NEVE
Una stazione turistica deve considerare la neve come parte di un'offerta integrata di immagine e servizi per il tempo libero.
SCI, MA NON SOLO
di Paolo Merlo
Nel settore del turismo invernale assistiamo, nel corso degli anni '90, prima ad un rallentamento della crescita e poi ad una stagnazione della domanda. Le cause sono molteplici, ma uno dei problemi principali è certamente rappresentato dal rischio meteorologico, cioè da un fattore esterno che non denuncia ancora uno stato di crisi di domanda del settore.
La mancata crescita del numero di sciatori dipende soprattutto dagli elevati costi di una giornata di sci, dalla forte concorrenza sia all'interno del settore stesso sia con altre mete turistiche, dalle difficoltà di presa sui giovani, dalle mode sociali che evolvono, dall'invecchiamento della popolazione dei paesi occidentali, senza contare poi le ripercussioni che si avranno sugli arrivi di stranieri a seguito degli ultimi drammatici eventi mondiali. Certo non è da sottovalutare il rischio meteorologico: da anni ormai l'innevamento naturale non è affatto garantito specie nel periodo di maggiore richiesta del mercato sciistico. L'innevamento programmato è diventato perciò una condizione irrinunciabile per le stazioni invernali che vogliono resistere in questa situazione, ma non è sempre sufficiente: temperature alte o carenza d'acqua possono rendere inefficace anche questa tecnologia. Inoltre la qualità ed il risultato non sono del tutto paragonabili con l'innevamento naturale e comunque i costi d'installazione - e soprattutto di produzione - sono elevatissimi.
La stagione invernale in corso ha avuto un avvio particolarmente negativo, specie al sud delle Alpi, nonostante il fatto che le principali stazioni invernali siano riuscite ad innevare artificialmente anche più del 50% del proprio domaine skiable, a dispetto dell'assenza quasi totale di precipitazioni nevose. La presenza infatti, almeno in parte, di neve naturale, oltre a mitigare il peso economico dell'innevamento programmato, conferisce il giusto aspetto magico al paesaggio e il giusto clima di festività alle ricorrenze natalizie e di fine d'anno, cuore della stagione sciistica - condizioni anch'esse necessarie per suscitare la domanda di soggiorno turistico invernale.
In questa situazione denunciano un grave stato di sofferenza anche le località invernali più famose dell'intero arco alpino, nonostante la ricca dotazione di infrastrutture e servizi per il tempo libero. Questo fatto sta a dimostrare che la neve è sempre il fattore principale di attrazione e lo sci è tuttora la principale attività di richiamo: animazione, folclore e doposci organizzato, sono fattori sempre più complementari per l'attività del turismo invernale, in grado di fare la differenza in situazioni di concorrenza, ma sempre in posizione subordinata allo sci e alle discipline classiche degli sport invernali.
Gli oneri che incombono sui gestori degli impianti di risalita, già gravosi, continuano ad aumentare; la tendenza ad offrire sistemi di trasporto a fune sempre più confortevoli e veloci e soprattutto piste sempre più sicure, crea maggiori costi per le misure di prevenzione e richiede l'impiego di figure professionali sempre più qualificate come il direttore di pista ed i pisteurs secouristes, con risultati buoni sull'immagine e sulla qualità dell'offerta, ma con il risultato secondario e nient'affatto trascurabile di far lievitare ulteriormente e sensibilmente le tariffe del giornaliero. L'attuale mercato chiede giustamente queste sicurezze, ma le misure che occorre mettere in atto producono sempre più lo snaturamento dello stesso spirito d'avventura che è stato, in fondo, fin dai livelli pionieristici, la chiave stessa del gran successo del turismo invernale nei decenni scorsi.
Per fronteggiare la crisi si stanno tentando strade diverse e a vari livelli.
Sul fronte delle stazioni invernali, da una parte vediamo un intervento sempre più massiccio da parte degli Enti pubblici, a vari livelli di governo territoriale, a favore delle società di gestione di impianti a fune, e ciò anche nelle stazioni invernali estere più famose. Questa soluzione risponde ad un filone di pensiero che tende a considerare la gestione degli impianti di risalita e le relative piste di discesa come un servizio indispensabile all'impresa turistica locale, ma non più in grado di autosostenersi per i crescenti oneri gestionali. Ma neppure questa - al di là delle contestazioni in corso in sede europea circa la legittimità dell'intervento pubblico, accusato di essere un elemento di distorsione della concorrenza di mercato - può essere comunque una politica ordinaria, a fronte dei livelli di costo raggiunti. In altri casi le società si consorziano per rafforzare la propria offerta a livelli promozionali e commerciali, cercando nel contempo di ottenere anche sensibili risparmi nella gestione grazie a più adeguate economie di scala.
Una strada comunque da seguire consiste nel cercare di dotare il territorio di servizi sempre più qualificati per l'accoglienza, l'animazione e l'occupazione del tempo libero. Occorre oggi offrire servizi legati alle specificità ed alle tradizioni del territorio che potranno costituire corredo indispensabile alle attività sportive classiche della neve nell'ambito dell'offerta di una stazione ad impresa integrata, dove la qualità dell'offerta non dipende solo dalla forma consortile in cui può venire esercitata l'attività, quanto dalla consapevolezza da parte di tutti gli operatori turistici presenti nella stazione di essere parte integrante di un'unica impresa turistica che con creatività intende valorizzare le proprie risorse per andare incontro alle richieste del mercato. Le diversità e le disomogeneità tra i territori sono il dato reale di ricchezza sui quali occorre lavorare per individuare non tanto dei modelli da riproporre quanto dei criteri di sviluppo da utilizzare come guida per una programmazione del turismo invernale concertata tra pubblico e privato, che si dimostra sempre più necessaria. Ciascuna realtà territoriale deve trovare un suo livello di equilibrio dinamico di dotazioni infrastrutturali e di ricettività, unico in relazione alle specificità della vallata, delle risorse naturali ed umane esistenti nelle loro valenze culturali e imprenditive: un modello che anche a livello economico possa presentare un bilancio costi-benefici ragionevole e positivo.
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