AMBIENTE
Si รจ svolta a Pollein, all'inizio di ottobre, la seconda conferenza Internazionale delle Aree Protette Alpine, organizzata dal Parco nazionale del Gran Paradiso.
FAUNA SELVATICA E AREE PROTETTE
di Maurizio Broglio
Le Alpi rappresentano un patrimonio di natura e cultura eccezionale nel cuore di un'Europa estremamente antropizzata, dove gli spazi naturali e le popolazioni in equilibrio con essi sono in linea di massima solo un ricordo. Questa ricchezza naturale e culturale, che le popolazioni alpine hanno conservato attraverso i secoli, va oggi protetta assicurando nello stesso tempo una adeguata qualità di vita agli abitanti stabili. L'estrema interconnessione tra presenza umana e natura selvaggia infatti fa delle Alpi un sistema unico per diversità biologica, economica e tradizionale.

UNA CONVENZIONE PER LE ALPI
Nell'intento di garantire uno sviluppo economicamente soddisfacente per le popolazioni locali ma nello stesso tempo rispettoso per gli equilibri esistenti, in sostanza uno sviluppo sostenibile, otto stati il cui territorio comprende una parte di arco alpino hanno stipulato, nel 1991, una Convenzione per la protezione delle Alpi al fine di "assicurare una politica globale di protezione e di sviluppo sostenibile del territorio alpino". Nell'ambito della Convenzione gli otto paesi: Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Principato di Monaco, Slovenia e Svizzera, hanno sottoscritto il protocollo "protezione della natura e tutela del paesaggio" in cui si enunciano, in 21 articoli, le misure da prendere in futuro. Nel 1994, sotto la presidenza francese della Convenzione Alpina, in applicazione del Protocollo è stata lanciata l'idea di realizzare una Rete Europea delle Aree Protette Alpine. Gli scopi della Rete consistono nello sviluppo di scambi e collaborazioni tra le quasi 300 grandi aree protette presenti nell'arco alpino. Nel corso di periodiche riunioni i gestori di queste aree hanno deciso di sviluppare scambi di personale e collaborazioni in merito alla gestione sui grandi temi dell'agricoltura, della grande fauna, del turismo, della comunicazione, della pianificazione e dello sviluppo locale.
Il coordinamento e l'animazione dei lavori della Rete sono stati affidati al Parco nazionale francese des Ecrins.

IL CONVEGNO DI POLLEIN
Stambecchi.Il convegno sul tema Fauna selvatica e Convenzione delle Alpi, svoltosi in Valle d'Aosta nei giorni 1 e 2 ottobre, è la seconda Conferenza internazionale delle Aree Protette Alpine e fa seguito alla prima Conferenza svoltasi a Gap nel 1995 e ad alcune riunioni ospitate da vari paesi alpini.
Il convegno è stato organizzato dal Parco nazionale del Gran Paradiso in collaborazione con la Rete delle Aree Protette Alpine, sotto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Regione Autonoma Valle d'Aosta, e con il contributo della Regione Piemonte, delle Comunità Montane Grand-Paradis e Valli Orco e Soana, della Maison Valdôtaine de la Photographie, della Città di Aosta e del Comune di Pollein.
Il primo giorno i lavori si sono svolti alla Grand-Place di Pollein. Qui si sono susseguiti vari interventi in cui dapprima è stata presentata la Rete e le sue azioni, poi relatori provenienti da tutto l'arco alpino hanno approfondito i diversi temi: le specie minacciate, i metodi di monitoraggio, la reintroduzione di specie, la gestione della fauna selvatica. Nella seconda giornata si sono svolte escursioni nel Parco nazionale del Gran Paradiso con workshops tematici sui rapporti della fauna selvatica con le attività sportive, la pastorizia, i visitatori e gli abitanti, il traffico motorizzato, la vegetazione. Al termine della prima giornata si è svolta anche l'inaugurazione della mostra fotografica "Parchi alpini: ricerche fotografiche" presso la Maison Valdôtaine de la Photographie di Aosta.
Orso bruno in una faggeta delle Alpi Orientali.I grandi temi trattati durante la prima giornata del convegno hanno evidenziato elementi interessanti sia dal punto di vista delle necessità operative per le attività future della Rete, sia da quello dei contenuti e dei chiarimenti riguardo a tematiche di interesse generale. A proposito di necessità operative quasi tutti gli interventi hanno sottolineato due aspetti assolutamente irrinunciabili: innanzitutto la standardizzazione dei metodi di monitoraggio e di campionamento in modo che le informazioni possano essere confrontabili da una ricerca all'altra e da una parte delle Alpi all'altra; in secondo luogo l'internazionalizzazione, intesa come collaborazione di più paesi alle stesse ricerche. Per alcuni settori, come ad esempio quello del monitoraggio degli spostamenti del gipeto, questo è assolutamente necessario in quanto possono percorrere fino a 400 chilometri in un giorno, oltrepassando facilmente i confini nazionali in tempi brevissimi. In merito al monitoraggio del gipeto R. Zink ha così riassunto le tappe fondamentali: le osservazioni dirette (ad opera di ornitologi professionisti e appassionati, guardie forestali, guardia parco, cacciatori) vanno a formare una banca dati; l'attendibilità delle osservazioni viene verificata; i dati vengono diffusi a livello internazionale (qui risulta particolarmente importante l'organizzazione della Rete); i dati relativi alle osservazioni vengono elaborati e studiati; tutto ciò per arrivare a tutelare nel modo più efficace le coppie in età riproduttiva. Sempre sul grande tema della reintroduzione di specie J. P. Martinot ha svolto una relazione sullo stato dello stambecco nelle Alpi francesi. Nel '63, anno di istituzione del Parco nazionale della Vanoise, nell'area protetta c'erano circa 60 stambecchi. Oggi ci sono 1800 capi, ed il loro tasso annuo di crescita è mediamente del 7%, segno che la copertura del territorio da parte della specie non è ancora ai livelli ottimali. Inoltre la popolazione della Vanoise è stata ripetutamente utilizzata per l'introduzione di stambecchi in altri luoghi adatti. L'obiettivo finale è riportare la specie a coprire tutta la sua area originaria nelle Alpi.
La gestione della fauna selvatica nelle aree protette è stato un altro argomento trattato durante il convegno: di grande attualità è la discussione sul fatto di rendere possibile o meno il prelievo venatorio in queste aree. Dall'intervento di B. Bassano risulta particolarmente importante che siano chiariti in modo inequivocabile gli obiettivi istitutivi dell'area, in modo che sia chiaro in quale categoria l'area protetta dovrà essere inserita. Se la categoria risulta essere quella di Parco nazionale (area gestita con il fine principale della conservazione di ecosistemi di particolare rilevanza) allora qualsiasi attività in contrasto con i fini della conservazione, e quindi sicuramente la caccia, deve essere vietata. Anche l'abbattimento di specie estranee che con la loro presenza rischierebbero di causare seri danni agli ecosistemi del Parco (muflone, cinghiale) dovrebbe essere preso in considerazione solo come seconda scelta dopo che sia risultata impraticabile la cattura e dovrebbe comunque essere effettuato da personale specializzato e non dai cacciatori. Una nota interessante: la presenza della caccia spesso modifica il comportamento delle specie cacciate; è dunque importante avere aree totalmente interdette alle attività venatorie anche per motivi scientifici legati alla possibilità di studiare il comportamento naturale di queste specie.
Sul tema del ritorno naturale dei grandi predatori (lupo, lince, orso), svolto in forma di tavola rotonda, sono emersi alcuni punti fondamentali in comune a tutti gli interventi e così riassunti dalla moderatrice M. O. Guth: i grandi predatori occupano grandi spazi e per spostarsi lungo l'arco alpino necessitano di corridoi di migrazione che devono essere protetti (soprattutto le grandi vie di comunicazione rappresentano delle vere barriere sia fisiche che psicologiche al libero spostamento degli animali); spesso si creano conflitti tra le popolazioni locali e i grandi carnivori in quanto questi utilizzano il bestiame domestico come una delle possibili fonti alimentari; il ritorno di questi animali deve essere preparato con un'opera di informazione e con la garanzia di indennizzi alle popolazioni locali eventualmente danneggiate; qualsiasi intervento, per essere veramente efficace, deve avere il carattere dell'internazionalità.
La speranza è che con questo convegno e con altri incontri analoghi che si svolgeranno in futuro venga incoraggiata la collaborazione su scala internazionale per arrivare ad una protezione equilibrata del territorio alpino e ad un intenso scambio di informazioni che consenta ai differenti partner di beneficiare dell'esperienza degli altri, facendo sì che le diversità culturali ed ambientali diventino un elemento di stimolo e di confronto per la salvaguardia dell'intero arco alpino.

 

IL PROTOCOLLO "PROTEZIONE DELLA NATURA E TUTELA DEL PAESAGGIO" DELLA CONVENZIONE DELLE ALPI
Nell'articolo 1 (finalità) si legge che in attuazione della Convenzione delle Alpi, il protocollo si pone l'obiettivo di stabilire, tenuto conto degli interessi della popolazione residente, norme internazionali al fine di proteggere, curare e, in quanto necessario, ripristinare la natura ed il paesaggio in modo da assicurare durevolmente e complessivamente: l'efficienza funzionale degli ecosistemi, la conservazione degli elementi paesaggistici e delle specie animali e vegetali selvatiche insieme ai loro habitat naturali, la capacità rigenerativa e la produttività durevole delle risorse naturali, nonché la diversità, la peculiarità e la bellezza del paesaggio naturale e rurale.
L'articolo 3 chiarisce gli ambiti di cooperazione dei diversi paesi ed evidenzia l'impegno a promuovere la cooperazione transfrontaliera nell'ambito della protezione della natura. Negli articoli 7 e 8 le parti contraenti si impegnano a fare il punto sulla situazione attuale ed a realizzare dei programmi di azione.
Negli articoli 9 e 10 è evidenziato l'impegno particolare nella gestione degli ambienti naturali soprattutto in forza di convenzioni con gli agricoltori ed i silvicultori. Con gli articoli 11 e 12 si intende rafforzare la rete- degli spazi protetti: parchi nazionali, parchi regionali, riserve naturali ed altre forme di aree protette. "Le parti contraenti assumono le misure idonee a creare una rete nazionale e transfrontaliera di aree protette istituite, di biotopi ed altri beni ambientali protetti o meritevoli di protezione. Esse si impegnano ad armonizzare gli obiettivi e le misure in funzione di aree protette transfrontaliere" art. 12.
Con gli articoli dal 13 al 15 le parti si impegnano a designare specie ed ambienti in cui la protezione necessita di essere rafforzata.
Gli articoli dal 16 al 18 prevedono un atteggiamento prudente verso l'introduzione o la reintroduzione di specie non autoctone o modificate geneticamente. Gli articoli 20 e 21 prevedono uno sviluppo del programma di ricerca e di informazione.


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I GRUPPI DI LAVORO DELLA RETE
La Rete delle Aree Protette Alpine si è dotata di alcuni gruppi di lavoro, in cui amministratori di varie aree e di diverse nazionalità collaborano nell'affrontare i temi comuni più urgenti e scottanti relativi alla gestione di parchi e riserve. Al Convegno di Pollein un rappresentante per ogni gruppo ha fatto il punto della situazione.

GRUPPO GRANDI UNGULATI F. Lainer: scopo dell'attività del gruppo è trovare metodi comuni sia per il monitoraggio che per la gestione degli ungulati selvatici. In particolare l'unificazione delle misure di monitoraggio è fondamentale per poter successivamente procedere ad un confronto dei dati tra le varie aree. A questo proposito è stato prodotto un modulo gestibile a computer. Il gruppo si è concentrato sul camoscio in quanto specie ben distribuita su tutto l'arco alpino.

GRUPPO STAMBECCO V. Peracino: uno dei principali problemi relativi alla specie, anche se può sembrare incredibile, è ancora rappresentato dal bracconaggio. Un'altra questione su cui si concentra l'attenzione del gruppo è quella dei rapporti tra stambecco e bestiame domestico in merito a competizione alimentare e scambio di patologie. Inoltre al momento è in corso un progetto Interreg tra Gran Paradiso e Vanoise sulla migrazione transfrontaliera di stambecchi. All'interno della ricerca vengono condotti studi anche su aspetti genetici e patologici della specie.

GRUPPO AQUILA REALE C. Couloumy: una buona notizia: l'aquila reale non è in immediato pericolo e al momento è in espansione. Nelle Alpi si stimano almeno 1000 coppie. La specie è studiata già da tempo da numerosi gruppi di lavoro; con l'istituzione della Rete sarà più facile arrivare a coordinarli. Trattandosi di una specie molto soggetta a disturbo (particolarmente importanti la caccia ed i cavi elettrici), il gruppo ha deciso di lavorare alla stesura di una lista delle principali azioni di disturbo da distribuire a tutti gli amministratori delle aree protette interessate.

GRUPPO GIPETO A. Rouillon: in quest'ultimo anno sono stati reintrodotti 8 esemplari, ed in totale dall'inizio del progetto ne sono stati liberati nelle Alpi 80. L'obiettivo è che si creino delle coppie riproduttive. Nel 1997 è stato possibile documentare la nascita di un piccolo in Alta Savoia e quest'anno una coppia si è riprodotta nel Parco nazionale dello Stelvio mentre altre in varie località mettono in atto comportamenti riproduttivi. E' ancora poco perché si formi una popolazione stabile, ma tutto lascia pensare che si sia sulla buona strada. Per quanto riguarda il monitoraggio è stata realizzata una scheda comune per raccogliere i dati di osservazione che giungono numerosissimi.

GRUPPO TURISMO G. Zanetti: si tratta di un gruppo di lavoro piccolo, al quale partecipano per il momento i rappresentanti di poche aree protette. Gli obiettivi del gruppo consistono nel verificare la frequenza turistica e nell'individuare conflitti tra frequentazione e protezione. Il gruppo ha cercato di individuare degli "indicatori di frequentazione" allo scopo di produrre una scheda standard di rilevamento dati che possa essere gestita per via informatica.

GRUPPO COMUNICAZIONE G. Boscolo: fin dall'inizio si è capito che la comunicazione è uno degli aspetti fondamentali per la funzionalità della Rete delle Aree Protette. Tra i progetti del gruppo figurano una carta delle Aree Protette alpine, un dépliant, una mostra itinerante, pannelli da esporre nei centri visitatori delle Aree Protette che ne sono provviste

   
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