VALDIGNE - MONT-BLANC
Nel variegato insieme dei fattori di rischio ambientale il radon ha un posto particolare. Esso รจ responsabile di un contributo importante alla dose di radiazione ionizzante a cui sono soggetti gli organismi viventi.
IL RADON IN VALDIGNE
di Giovanni Agnesod e Marisa Ducourtil
Che cos'è il radon?
Dosimetro passivo per la misura di radon. All’interno del contenitore di plastica è contenuto il rivelatore.Il radon 222 è un gas radioattivo naturale chimicamente inerte, prodotto dal radio 226 presente nelle rocce e nei terreni in misura molto diversa a seconda delle caratteristiche geo-litologiche locali. I nuclei di radon emettono una particella, e così facendo, come ogni sostanza radioattiva, si trasformano in nuclei di altra specie. Ecco perché la rapidità con cui avviene l'emissione di radiazione da parte dei nuclei di una sostanza radioattiva si misura come tempo di dimezzamento: per il radon è di 3 giorni e 19 ore. Ciò significa che, dopo circa 4 giorni, di una data quantità di nuclei presenti inizialmente ne resta la metà. Un tempo sufficiente al gas radon a fluire all'esterno dai pori delle rocce o dagli spazi interstiziali del terreno in cui si è prodotto. In aria libera, per effetto della dispersione in atmosfera, la concentrazione non è mai superiore a 10 - 20 decadimenti radioattivi per secondo (Becquerel, abbreviato con Bq) per metro cubo d'aria, ma in ambienti chiusi, stanze, cantine, luoghi di lavoro sotterranei, esso può accumularsi e raggiungere concentrazioni molto maggiori, da poche decine di Bq/m3 fino a centinaia e migliaia di Bq/m3. C'è un'ulteriore complicazione: emettendo particelle alfa, ovvero decadendo, il radon si trasforma in altre sostanze a loro volta molto radioattive, che vengono per di più generate in forma ionica, quindi con una grande propensione a legarsi alla superficie delle particelle fini presenti in ambiente (negli ambienti chiusi, pensiamo al fumo di sigaretta…), che fanno da veicolo per il loro trasporto negli alveoli polmonari. Si stima che, in media, più della metà della dose media complessiva di radiazione alla popolazione sia dovuta al radon inalato con l'aria respirata, insieme con i suoi prodotti di decadimento.

Il radon: un rischio poco noto…
Tracce delle particelle alfa su pellicola LR115 (puntini bianchi circondati da alone più chiaro).Nel variegato insieme dei fattori di rischio ambientale il radon ha un posto particolare. Esso è responsabile di un contributo importante alla dose di radiazione ionizzante a cui sono soggetti gli organismi viventi e ha un riconosciuto effetto nell'induzione di tumore polmonare, in misura molto diversa a seconda della concentrazione. Ciononostante, non viene generalmente percepito come un fattore di rischio prioritario. Questo perchè è naturale, non è soggetto ad importanti variazioni sul lungo periodo e non è direttamente collegato ad attività umane o a fonti di profitto; viene dunque avvertito un po' come facente parte dei luoghi. Tuttavia l'attenzione al radon e alle elevate concentrazioni che può raggiungere è doverosa. A tutela della popolazione contro il rischio radon è stata emanata fin dal 1990 la Raccomandazione Europea 90/143/Euratom. Essa fissa come livello da non superare per le abitazioni già esistenti 400 Bq/m3, mentre per le abitazioni da costruire il riferimento è 200 Bq/m3, da considerare nel progetto di nuovi edifici. La legislazione nazionale non ha ancora recepito la Raccomandazione 90/143, e non definisce a tutt'oggi un livello normativo di riferimento per le concentrazioni di radon in ambienti di vita. Nel 2002 è stato approvato il Piano Nazionale Radon, che si trova ora nella fase di avvio di attuazione, comprendente indagini sulla distribuzione territoriale di radon negli edifici e iniziative di informazione alla popolazione.

Perché parlare di radon a proposito deLla Valdigne?
Il contenuto di radio delle rocce e dei terreni, e quindi il potere di emanazione di radon, varia moltissimo a seconda della loro natura e composizione. Molto poco radioattivi sono i serpentini e le pietre verdi, le rocce calcaree e i calcescisti. Ad alto contenuto di radioattività naturale sono invece le rocce magmatiche a chimismo acido, come i graniti, i porfidi e le rocce da essi derivate. Da qui l'interesse di un attento monitoraggio della zona nord-occidentale della Valle d'Aosta. L'imponente massiccio del Monte Bianco è costituito infatti in gran parte di granito, e rocce porfiriche affiorano nelle quinte del Mont Chétif e del Mont de la Saxe.

Il monitoraggio del radon in Valle d'Aosta
L'ARPA VdA ha intrapreso azioni per la mappatura del radon nelle abitazioni sull'intero territorio valdostano. Le misure sono effettuate con dosimetri passivi costituiti da pellicole simili a quelle fotografiche (LR115), in grado di registrare le tracce prodotte dalle particelle alfa emesse dal radon e dai suoi discendenti. In ogni comune viene posizionato un dosimetro in un'abitazione ogni 100 abitanti, con un minimo di 10 abitazioni nei comuni più piccoli. La scelta delle abitazioni avviene in collaborazione con le Amministrazioni comunali. Ad oggi sono state effettuate misure in 433 abitazioni in 24 comuni della Valle d'Aosta. Tra di essi, Courmayeur, Pré-Saint-Didier, La Thuile e Morgex, con un totale di 72 abitazioni. Sono attualmente in corso le misure in comune di La Salle.

I risultati fin qui ottenutI
Nel grafico raffigurato è riportata la distribuzione percentuale dei valori misurati in tutte le abitazioni della regione, esclusi i quattro comuni della Valdigne, a confronto con questi ultimi considerati separatamente. Si vede chiaramente che le concentrazioni nella Valdigne sono più spostate verso i valori elevati: sono assenti valori sotto i 20 Bq/m3, i valori più frequenti sono tra 40 e 60 Bq/m3, mentre nel resto della regione stanno tra 20 e 40 Bq/m3, ed è in generale più alto il numero di abitazioni con concentrazioni superiori a 100 Bq/m3. Anche il semplice confronto dei valori medi è un buon indicatore: a fronte di una media in tutte le abitazioni di 74,7 Bq/m3, troviamo una media nei quattro comuni della Valdigne di 135,4 Bq/m3. A titolo di riferimento, la media italiana risultante dalla campagna nazionale degli anni 1989 - 1997 è di 70 Bq/m3. Si conferma quindi che la natura geologica dei terreni influenza la presenza di radon sul territorio. A campagna regionale ultimata, si potrà estendere la misura in tutte le abitazioni delle zone che appaiono più soggette a radon, per individuare tutti i casi di maggiore esposizione. Ma è già possibile fin d'ora agire per ridurre la concentrazione di radon con semplici azioni, che consistono nell'aumen-to dell'aerazione dei locali e nella separazione della parte abitata dell'edificio da scantinati e vani direttamente a contatto del suolo. 

Per saperne di più
- http://www.ispesl.it/osservatorio/pdf/radon.pdf
- https://www.regione.vda.it/territorio/pubblicazioni/ecolo/manif_ecolo_i.asp

   
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