AMBIENTE
Con sci o racchette da neve è possibile muoversi nella natura anche d'inverno, scoprendo nuovi affascinanti aspetti dell'ambiente che ci circonda.
NATURA D'INVERNO
di Pietro Giglio
Nella società contadina l'inverno segnava un rallentamento dei ritmi della vita quotidiana. E così il tempo, non più tiranno, permetteva alle famiglie dei villaggi alpini di ritrovarsi alla sera per la villa.. Radunati attorno al fuoco del camino o a una stufa scoppiettante, gli adulti mettevano a confronto le esperienze vissute, mentre i giovani e i bambini ascoltavano racconti destinati a tramandare gli elementi essenziali della cultura popolare. La tradizione vuole che in quelle serate facessero capolino fatti fantastici, talora legati a esseri soprannaturali che si nascondevano nei boschi o negli sperduti valloni immersi nella bianca coltre, per uscire allo scoperto ai rintocchi di mezzanotte.
Oggi quello stile di vita è confinato in patinate e nostalgiche pubblicazioni, ma il fascino della montagna invernale è rimasto, anche se è scomparsa la paura di penetrare nel cuore dei valloni innevati. La pratica di attività sportive a basso impatto, quali lo sci di fondo escursionistico, lo scialpinismo, le racchette da neve, consente a molti di osservare la natura. Per assaporare gli aspetti della natura alpina invernale non è necessario avventurarsi su percorsi lunghi e impegnativi. È infatti sufficiente dirigersi sulle alture vicine ai villaggi, e anche le valli più frequentate offrono angoli di quiete dove la natura ha modo di manifestare le sue attrattive. Così dietro a un fienile si possono scorgere le tracce del camoscio sceso a brucare i ciuffi d'erba che spuntano sotto l'ombrello di un vicino larice e, poco lontano, non è raro cogliere la veloce fuga di uno scoiattolo che con un balzo raggiunge un ramo e si immerge nel fitto del bosco. Ognuno degli orizzonti alpini presenta aspetti caratteristici, che possono essere meglio avvicinati con l'attrezzo adeguato. I vasti terreni glaciali, le cime, i valloni più aspri e sperduti, e in genere tutte le zone di complessa orografia sono altrettanti terreni per lo sciatore alpinista o sci-alpinista, come
oggi viene chiamato con un neologismo. E questa la più "antica" tra le attività invernali, in quanto sta all'origine del fenomeno sciatorio, oggi indirizzato verso la pratica meccanica e ripetitiva dello sci di discesa sulle piste battute. Quando all'inizio del secolo XX Adolfo Kind introdusse in Italia l'arte di scivolare sulla neve su leggere assicelle di frassino o hickory, per raggiungere la sommità dei pendii non c'erano sciovie e funivie, ma solo rudimentali cordicelle fissate alle solette degli sci. Esclusivamente le località alpine servite da ferrovie e funicolari potevano offrire una salita meccanizzata. Ma erano poche e ubicate quasi esclusivamente in Svizzera. E così per lunghi decenni le situazioni limite che non si verificano con frequenza ravvicinata. Al di fuori di simili casi circoscritti, gli itinerari scialpinistici valdostani permettono di vivere straordinarie esperienze nella natura, che solo apparentemente è assopita. In alcuni valloni del Parco nazionale del Gran Paradiso, come quelli del Trajo e di Vermiana in Valle di Gogne, gli stambecchi e gli sci è rimasto un fenomeno limitato, destinato a una élite disposta a passare attraverso il filtro della fatica. Oggi lo sci ha raggiunto dimensioni industriali, ma anche quella élite è cresciuta e si è trasformata in una nicchia numericamente ragguardevole, che in Italia conta diverse decine di migliaia di appassionati. La Valle d'Aosta offre loro itinerari reputati tra i più belli delle Alpi, tanto che alcuni sono diventati classici e sono un richiamo per gli scialpinisti di tutta Europa. Un esempio è la vetta del Gran Paradiso, raggiunta talvolta nelle stessa domenica da centinaia di sciatori, così che sulla cima si forma un vero flusso di traffico. In simili situazioni c'è il rischio di non assaporare pienamente la grandiosità dell'ambiente naturale, ma si tratta di camosci si osservano più agevolmente che in estate. E non è inutile raccomandare agli scialpinisti un comportamento adeguato alla fragilità del periodo, che costringe questi ungulati a un dispendio energetico non sempre bilanciato dalle risorse a disposizione.
La montagna invernale non è però appannaggio esclusivo degli scialpinisti, e infatti anche i fondisti possono avvicinarsi alla natura con le loro leggere assicelle. È sufficiente applicare le pelli di foca per trasformarle in mezzi adatti a itinerari nei boschi e sui pendii meno ripidi. Così il fondo si trasforma in fondo escursionistico, specialità che attualmente raccoglie vasti consensi e un gran numero di praticanti provenenti dalle fila dei club del fondo su pista. Anche per loro la Valle d'Aosta dispone di percorsi alle medie quote, lungo i quali assume grande interesse l'osservazione indiretta delle specie animali. Ogni località ne offre almeno uno e in alcuni casi, come in Valtournenche, c'è la possibilità con gli sci ai piedi di scoprire l'architettura degli antichi villaggi. Lo sci di fondo escursionistico non richiede tecniche speciali, ma solo un po' di confidenza con la neve fresca, che può essere affinata su facili percorsi, come quello che nel Parco regionale del Mont Avic da Veulla si inoltra verso l'Alpe Serva. Coloro che fossero invece digiuni di ogni tecnica sciistica possono egualmente prendere contatto con la natura invernale usando un attrezzo che affonda le origini nella storia e che è stato usato da tutte le popolazioni residenti alle elevate latitudini del globo. Si tratta delle racchette da neve, oggi tornate alla ribalta dopo una rivisitazione tecnica. I modelli più raffinati consentono una progressione agevole e, con l'ausilio di un paio di bastoncini da sci che agevola l'equilibrio, chiunque può inoltrarsi nei boschi o raggiungere la radura di un pascolo. Le escursioni con le racchette da neve sono particolarmente adatte alle famiglie con i bambini in tenera età e alle classi delle scuole elementari. In Valle d'Aosta anche i percorsi per le racchette da neve abbondano ed è sufficiente aggirarsi all'alba nei ripiani della Valle del Gran San Bernardo per scoprire la fugace apparizione di un cervo o il timido incedere di un capriolo.
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