VALDIGNE - MONT-BLANC
Dall'interno della galleria provengono due tipi di acqua. La prima è quella di sorgente che sgorga spontaneamente da alcuni punti della calotta e delle pareti di roccia del tunnel. L'altra è quella utilizzata per il lavaggio della lastre di fibrocemento.
DOVE VA L'ACQUA DEL TRAFORO?
di Sandra Ziggiotto
Degli indubbi vantaggi che il Traforo del Monte Bianco apporta all'economia, al turismo e alle attività produttive della Valle d'Aosta, o - per stare in tema ambientale - delle conseguenze che il traffico internazionale può avere sulla qualità dell'aria (un discorso, questo, che merita di essere trattato in modo serio ed equilibrato), ci potremo occupare in un'altra occasione. Qui invece desideriamo parlare di un recente intervento compiuto dal GEIE-TMB - l'organismo italo-francese a cui è affidata la gestione unitaria del Traforo - nel quadro del suo impegno per lo sviluppo sostenibile e, nel caso specifico, per la tutela di un bene naturale di cui la Valle d'Aosta è particolarmente ricca: l'acqua. Dall'interno della galleria provengono due tipi di acqua. La prima è quella di sorgente che sgorga spontaneamente da alcuni punti della calotta e delle pareti di roccia del tunnel. L'altra è quella utilizzata per il lavaggio della lastre di fibrocemento - detto Glasal - che rivestono le pareti della galleria, cui si aggiunge quella rilasciata dai veicoli in transito (sversamenti occasionali, residui di pioggia o di neve…). La prima tipologia di acqua è e rimane pura perché, essendo captata e incanalata tra il rivestimento di Glasal e la roccia, non viene mai a contatto con le superfici esposte al traffico: dunque può essere semplicemente recapitata all'esterno, e ciò avviene attraverso un'apposita rìgola ricavata al di sotto della carreggiata stradale. La seconda tipologia invece risulta mista a vari tipi di inquinanti: terriccio, fanghi, prodotti di combustione, detersivi, residui oleosi, scorie dovute all'usura dei pneumatici e delle parti metalliche dei veicoli in transito. Insomma, è acqua sporca che non può essere tranquillamente scaricata nell'ambiente. Perciò essa viene raccolta sul bordo della carreggiata e di lì, mediante caditoie sifonate che si aprono ogni 20-25 metri, viene indirizzata in una tubazione di ghisa collocata nel sottostante canale di ventilazione, dove è mantenuta ben distinta dell'acqua di sorgente che scorre nella rìgola. La pendenza della tubazione in direzione Italia permette di raccogliere tutta l'acqua di carreggiata a partire dalla metà della galleria, per una lunghezza di 5.800 metri. Soltanto nel tratto terminale, poco prima dell'uscita sul piazzale italiano dove la pendenza è più modesta, una parte dell'acqua di sorgente viene deviata nella tubatura di ghisa per diluirne il contenuto e per evitare che si formino depositi e incrostazioni. Il lavaggio del rivestimento di Glasal - necessario per motivi di sicurezza e per mantenere costanti le condizioni di visibilità nel tunnel - avviene ogni 35/40 giorni, per due notti consecutive e in regime di circolazione a senso unico alternato, utilizzando macchine spazzatrici, idropulitrici e autocisterne.
Analogo problema si pone per l'acqua usata nella stazione di lavaggio dei veicoli aziendali, ubicata sul piazzale sud del Traforo in prossimità del punto di arrivo della tubazione che proviene dall'interno del tunnel: in quel punto infatti le due acque di lavaggio (quella delle pareti e quella dei veicoli) si riuniscono in un'unica conduttura. Sommando tutti i fattori di carico si stima che circa 270 metri cubi di acqua siano da sottoporre a trattamento ogni mese. Per risolvere questo problema un gruppo di tecnici del GEIE-TMB ha progettato, fatto costruire ed opportunamente attrezzato un nuovo centro di depurazione, il cui compito è di isolare gli elementi inquinanti, di raccoglierli e di smaltirli separatamente, in modo da poter scaricare nell'ambiente solo acqua pulita. Il sistema è costituito da tre vasche e da due locali tecnici. La prima vasca assolve alla funzione di decantazione e di separazione degli idrocarburi e delle parti in sospensione. La seconda, la più grossa, serve come bacino di accumulo. La terza può essere utilizzata in caso di eventi eccezionali o per permettere interventi di manutenzione sulle altre due. Quanto ai locali tecnici, il primo accoglie le pompe di estrazione e le soffianti per i fanghi che si depositano sul fondo della vasca di decantazione; il secondo ospita la macchina per il trattamento fisico-chimico dell'acqua, oltre ad un impianto di filtraggio a carboni attivi. La depurazione avviene in tre fasi. Dapprima l'acqua sporca si raccoglie nella vasca di decantazione dove le scorie più pesanti precipitano sul fondo e i residui oleosi, più leggeri, si stratificano in superficie. Questi due tipi di inquinanti vengono periodicamente prelevati e portati in discarica.
Nella seconda fase, nel locale tecnico attrezzato, l'acqua già in parte ripulita passa attraverso la macchina per il trattamento fisico-chimico: qui viene a contatto con una polvere speciale, detta flocculante, perché ha la capacità di fissare le polveri e le scorie metalliche in sospensione e di trasformarle in fiocchi di colore biancastro. La sostanza fangosa che si forma al termine della reazione chimica viene separata dall'acqua mediante un rotolo continuo di carta filtrante a perdere, e viene poi stivata in sacchi drenanti di plastica in cui rimane a seccare prima di essere smaltita. L'acqua risultante dalla flocculazione viene infine sottoposta al terzo trattamento, costituito da un filtro a carboni attivi che ha la funzione di isolare e di trattenere gli ultimi residui non solubili del detersivo usato nelle operazioni di lavaggio, i cosiddetti tensioattivi. Al termine del percorso l'acqua risulta pulita e può essere scaricata nel sottostante alveo della Dora di Val Veny, dove si mescola con quella proveniente dalla fusione delle nevi e dei ghiacci del massiccio del Monte Bianco. La qualità dell'acqua viene monitorata con periodiche analisi mirate su alcuni parametri significativi (quali piombo, materiali in sospensione, ecc.).
Per il Traforo del Monte Bianco questa è una prova concreta di senso di responsabilità sociale e di attenzione per la salvaguardia dell'ambiente naturale in cui si colloca la sua attività, al servizio della mobilità delle cose e delle persone da e per il centro del continente europeo.
   
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