Chi ha avuto la fortuna di effettuare un viaggio o una vacanza che comprendesse una tappa nel deserto, avrà potuto constatare che tra le meraviglie vantate dagli operatori turistici locali vi è la cosiddetta "stellata". Non può non incantare infatti la vista della volta celeste, carica di puntini luminosissimi che sembrano caderti addosso. Non ci si rende conto del tempo che passa e si potrebbero trascorrere ore ed ore, nel silenzio, a contemplare cotanta bellezza. Ma perché andare in Africa per ammirare un cielo stellato quando il cielo è ovunque? Non potrebbe essere anche il cielo delle Alpi un panorama inserito nei dépliants turistici? Certo che potrebbe esserlo, ma qui purtroppo occorre fare i conti con l'inquinamento luminoso. E' risaputo infatti che per godere di un ottimo spettacolo occorre spostarsi sempre più in alto, lontano da qualsivoglia fonte luminosa artificiale. E se la luce elettrica diventa un elemento di disturbo per il singolo cittadino che ama la natura, lo diventa maggiormente per gli astrofili i cui strumenti per l'osservazione del cielo, piazzati in prossimità dei centri abitati, possono essere utilizzati solo in minima parte rispetto alle loro potenzialità.
L'incremento continuo ed incontrollato di emissioni luminose, inoltre, ha avuto notevoli ripercussioni sulla biologia della fauna. Recenti studi sull'etologia delle specie notturne, infatti, hanno ipotizzato il disturbo dei ritmi circadiani di alcune specie animali che vivono o attraversano i centri abitati con intensa illuminazione notturna nonché il disturbo alle rotte migratorie.
Conseguenze negative dell'inquinamento luminoso si hanno inoltre sulla percezione della dimensione culturale, antropologica e biologica della notte. Se è vero che l'attuale società è lontana da quella realtà contadina dove il ciclo sonno-lavoro era ben scandito dall'alternarsi del giorno e della notte, è altrettanto vero che allontanarvisi troppo è causa di scompensi rilevanti. Molte malattie di questa fine del secolo sono dovute all'eccessivo stress e quest'ultimo è strettamente collegato allo sconvolgimento dei ritmi biologici dell'uomo.
Non ultimo inoltre vi è l'aspetto energetico. L'illuminazione notturna pesa sul bilancio dello Stato italiano per ben 400 miliardi di lire l'anno, cifra senza dubbio non piccola. Riuscire a risparmiare in questo senso dunque deve essere un obiettivo perseguibile, tenendo conto del fatto che gran parte dell'energia impiegata viene in realtà sprecata a causa di uso di lampade mal progettate, mal orientate o scarsamente efficienti.
Tutte queste motivazioni sono state oggetto di studio di un gruppo di lavoro istituito nel 1996 dall'allora Assessorato all'Ambiente, che si è avvalso anche della collaborazione a livello nazionale dell'UNI (Ente nazionale per l'unificazione delle unità di misura). I risultati degli studi hanno spinto la Regione Autonoma Valle d'Aosta a dotarsi di una norma che andasse a regolamentare il settore e dopo circa due anni di attività il testo di legge è approdato in Consiglio regionale nella primavera di quest'anno. È nata così la legge regionale n 17 del 28 aprile 1998 recante "Norme in materia di illuminazione esterna", pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma Valle d'Aosta n. 19 del 5 maggio 1998. Si tratta dunque di un provvedimento legislativo molto importante, che porta la nostra regione - all'avanguardia, visto che solo la Valle d'Aosta e il Veneto hanno legiferato in tal senso (in Piemonte e a livello nazionale ci sono proposte legislative in materia ma con un iter davanti a sé ancora lungo). Siamo tra i primi dunque a mettere in evidenza il fenomeno dell'inquinamento luminoso.
Con tale norma si tenta di regolamentare la materia per evitare sprechi e sfruttare al meglio le potenzialità del settore. Essa è stata anche oggetto di un importante convegno svoltosi in primavera a St Barthélemy al quale hanno partecipato, oltre alle autorità locali competenti, rappresentanti dell'ENEL, esperti dell'UNI e dell'AIDi (Associazione italiana dell'illuminazione), professori universitari e giornalisti scientifici, nonché l'Associazione valdostana di archeoastronomia.
Ma vediamo ora di analizzare il testo della legge nei suoi punti salienti.
Dopo aver indicato le proprie finalità, ossia il contenimento dell'inquinamento luminoso sul territorio regionale, la salvaguardia della fauna notturna e delle rotte migratorie dell'avifauna e la tutela dei siti degli osservatori astronomici, la legge dà una definizione di inquinamento luminoso. Esso va inteso come ogni forma di irradiazione di luce artificiale al di fuori delle aree cui essa è funzionalmente dedicata ed in particolare verso la volta celeste. Dal punto di vista tecnico, quindi, è stato stabilito che il flusso luminoso di una lampada inviato nell'emisfero superiore non deve essere superiore al tre per cento del flusso totale della lampada stessa. Per meglio comprendere tale concetto occorre partire dal dato di fatto che una qualsiasi lampada senza copertura irradia flusso luminoso a 360 gradi. Dopo aver provveduto a posizionare una copertura, si può tracciare una ipotetica linea di orizzonte sopra la quale l'illuminazione non serve. Ebbene, tutta quella luce che "sfugge" verso l'alto è proprio quella che ora viene regolamentata e che non deve appunto superare il tre per cento del flusso totale. E' chiaro inoltre che influisce anche l'inclinazione: gli impianti di illuminazione stradale, per esempio, vengono orientati in modo da illuminare il più possibile il manto stradale. A seguito della nuova legge, dunque, occorrerà trovare il miglior compromesso possibile fra massima resa e minor spreco. Non si tratta pertanto solo di un problema di installazione ma anche e soprattutto di costruzione. Sono le case produttrici, in primis, che si devono adattare e, allo stato attuale, sono già molte ad averlo fatto. Ciò ha permesso all'ENEL della Valle d'Aosta di installare sul nostro territorio già diversi impianti a norma. Alcuni di essi sono addirittura stati presi come esempio dalla rivista americana "Spotlights", pubblicazione tecnico-divulgativa di un costruttore statunitense. Se consideriamo che gli Stati Uniti sono molto più avanti di noi europei in materia di lotta all'inquinamento luminoso (se ne sono accorti prima anche perché per primi hanno vissuto il fenomeno del boom del benessere e di tutte le conseguenze da esso derivate), è senza dubbio notevole il fatto che la Valle d'Aosta possa da loro essere presa in considerazione. L'ENEL di Aosta, inoltre, si confronta regolarmente con le società analoghe della Savoia e del Vallese, nell'ambito del Triangle de l'Amitié, e proprio nel corso del loro ultimo incontro, avvenuto a maggio, la lotta all'inquinamento luminoso è stata all'ordine del giorno. Credo inoltre possa essere interessante segnalare che, su iniziativa congiunta del Rothary Club Valle d'Aosta, della Sezione Valdostana dell'Associazione Nazionale Alpini e dell'ENEL, anche la nuova illuminazione della Chiesa degli Alpini ai piedi del Cervino è stata realizzata nei termini della legge, nonostante non ne presentasse l'obbligo. Sempre l'ENEL di Aosta, infine, ha messo a punto un nuovo sistema nel campo dell'illuminazione artistica, mediante la differenziazione del colore della luce e l'impiego di sorgenti luminose che limitino l'intrusività dei proiettori. Il primo esempio di questo tipo lo abbiamo alla Porta Praetoria di Aosta.
Tornando alla norma in questione, essa indica anche quali impianti e quali istituzioni sono esclusi dalla sua applicazione nonché quali deroghe e quali sanzioni sono previste (vedi box). La legge infine demanda all'ARPA funzioni consultive e di controllo.
LA LEGGE IN POCHE RIGHE
ALCUNE RAGIONI PER EVITARE L'INQUINAMENTO LUMINOSO
· perdita di una via di accesso facile, diretta e affascinante alla cultura scientifica
· perdita di un panorama, il cielo notturno, che per ragioni sia ambientali che turistiche andrebbe tutelato
· perdita progressiva di elementi culturali nella popolazione
· danno biologico all'ecosistema dimostrato da numerosi studi sugli effetti della luce dispersa al di fuori delle aree da illuminare
· consumo ingiustificato di energia e conseguente spreco di denaro
CHE COSA E' VIETATO
· utilizzare fasci luminosi orientati dal basso verso l'alto
· superare il valore 300/o del flusso luminoso
ESCLUSIONI DAL CAMPO D'APPLICAZIONE
· impianti di piccole dimensioni: 5 centri luminosi/1200 lumen
· forze armate, corpi di pubblica sicurezza, corpo forestale valdostano, protezione civile, servizi antincendio, strutture aeroportuali, interventi di soccorso, gallerie e sottopassi, segnaletica luminosa di sicurezza
DEROGHE
· manifestazioni temporanee e provvisorie
· cantieri di lavoro
· monumenti, edifici o siti monumentali tutelati
· altre cause riconosciute di pubblica utilità
SANZIONI
· da Lire 1.000.000 a Lire 3.000.000 per chi non modifica impianti e sorgenti di luce non rispondenti ai criteri entro 45 giorni
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INTERVISTA AL PROF. GUIDO COSSARD Presidente dell'Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia
· Cosa ne pensa la sua associazione dell'entrata in vigore della legge sull'inquinamento luminoso?
Il nostro giudizio è estremamente positivo, sia dal punto di vista della funzionalità che potrà avere l'osservatorio astronomico di Saint-Barthélemy, che auspichiamo venga definito a breve termine, sia in un'ottica più generale.
· Ci può spiegare meglio questo secondo punto?
Il fattore più importante è che da tanto tempo c'è un disegno di legge nazionale che giace in Parlamento in attesa di qualche sviluppo. La Valle d'Aosta in questo senso ha dimostrato che è stato possibile legiferare, anche se il campo poteva sembrare delicato e cavilloso. Proprio perché non si è perso tempo dietro a troppe questioni, qualcosa si è fatto. C'è inoltre da sottolineare che se anche le altre regioni seguissero l'esempio valdostano, dal punto di vista del risparmio energetico le cifre aumenterebbero notevolmente. Ragionando non in termini relativi ma assoluti, a una grande regione corrisponderebbe un grande risparmio.
· Crede che sarebbe una cattiva idea quella di inserire il cielo della Valle d'Aosta nei dépliants turistici?
No, tutt'altro. L'errore che troppo spesso si commette è proprio quello di considerare solo il paesaggio diurno, sia dal punto di vista della tutela che da quello della valorizzazione. Purtroppo abbiamo perso, all'interno del rapporto uomo-natura, quello uomo-cielo che nell'antichità era fondamentale. Oggi non ci si sposta più a piedi, e tantomento di notte, sicché è andata persa la capacità di orientamento seguendo le stelle. L'osservazione del cielo inoltre, nella cultura contadina, aveva anche importanza per quelle che possiamo considerare le antenate delle previsioni del tempo. Il detto per esempio che la luna con l'alone porterà la neve ha un fondamento scientifico: l'alone infatti è costituito da particelle di ghiaccio in sospensione ed è precondizione di una probabile nevicata.
· Grazie all'attività della vostra associazione sembra però ora aumentato l'interesse per il cielo.
Sì, è vero. Il nostro sito Internet, in pochi mesi di attività conta già circa 500 visitatori.
L'associazione da sola conta 70 iscritti, ma molti di più sono i semplici appassionati che partecipano alle manifestazioni che noi organizziamo. Lo Star Party per esempio, appuntamento fisso a Saint Barthélemy costituito da una parte teorica e da una osservativa, aumenta di anno in anno e l'ultimo possiamo davvero dire che è stato un successone. Il 1998, inoltre, è stato un anno particolare in quanto si è verificato un fenomeno che avviene solo ogni 33 anni. Si tratta delle Leonidi, pioggia di meteore legate alla cometa Temple - Tuttle, che il 17 novembre hanno dato luogo a uno sciame spettacolare, ben più significativo delle stelle cadenti estive.