NEVE
Essere preparata a quest'evento significa, per una realtà piccola come la Regione, costruire nuove politiche per la montagna.
ANNO DELLE MONTAGNE
di Luciano Caveri
L'Anno Internazionale delle Montagne produrrà un numero enorme d'incontri e di documenti. Sono più di quaranta i paesi del mondo che hanno un Comitato nazionale e il Comitato italiano, d'intesa con la Fao, oltre a coordinare le azioni in Italia, si è sforzato di fare in modo che un certo coordinamento si registrasse anche a livello europeo con alcune riunioni a Bruxelles. Inoltre, si è raggiunto un accordo fra le tre principali manifestazioni mondiali previste: l'High Summit 2002, multiconferenza transcontinentale promossa dall'Italia (6-11 maggio), l'assise delle popolazioni montane di tutto il mondo in Ecuador (18-24 settembre) e la chiusura prevista a Bishkek, in Kyrgyzstan, paese che ha chiesto l'Anno Internazionale (29 ottobre-1 novembre).
La breve descrizione innesca almeno due dubbi. Il primo è che l'Anno si trasformi in un convegnificio a dimensione planetaria, con il rischio che la montagna partorisca un topolino. Il secondo è che una mole immensa di carta faccia scomparire la realtà che richiede fatti concreti. La Valle d'Aosta, per la sua dimensione alpina rappresentativa ed esemplare, avrebbe anch'essa solo da perderci se alla logica di interventi utili e attivi si sostituisse una marea celebrativa in salsa agrodolce. Lo stesso giudizio di inutilità varrebbe per la logica una tantum che situerebbe in mezzo ad un deserto di proposte l'unica eccezione di un'oasi, quella del 2002, pronta ad essere reinghiottita dalle sabbie. Ecco perché ritengo che si possa sopravvivere al rischio di eventuale bulimia da Anno delle Montagne solo a condizione di avere alcuni capisaldi e mi pare che siano tutti utili per la nostra Valle. Comincerei con la necessità di avere politiche per la montagna. In Italia il dibattito è maturo da tempo e ora assume nuove coloriture a causa della portata che dimostrerà di avere quella riforma degli articoli della Costituzione dedicati al regionalismo. Ciò significa per la Valle, a Statuto invariato, un aggiornamento del pacchetto delle norme di attuazione e la riflessione, che spetta al Consiglio Valle, su di un nuovo Statuto, che deve naturalmente fare i conti con la nostra realtà di montagna d'alta quota. Ma molti aspetti, come la concorrenza, i fondi strutturali, la cooperazione transfrontaliera, passano attraverso la politica europea e per la montagna è un percorso nuovo ed originale che va costruito, facendo l'inventario di quello che c'è, come la Convenzione Alpina. Infine, dell'aspetto più propriamente mondiale, è bene esplorare i percorsi di Rio+10, con la discussione del mese di settembre, in Sud Africa. Nell'occasione, a mio avviso, bisognerà dare ancor più senso compiuto allo sviluppo sostenibile nelle zone di montagna. Chi è interessato potrà trovare su questi argomenti appuntamenti specifici organizzati anche in Valle o attraverso il sito del Comitato, www.montagna.org, oppure il mio sito, www.caveri.it.
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EDITORIALE
NOTIZIE
ANNO DELLE MONTAGNE
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