio ciò che acquistiamo ci viene consegnato in una busta di plastica.
Se il prezzo del petrolio crescerà tanto da rendere antieconomica la produzione delle materie sintetiche, dovremo rinunciare a una quantità di oggetti e rivedere profondamente il nostro modo di vivere. O imparare finalmente a riciclare.

Ma per quanto la plastica sia così pronta a soddisfare ogni tipo di necessità, la nostra considerazione per questo materiale rimane molto bassa. Forse la sua stessa disponibilità a prestarsi ai più diversi usi ci rende difficile apprezzarne e valutarne le sue intrinseche caratteristiche. I cataloghi si guardano bene infatti dal dirci che un oggetto è di plastica: ne avremmo un'immagine negativa. Lo definiscono invece come un prodotto in materiale "infrangibile" o "antiurto", o come "robusto e leggero" oppure per affinità visiva con altri materiali più pregiati: in simil-pelle, simil-legno, in tutto somigliante alla ceramica, al vetro, alla pietra, e così via. Insomma, la maggior parte delle volte non consideriamo i materiali sintetici per quello che sono, ma per quello che simulano; e quando scopriamo al tatto o dal peso che si tratta di scarpe o borse o tessuti sintetici, ne ricaviamo un sentimento di inganno.
La plastica in effetti è entrata nell'uso non solo per quegli oggetti di necessità, il cui minor costo può giustificare l'uso sostitutivo: ha fatto dell'inganno la sua arte, e siamo oggi circondati da una quantità di oggetti in plastica che simulano, con funzioni puramente decorative, ogni tipo di prodotti naturali: frutti e ghirlande, fiori finti e rigogliose piante d'appartamento, statuine da giardino, manichini, monili e montagne di peluches. Così è entrata nell'uso l'espressione "sembra di plastica" per definire qualche cosa di troppo liscio e perfetto per essere vivo e vero, cioè per dire che qualcosa sembra finto.
Ma parallelamente a questo inesauribile filone di usi "sostitutivi", il design ha sviluppato negli ultimi quarant'anni tutta un'autonoma ricerca che, sfruttando le eccezionali potenzialità dei materiali sintetici, ha introdotto sul mercato oggetti, capi di abbigliamento e arredi di alta qualità sia tecnica che formale. E il commercio ha rilanciato i materiali sintetici con l'etichetta di "ecologici": la pelliccia sintetica è diventata ecologica perché elimina l'uccisione degli animali, l'albero di Natale è ecologico perché evita il taglio di piante… La plastica è stata così promossa a materiale ecologico; eppure è un derivato del petrolio e, come vedremo più in dettaglio negli articoli che seguono, la sua diffusione da un lato e la sua difficoltà di eliminazione dall'altro costituiscono un problema ambientale di notevole rilevanza.
   
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