Questo è il terzo numero consecutivo di Environnement dedicato ai cambiamenti climatici. È un’attenzione
ben giustificata ai processi di trasformazione in atto di grande portata, e aperti su scenari nuovi e tutt’altro che privi di incognite. Non si tratta solo di una questione di temperature medie più elevate: ci sono già stati nella storia periodi più caldi, in cui la vigna era coltivata oltre i mille metri e si sono trovati resti fossili di conifere oltre i 2500 metri di quota, segno evidente di un clima più mite. Sono altri gli aspetti che contraddistinguono lo svolgersi degli eventi, e rendono la percezione di essere ad un punto di svolta: la rapidità della mutazione climatica in atto, la sua dipendenza dagli impatti antropici, la globalità degli impatti medesimi, che tendono a coinvolgere l’intero modo di “stare al mondo”, in senso letterale, di una umanità interconnessa più che mai nella sua storia da mercato, comunicazioni, conflitti, contraddizioni.
L’argomento di questo numero sono gli impatti economici e sociali dei cambiamenti climatici, e proprio su questo terreno, a livello globale, si evidenzia la chiusura di un cerchio. La presenza e l’attività dell’uomo sulla Terra stanno modificando gli scenari del clima, e questo ritorna sulle nostre pratiche, su modi di pensare e di rapportarsi al mondo consolidati, che fino a pochi decenni fa avremmo detto affermati, ma che ora ci fanno riflettere: sono sostenibili?
La natura non è più teatro per la storia e le vicende umane, ma l’una e le altre sono indissolubilmente legate e soggette a dinamiche e condizioni determinanti. E questo è né più né meno l’argomento all’insegna di questo Assessorato al Territorio e Ambiente, che prendo in mano in un momento così delicato, di problemi emergenti e di risposte controverse. Con alcune importanti consapevolezze, tuttavia.
In primo luogo, l’attenzione all’equilibrio complessivo del sistema ambiente è un patrimonio antico delle popolazioni di montagna, dove, più che altrove, la relazione con il contesto ambientale/naturale ha condizionato, senza frenarlo, lo sviluppo dell’artificiale, producendo esiti mirabili, al punto da renderne talvolta difficile la distinzione. Un patrimonio che oggi, auspichiamo, potrà essere messo in valore alla prova dei nuovi confronti, a partire dal tenere alta la guardia nel contrastare e limitare l’inquinamento atmosferico, causa dell’effetto serra e dell’accelerazione dei cambiamenti climatici, attraverso un impegno costante nella
messa in opera di azioni e misure specifiche.
In secondo luogo, le strategie di adattamento imposte dal mutamento possono aprire la via a nuove prospettive per il nostro territorio. Si tratta di individuare percorsi di sostenibilità e specifiche opportunità che gli scenari di riscaldamento del clima possono presentare alla montagna, in una logica di mitigazione degli
impatti. Pur non cessando di lavorare per la prevenzione e il contenimento dei rischi, è nostro dovere, come Assessorato al territorio e ambiente, provare a fare qualche riflessione su queste possibilità all’orizzonte: già oggi piccole nuove iniziative cominciano a spuntare qua e là anche sul nostro territorio, come sintomo
di una acuita sensibilità a questo tema e come segno tangibile di uno sviluppo che cerca nuovi sbocchi, fino ad ora imprevedibili. L’esperienza degli ultimi decenni deve condurci su queste nuove piste con la prudenza e l’occhio vigile della guida di montagna, che alterna lo sguardo dal paesaggio lontano alla focale ravvicinata sul terreno, nella scelta del punto solido su cui muovere i passi nel cammino intrapreso.