TRASPIRABILITA' ED INERZIA TERMICA
di Simona Agostino e Lorenzo Frassy
Il problema dell’eccessiva umidità all’interno delle abitazioni è determinato quasi sempre da una elevata produzione di vapore da parte degli abitanti (cucinando, lavandosi, nell’asciugare i panni, ecc.). In media si registra una produzione di 10 litri di acqua (sotto forma di vapore) a famiglia. Per ripristinare lo stato di benessere e per evitare danni (muffa, ecc.), l’acqua che si presenta come aria umida deve essere smaltita. Soltanto il 2% di questa umidità riesce ad essere smaltita per diffusione (traspirazione) attraverso muri e coperture, anche ipotizzando la presenza di strutture traspiranti; il resto va eliminato mediante il ricambio dell’aria ambiente, ad esempio, aprendo le finestre. L’umidità dell’aria nelle nostre case è tutt’altro che costante: si manifestano usualmente picchi che rischiano di superare facilmente il livello ammissibile del 70%. Dunque è importante che le superfici interne (muri, solai, pavimenti) abbiano la capacità di assorbire il più possibile l’umidità dall’aria, e di restituirla all’aria ambiente, in un secondo momento, quando i valori si riportano su valori inferiori. Questo effetto spugna rimane intatto a condizione che il materiale non venga trattato con vernici che riducono la traspirazione. Un intonaco cementizio, ad esempio, assorbe tre volte di meno umidità di una lastra di gesso, mentre il legno ne può incorporare ancora più del gesso. La caratteristica della traspirabilità di uno specifico materiale è espressa tramite il valore µ, che indica quante volte il materiale in questione è meno diffusivo (traspirante) rispetto all’aria a parità di spessore e di condizioni termiche. Il valore unitario di µ è attribuito all’aria in condizioni stazionarie ed aumenta con il diminuire della traspirazione. In altre parole, un muro di mattoni con µ = 10 ed un pannello di polistirolo con µ = 200, avranno una capacità di traspirazione rispettivamente 10 e 200 volte più bassa rispetto ad uno spessore equivalente di aria stazionaria. Un pezzo di legno fresco, con il 40% di umidità, se lasciato asciugare naturalmente impiegherà circa 2 mesi per raggiungere il 20% di umidità, così pure se è rivestito di una guaina a diffusione; la carta oleata costituisce un leggero freno al vapore che rallenta l’asciugatura portandola a 3-4 mesi; con una guaina in polietilene o una carta catramata di rivestimento il legno non riesce più ad asciugare e dopo 6 mesi comincia ad ammuffire per poi marcire. Una casa con una struttura totalmente in legno non trattata e tamponata con mattoni in argilla cruda, non presentando punti di barriera vapore, può conservarsi anche 1000 anni senza bisogno di trattamenti antimuffa o antitarlo, necessari altrimenti in presenza di umidità. Deve essere tenuto in conto la capacità di assorbimento che presentano i diversi materiali: ad esempio la fibra di vetro assorbe sino a circa il 20% dell’umidità relativa dell’aria, il polistirene sino al 50-60%, mentre la fibra di legno, che ha una igroscopicità elevata, continua ad assorbire acqua sino a valori altissimi di umidità. Tale proprietà ne fa un validissimo volano igrometrico, in grado di smorzare le fluttuazioni accidentali di umidità, contribuendo in modo decisivo al benessere abitativo. I materiali isolanti, infine, dovrebbero avere anche un buon comportamento all’umidità, ovvero non cambiare le loro caratteristiche isolanti qualora posti in ambienti umidi. Il polistirene, avendo una struttura a cellule chiuse, mantiene intatte le sue caratteristiche, mentre materiali come la fibra di vetro o di roccia perdono totalmente le loro proprietà isolanti anche assorbendo una quantità minima di umidità. L’uso di materiali con tali problemi, qualora si tema la presenza di umidità, impone la posa di guaine barriera al vapore, per non creare grossi danni alle strutture. Se ci domandiamo quali sono le caratteristiche importanti di una finitura decorativa, per mantenere nel tempo ambienti sani e piacevoli, la risposta la troviamo nel compromesso tra traspirabilità e idrorepellenza: è lo stesso concetto applicato ai capi di abbigliamento o alle calzature di ultima generazione. L’impiego di particolari prodotti permette di creare l’effetto di una membrana superficiale che protegge dalle infiltrazioni ma che si lascia attraversare dal vapore acqueo. La struttura del prodotto impermeabilizzante consente di ottenere un film a porosità controllata: le dimensioni dei pori sono tali da consentire la fuoriuscita del vapore ma non da lasciar entrare l’acqua in forma liquida, in quanto le molecole di liquido hanno una dimensione notevolmente maggiore di quelle di vapore.