CONSEGUENZE E PROSPETTIVE
CAMBIAMENTI CLIMATICI E IMPIANTI IDROELETTRICI
di Sergio Ballatore e Franco Vassoney
Come ben noto, la richiesta di disponibilità di energia elettrica nel nostro paese è in continuo aumento. Se esaminiamo le previsioni del fabbisogno energetico fatte dal Ministero delle attività produttive, osserviamo come ci si attenda un aumento di richiesta di energia che sarà coperto essenzialmente da un aumento dell’impiego del gas naturale per la produzione di energia. Contemporaneamente dovrebbe diminuire l’impiego del petrolio. Lo share del fabbisogno per il 2010 prevede una necessità di 209.9 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio equivalente). L’energia fornita tramite l’impiego delle fonti rinnovabili, poco inquinanti, si dovrebbe attestare su un valore di circa 8,5% del totale. Anche passando a bruciare il gas naturale in maggiore quantità, che ha un tenore di carbonio inferiore al petrolio, la diminuzione della anidride carbonica prodotta dalla combustione, non sarà molto elevata. Il metano produce, infatti, il 25% di emissioni di anidride in meno rispetto alla benzina. Gli altri impieghi di combustibili richiesti dall’attività umana non paiono neppure destinati ad una drastica riduzione. Il cosiddetto aumento dell’effetto serra, almeno per la parte direttamente imputabile all’attività umana, nonostante i propositi espressi dalla conferenza di Kyoto, non subirà grossi rallentamenti. Di conseguenza anche i cambiamenti climatici legati all’aumento dell’effetto serra non subiranno rallentamenti. Se invece siamo nel novero di coloro che non credono all’influenza così drammatica delle attività umane sul cambiamento del clima, dobbiamo però convenire che siamo in un periodo di riscaldamento del nostro pianeta, con conseguente ritiro dei ghiacciai. Il diagramma dell’andamento delle temperature nella nostra regione negli ultimi 11.000 anni, dopo le grandi glaciazioni, evidenzia oscillazioni molto pronunciate, sia in senso di riscaldamento, sia in senso opposto. Qualunque sia la nostra posizione in merito, la tendenza attuale del clima, che probabilmente non cambierà nel breve periodo, è dunque quella di avere temperature maggiori, quindi minore apporto di precipitazioni nevose, diminuzione dell’apporto delle superfici glaciali, cambiamento della tipologia degli eventi di pioggia. C’è la tendenza a registrare, infatti, piogge meno frequenti e più intense, con prolungati periodi di siccità. Un’altra osservazione, che nasce dall’esame dei diagrammi dell’energia prodotta nel corso dell’anno, è che si registra una tendenza ad un anticipo nell’anno dei massimi di produzione. La cosiddetta morbida, cioè il periodo durante il quale c’è abbondanza d’acqua nei torrenti e nei fiumi, a causa dello scioglimento delle nevi, e quindi si produce molta energia, registra, come sopraddetto una tendenza all’anticipo. Questo sta ad indicare che si registra forse una tendenza all’aumento anticipato delle temperature che causa un più precoce scioglimento delle nevi stesse.
Infatti la Società C.V.A. ha a disposizione la maggioranza di impianti cosidetti ad
acqua fluente
. Sono questi impianti che turbinano l’acqua prelevandola al momento direttamente dai torrenti o dai fiumi, senza che sia possibile accumulare l’acqua stessa per utilizzarla in periodi più remunerativi, sotto l’aspetto commerciale. È certamente utile poter immettere energia sul mercato nel momento in cui lo stesso la richiede, perché si ottengono prezzi migliori. C.V.A. essendo dotata dei tipo di impianti sopraddetti, non può quindi che produrre una parte consistente dell’energia totale in concomitanza con la presenza in alveo di portate d’acqua consistenti e l’acqua in eccesso, che non può essere turbinata dalle macchine, è persa. In ogni caso accumulare una certa quantità di acqua per utilizzarla in momenti diversi da quelli nei quali è naturalmente disponibile nei corsi d’acqua è l’unico modo che consente di produrre energia nei periodi nei quali è più necessaria per la comunità oppure è economicamente più conveniente. L’energia prodotta con l’impiego dell’acqua, che è la fonte rinnovabile di gran lunga più importante, dalla quale si ricava circa il 18% dell’energia totale utilizzata nel nostro paese, consente anche un cospicuo risparmio energetico. Ogni 11500 Kwh prodotti con l’acqua, il consumo annuo di tre famiglie, consentono di risparmiare 1 TEP – tonnellata equivalente di petrolio – con conseguente diminuzione della bolletta energetica che dobbiamo pagare con i paesi esteri fornitori dei combustibili fossili e contemporaneamente con diminuzione dell’immissione in atmosfera di gas serra. La produzione media annua della Valle d’Aosta, totalmente idroelettrica e pari a circa 2.700.000.000 di Kwh annui, consente quindi alla nostra comunità di risparmiare ogni anno circa 235.000 TEP contribuendo a migliorare la bilancia dei pagamenti e il clima. L’accumulo di acqua può essere fatto solo costruendo dei serbatoi che potrebbero avere una pluralità di utilizzi, consentendo la produzione di energia in tempi diversi da quelli nei quali c’è naturale disponibilità d’acqua, un utilizzo più razionale dell’acqua disponibile nell’anno per l’irrigazione, un migliore controllo delle piene che si verificano nei corsi d’acqua; pertanto il serbatoio svolgerebbe anche una positiva funzione di ridistribuzione delle precipitazioni in funzione delle varie esigenze, limitando l’effetto dei periodi di siccità. La presenza di una diga, col relativo serbatoio, sul territorio è sempre benefica per il controllo delle piene. Infatti è piuttosto ovvio che, se c’è un volume d’acqua che si può accumulare in diga perché questa non è piena, la quantità di acqua scaricata è minore di quella che affluisce al serbatoio. Anche nel caso in cui la diga sia piena, si verifica un “taglio” della massima portata in arrivo. Se la diga è piena, infatti, il livello dell’acqua nel serbatoio deve salire perché possa smaltirsi la portata in arrivo sulla soglia fissa di scarico di cui è dotata la diga stessa. Salendo il livello nel serbatoio una parte di acqua si accumula nel serbatoio stesso e scende a valle solo successivamente; ecco perché dalla diga, con onda di piena in aumento, è scaricata una quantità d’acqua inferiore a quella che entra e quindi si taglia in modo automatico l’onda di piena. Per garantire questo effetto favorevole, la legge impedisce poi ai gestori di manovrare gli scarichi manuali in modo da scaricare una quantità d’acqua superiore a quella in arrivo. Potrebbe essere quindi estremamente utile per l’intera comunità pensare a costruire qualche nuovo sbarramento, di dimensioni medie, da utilizzare con uso plurimo, oltre che economicamente remunerativo non solo per i gestori degli impianti idroelettrici, ma per tutti gli
stakeholders
. In una annotazione finale, si può rimarcare come la presenza di nuovi sbarramenti possa essere vista positivamente anche dal punto di vista paesaggistico/turistico; questi nuovi invasi potrebbero diventare laghetti alpini da utilizzare a scopo turistico, come avviene in altre realtà nazionali, quali per esempio la diga di Ridracoli, in Romagna, sfruttata per la navigazione estiva con un battello, oppure la diga di Ceresole Reale, in valle Orco. In estate, infatti, le sue acque offrono la possibilità di praticare il
windsurf
, la canoa e la pesca, mentre sulle sue spiaggette molti gitanti prendono il sole, godendosi nel contempo una fresca brezza e lo straordinario spettacolo delle svettanti montagne, e soprattutto in realtà estere, quali per esempio la grande diga di Serre-Ponçon situata nei pressi di Embrun (Francia), sul fiume Durance, il cui sfruttamento turistico, considerando anche la notevole estensione del lago, ha portato ad un grande sviluppo turistico, assolutamente impensabile senza il lago artificiale.
Un ultimissimo aspetto innovativo di una soluzione di questo genere, potrebbe essere quello “politico” ovvero una decisione straordinaria, presa dall’Amministrazione Regionale, che vada nella direzione di sfruttare al meglio la risorsa idrica disponibile sul territorio, dove la parola sfruttamento dovrebbe essere vista in senso finalmente positivo e non come depauperamento e minaccia alla natura. Diviene quindi ovvio progettare i nuovi invasi con caratteristiche morfologiche che sposino bene l’ambiente circostante, salvaguardandone le peculiarità e magari valorizzandone alcuni aspetti oggi non valutati appieno. Si può pensare all’impiego di materiali per costruire meno impattanti del calcestruzzo, realizzando, per esempio, dighe in terra i paramenti delle quali saranno inerbiti, oppure costruendo apposite mimetizzazioni dei paramenti di valle in materiali naturali.
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