MONOGRAFIA ARIA
Sin dall'inizio del Settecento il problema dell'inquinamento dell'aria si pone in modo drammatico, in relazione alle attività minerarie e metallurgiche.
FUMÉES ET EXHALAISONS MALIGNES
di Roberto Nicco
Questione antica quella dell'inquinamento atmosferico, che risale almeno all'inizio del XVIII secolo.
Nel 1719, le comunità di Donnas, PontSaint-Martin, Perloz e Carema denunciano che, da quando un maître de forges bergamasco, Bernardo Mutta, ha sviluppato la sua attività nella Bassa Valle costruendo fornaci, forni e fucine da cui emanano "calore e fumi pestilenziali", i frutti della campagna, ed in particolare l'uva, "li sono intempestivamente e fuori di stagione corrotti, cosa che mai si è visto per li adietro". Ad un delegato delle comunità recatosi nella vicina Valchiusella, ove da tempo vi è una intensa attività minerario-metallurgica, gli amministratori di Brosso confermano che i fumi e le esalazioni solforose che si producono soprattutto nella prima fase della lavorazione, l'arrostimento del minerale nelle fornaci, hanno provocato notevoli danni ai castagneti ed ai vigneti e che perciò tale attività è consentita solo da ottobre a febbraio. Stessa richiesta è perciò avanzata dalle comunità della Bassa Valle al Mutta che la accoglie sostanzialmente. A detta di experts e communiers, i frutti delle campagne riprendono negli anni seguenti "leur maturité ordinaire".
Verso la metà del Settecento, la questione dell'inquinamento atmosferico provocato dalla lavorazione del minerale di ferro e di rame viene riproposta con forza da numerose comunità ed assume, per alcuni anni, un ruolo significativo nelle vicende del ducato di Aosta, generando uno scontro diretto tra imprenditori e mondo contadino. Le comunità affermano che "les herbes, feuillies des arbres fruttiers et autres, le vignoble, les grains en leurs naissances, accroissements et maturité souffrent considérables pertes et déchepts par les fumées mouvaises et malignes que le souffre, mercure, antimoine et autres mélanges de différents métaux et mineraux répandent dans ces endroits et aux environs éloignés qui sont à l'aspect de ces fournaux, fournaises et recuits et charbonnements, et que les grands vents, fort fréquents dans cette province, portent et distribuent fort loin, en manière que tous les fruits et pasquiers en sont altérés, deséchés et empêchés de venir à leur maturité et bonté et quantité ordinaire, au préjudice même de la santé des personnes et des bestiaux qui en tirent leur nourriture".
Per verificare la situazione, il vicebalivo Rambert effettua un sopralluogo in diverse località della valle in cui vi sono attività minerario-metallurgiche. Ad Antey, numerosi contadini, giunti en tourbe anche da Chamois e Valtournenche, gli portano dei cesti di grano il cui stelo è intaccato da "petites marques noires" che impediscono alle spighe di giungere a maturazione. A Saint-Marcel, Rambert può constatare personalmente che in alcuni vigneti "il pendoit une grande quantité de raisins qui étaient parvenus à un certain point de maturité et ensuite devenus aigres, amers et demy-secs" e che, attorno alle fabbriche, non seulement le gazon, mais encore les arbres sont secs et brulés".
Situazioni simili sono segnalate anche in altre località. Il curato di Saint-Denis dichiara che perfino i frutti dei noci e dei mandorli, "chose surprenante, nonobstant la dureté naturelle et comme incapable d'altération", hanno subito danni notevoli e che quasi il 90% delle arnie è stato distrutto. Alcuni abitanti di Ollomont, "tous des plus nottables et apparents", attestano che i fumi sprigionati dalle fabbriche di Rey sono nocivi sia alle persone, rendendole "poussives, desséchées et noirastres", sia al bestiame che, quando pascola l'erba nei dintorni, commence aussitost à diminuer le lait et peu à peu il enfle et devient malade".
Lo scontro tra comunità e imprenditori assume via via toni sempre più aspri. I rappresentanti delle comunità sollecitano un immediato e risolutore intervento da parte del Conseil des Commis, senza il quale "ses mêmes parroisses sont à la veille de se porter à des voies de fait contre les fabriques". Anche se non tutti gli experts sono concordi nello stabilire un diretto legame tra l'inquinamento atmosferico causato dall'attività minerario-metallurgica ed i danni all'attività agricola, il 25 marzo 1750, Carlo Emanuele III emana una lettre à cachet con cui si vieta per quattro anni la calcinazione del minerale di ferro e di rame da maggio ad agosto. Provvedimento che il 3 marzo 1755 è reiterato per altri due anni.
Anche in seguito la questione si ripresenterà più volte.
Nel 1778, ancora in Bassa Valle, i consigli comunali di Donnas, Pont-Saint-Martin e Perloz, oltre a lamentarsi della presenza di numerosi operai, "dont la très grande partie est inconnue et de pais étrangers, qui font continuellement des vols aux campagnes et emportent toutes sortes de fruits, même par violence et par force", reclamano nuovamente contro "la cuite de la minière de fer qui se fait au temps de la prise pendante qui porte un préjudice notable aux fruits de la terre, même aux arbres, parce qu'il s'y élève une fumée qui se forme en espèce de nuée qui infecte l'air".
All'inizio dell'Ottocento, in Valpelline vi è una vera e propria moria di vitelli (ben 111 muoiono tra il novembre 1812 ed il giugno 1813) imputata anch'essa ai fumi prodotti durante la lavorazione del minerale di 0llomont. Anche in questo caso il sindaco Ansermin chiede, con scarso successo, di vietare i grillages dal 1 aprile alla fine di ottobre.
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