L'AMBIENTE COME RISORSA
L'educazione ambientale è una risorsa inesauribile di potenzialità educative ed è altamente formativa nel percorso educativo dei nostri ragazzi.
EDUCAZIONE AMBIENTALE: ESPERIENZE DI RAFFRONTO
di Stefania Lusito
L'obiettivo prioritario dell'educazione ambientale è la conoscenza dell'am-biente che ci circonda e il gioco rappresenta uno strumento utilissimo per far comprendere ai bambini come gli elementi naturali interagiscono tra di loro. Attraverso l'esplora-zione, il contatto diretto, l'uso dei cinque sensi, si suscitano in loro interesse, curiosità, si affina la sensibilità. In più, si sviluppano in loro la dimensione uditiva (i suoni), quella visiva (i colori), quella olfattiva e quella temporale (il tempo ciclico delle stagioni, ma anche quello biologico, storico, geologico). In questo modo si incrementa il loro senso di appartenenza alla terra tramite un processo di identificazione emotiva.
Nella nostra regione è aperto da qualche anno un Centro Agricolo Dimostrativo a Saint-Marcel dove, con la guida di un esperto, si può giocare a fare l'orto, a seminare e irrigare. Diversi percorsi didattici - tra cui una Valle d'Aosta in miniatura - permettono di conoscere le specie officinali e botaniche locali, le tecniche di coltivazione biologica dell'orto e i suoi metodi di difesa, l'apicoltura e i suoi prodotti. Alla parte teorica introduttiva seguono sempre laboratori pratici di manipolazione. Perché è il contatto con la terra che porta i bambini a riconoscere i bisogni primari di cibo, acqua, sole, aria.
Nel 2008 a Terra Madre, l'evento parallelo al Salone del Gusto di Torino dove si incontrano i contadini di tutto il mondo, abbiamo partecipato ad un laboratorio interessante in cui venivano descritti progetti di educazione agroecologica sperimentati nei cinque continenti.
Dal Senegal si è portata la testimonianza di un progetto per sensibilizzare i bambini all'uso dei prodotti locali, il riso e i cereali. In Bielorussia le cuoche della mensa scolastica hanno insegnato ai bambini le ricette dei cibi tradizionali. In Canada un insegnante ha spiegato come far gestire la mensa della scuola direttamente dai ragazzi che coltivano in modo biologico i prodotti che poi cucinano, conseguendo così un duplice obiettivo, educativo e nutrizionale. All'ospedale di Francoforte si è deciso di utilizzare in ospedale solo prodotti a chilometri zero. A Monaco di Baviera gira un vagone mobile riadattato che è in realtà una cucina didattica per i bambini della scuola materna. Il presidente di Slow Food USA ha presentato poi un progetto che riguarda l'inserimento di un orto scolastico nell'Università di Yale, sostenendo che è importante che coloro che andranno a far parte della classe dirigente americana abbiano un contatto diretto con la terra.
La creazione di orti scolastici e l'impiego di cibi naturali e biologici sono prioritari nei progetti realizzati nelle scuole di San Francisco, promossi dal Center for Ecoliteracy di Berkeley, dove Fritjof Capra, fisico e scrittore conosciuto, ha seguito numerose ricerche di formazione ecologica. I progetti hanno alla base tre caratteristiche: promuovono il pensiero sistemico, si basano sull'espe-rienza diretta, sono multidisciplinari. I bambini acquisiscono così il senso della proprietà dell'orto e ne hanno grande cura, oltre al fatto che mangiano molto volentieri le loro verdure. Inoltre, attraverso la coltivazione di un orto, si apprende che c'è una crescita, ma anche una decomposizione che crea sostanze nutritive per altri organismi. La concezione della vita che si trasferisce loro è che esistono cicli, reti, flussi. E che la coltivazione con fertilizzanti e pesticidi chimici disgrega l'equilibrio del terreno e ha un impatto sulla salute umana.
Torino è la prima città italiana a promuovere ovunque sarà possibile (ossia dove ci sono ampi cortili) gli orti scolastici, con l'obiettivo di stimolare il senso di responsabilità dei ragazzi, consolidare l'autonomia e le abilità motorie, saper distinguere le piante e gli ortaggi, i fiori e i piccoli insetti, nonché l'impiego degli ortaggi curati. Un orto scolastico rappresenta la possibilità di superare lo scollamento tra il mondo agricolo e quello urbano oltre che comprendere le relazioni tra sistemi produttivi e consumi alimentari.
Le principali fasi di realizzazione di un orto scolastico sono state spiegate nel workshop a Terra Madre 2008 da un'insegnante di Pegognaga (Mantova), Carmelita Trentini.
Nell'orto si impara il sapere e il saper fare, si risolvono problemi pratici e si impara che le soluzioni sono frutto di tentativi. Le fonti del sapere sono gli insegnanti, ma anche i nonni dei ragazzi, che sono stati coinvolti nella cura dell'orto d'estate quando le scuole sono chiuse. Le vacanze estive si sono rivelate effettivamente la prima criticità gestionale dell'orto, criticità risolta con la collaborazione dei nonni e posizionando l'orto in un'area pubblica facilmente raggiungibile. Avendo il Comune già appaltato il servizio della mensa scolastica, non è stato possibile impiegare gli ortaggi raccolti nei pasti a scuola. Questa seconda criticità è stata superata andando a vendere i prodotti al mercato del paese, un giorno alla settimana. Con il ricavato - per lo più sono state le famiglie degli studenti a comprare gli ortaggi - si è acquistato materiale per la scuola.
L'équipe di Slow Food si è resa disponibile ad avviare e seguire la gestione dell'orto scolastico, ponendo però delle condizioni: che i semi fossero biologici così come i metodi di coltivazione e di difesa, che si usasse il compost e che le varietà coltivate fossero in maggioranza locali. Superate le criticità della fase d'avvio, l'orto ha cominciato a dare i suoi frutti: i ragazzi hanno imparato ad interagire con gli esperti, con il mercato, con la comunità, sono diventati più collaborativi tra loro, hanno compreso il senso e il valore del tempo e di stagionalità dei prodotti, hanno mangiato più volentieri le verdure andando a cercare - nei laboratori di cucina organizzati all'interno del progetto - le ricette dei cibi tradizionali. "L'orto ha trasmesso i valori della coproduzione, di biodiversità, di lavoro di gruppo, di gioco, di collaborazione, di trasmissione dei saperi, della scoperta dei sensi, della convivialità, del concetto di filiera" precisa Carmelita Trentini.
L'educazione ambientale è una risorsa inesauribile di potenzialità educative, è altamente formativa nel percorso educativo dei nostri ragazzi. In Toscana, a partire dall'anno scolastico 2008-2009, è stata introdotta nei programmi, dalle elementari alle superiori, un'attività obbligatoria di educazione al paesaggio, con l'obiettivo di sviluppare nella comunità, a partire dai più piccoli, il senso di responsabilità verso l'ambiente.
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