IL MATERIALE PLASTICO
Il fondatore di una nota azienda america di abbigliamento, nonché celebre alpinista, illustra le linee principali della sua idea di politica ambientale.
RESPONSABILITA COLLETTIVA VERSO LA TERRA
di Yvon Chouinard
Quando ero un'alpinista e producevo attrezzature per gli amici, non mi ero per niente calato nel ruolo di "uomo d'affari" e ho lottato con i demoni della responsabilità collettiva per un bel po', fino a quando sono realmente diventato buisnessman. A chi devono rispondere in primo luogo le attività commerciali? Agli azionisti? Ai clienti? Ai propri impiegati? Sono arrivato a pensare che non si tratti di nessuno di questi. Fondamentalmente le attività commerciali sono responsabili dell'unica risorsa indispensabile. Su un pianeta davvero in pericolo non ha senso parlare di azionisti, clienti, impiegati. Come amava dire l'ambientalista David Bower, "Non c'è modo di trarre risorse e profitto su un pianeta morto."
Ma cosa significa comportarsi responsabilmente verso l'ambiente? Ci sono voluti quasi 25 anni di lavoro per arrivare a formulare questa domanda. E altri 15 di tentativi ed errori per scoprire la strada che qualsiasi azienda votata alla causa ambientalista avrebbe dovuto percorre per poter rispondere. Penso di essere in grado di riassumere questo percorso in questi passi descritti qui di seguito. Valgono per ognuno di noi e per le aziende intenzionate ad evitare comportamenti dannosi e fare la differenza.
Vivere con consapevolezza e coscienza.
La maggior parte dei danni umani all'ambiente sono il frutto di ignoranza. L'ignoranza diventa intenzionale quando evitiamo di affrontare i problemi: quando ci rifiutiamo di imparare perché è più comodo dimenticare quel che l'esperienza ci insegna.
Faccio un esempio: quindici anni fa, non avevamo idea di quale delle quattro fibre di maggior consumo (cotone, lana, poliestere, nylon) causasse il maggiore danno ambientale . e di che entità fosse il danno. Davamo per scontato che il cotone naturale fosse il meno dannoso e il poliestere derivato dal petrolio il peggiore. Solo dopo avere commissionato una dettagliata ricerca sulle quattro fibre abbiamo scoperto la verità: il cotone coltivato convenzionalmente, cioè con l'utilizzo del 25% di tutti gli insetticidi (l'8% di tutti i pesticidi agricoli), si dimostrò il peggiore. Da allora, ci siamo posti molte più domande che ci hanno portato ad agire - ad utilizzare il poliestere riciclato e tinture meno dannose e ad eliminare il PVC (polyvinyl chloride) nei tessuti delle nostre valigie.
Agire in modo pulito.
Una volta valutata la mole del danno ambientale, cercare di ridurla. E quando è possibile contenere i danni, farlo. Una volta appreso quanto dannoso fosse il cotone, abbiamo cercato una valida alternativa. E ne abbiamo trovata una. Il cotone organico non era dannoso, ma era difficile da acquistare (perché se ne coltivava poco) e da lavorare. Per aiutare la svolta a favore dell'organico, dovevamo costruire nuove infrastrutture, dai coltivatori agli sgranatori, dai filatori ai tessitori e ai magliai. Presa coscienza dei danni che avremmo potuto arrecare e dell'alternativa, abbiamo lavorato con entusiasmo per poter attuare quel cambiamento nel più breve tempo possibile. Come noi i nostri partner in affari. Alla gente, inquadrato un problema, piace sapere di fare la cosa giusta.
(...)
Coinvolgere altre aziende.
L'azienda che trova il modo per essere maggiormente responsabile verso l'ambiente ha l'obbligo di diffondere la propria parola alle altre - di condividere la conoscenza di ciò che può essere fatto. I coltivatori di cotone organico, gli sgranatori, i filatori, i tessitori, i magliai e i produttori di abbigliamento che hanno risposto al nostro richiamo ne hanno ricavato nuove fonti di reddito. Di conseguenza il costo del cotone organico si è notevolmente ridotto con la commercializzazione.
Alla gente, in fondo, piace fare la cosa giusta. Mike Brown, alla guida del nostro team ricerca ambientale negli anni novanta, è ora leader dell'organizzazione Eco-Partners, che riunisce i funzionari di compagnie diverse, per lo scambio di informazione e conoscenza. Sì, adesso stiamo lavorando nel settore tessile per eliminare l'uso dell'antimonio (e di methyl bromide) nel poliestere. E inoltre abbiamo fondato l'organizzazione "1% for the Planet, Inc." per incoraggiare altre aziende a dare il proprio contribuito agli ambientalisti che stanno facendo la differenza.
Per concludere, la nostra responsabilità sociale rimarrà sempre un nodo cruciale, e probabilmente non saremo in grado in breve tempo di creare un prodotto del tutto pulito (riciclabile a tutti gli effetti). Dobbiamo percorre tanta strada e non abbiamo una mappa - ma sappiamo bene leggere il terreno, e vogliamo andare avanti, passo dopo passo.
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