TERRITORIO IN OFFERTA
Un’offerta turistica valdostana articolata su un maggior numero di mesi rispetto a quella attuale è senz’altro costruibile e proponibile.
TURISMO DI PASSAGGIO E DI BREVE DURATA
di Gabriella Morelli
Soggiorni più brevi e più vacanze diluite durante tutto l’arco dell’anno. Questa in generale la nuova tendenza del mercato del turismo. La durata media della vacanza si riduce, agosto perde quota in favore di giugno, di luglio e di settembre.
In Valle d’Aosta la durata media del soggiorno su base annua è pari a 3,7 giorni che corrispondono a una durata media di 4,1 giorni durante la stagione invernale e di 3,7 giorni durante la stagione estiva.
La tabella qui a fianco riporta, per ciascuna delle provenienze turistiche più significative per la Valle d’Aosta, la durata media della vacanza sia estiva sia invernale.
Al di là della tendenza generalizzata all’accorciamento della durata dei soggiorni nelle destinazioni turistiche, i modelli di consumo della vacanza non sono gli stessi per tutti i paesi e variano in funzione sia della tipologia di vacanza (invernale o estiva) sia della maggiore o minore distanza tra il luogo della vacanza ed il luogo di residenza. Le vacanze invernali sono mediamente più lunghe anche perché, per la vacanza neve, e specie per talune provenienze, prevale il turismo organizzato su quello individuale. Durante la stagione estiva, invece, la durata media del soggiorno è decisamente bassa e si posiziona al di sotto del dato medio nazionale: 3,7 giorni è il tempo medio di permanenza in Valle d’Aosta in estate contro i 5,2 giorni del Trentino. Il carattere di estrema prossimità dei nostri flussi turistici incide senz’altro negativamente sulla durata della vacanza, ma anche i turisti provenienti da paesi più lontani, quali la Germania o la Spagna, si trattengono a ben vedere molto poco nelle nostre località.
Aumentano gli arrivi – ovvero il numero dei turisti – e si riducono le presenze – ovvero il numero dei pernottamenti in Valle. Cresce dunque il consumo del territorio e si riduce, almeno per il comparto ricettivo, l’indotto economico generato su quello stesso territorio. Al di là di tutte le considerazioni che possono essere fatte circa l’indotto generato sull’intero sistema economico valdostano da un turismo di passaggio e di breve durata, spesso la propensione a spendere è maggiore quando il soggiorno è breve; è un dato di fatto che la filiera dell’ospitalità risulta penalizzata dalle attuali tendenze della domanda.
Se la riduzione delle presenze è realmente percepita come un problema cui occorre porre rimedio, le strategie di intervento possibili sono due: modificare l’offerta turistica per adeguarla alle mutate caratteristiche della domanda oppure lavorare sull’offerta turistica attuale e sulla comunicazione della medesima per cercare di modificare la domanda.
La prima soluzione implica un ripensamento dell’offerta turistica e della sua articolazione nell’arco dell’anno solare al fine di intercettare quella nuova quota di domanda turistica orientata allo short break, ovvero al consumo di vacanze più brevi e più frequenti posizionate lungo l’intero arco dell’anno. Un’offerta turistica valdostana articolata su un maggior numero di mesi rispetto a quella attuale è senz’altro costruibile e proponibile, almeno in linea teorica: i mutamenti climatici in atto e la mitezza delle temperature degli ultimi anni rendono ormai le risorse turistiche della nostra regione, quelle che potremmo chiamare la materia prima del nostro prodotto turistico, fruibili anche durante i mesi di maggio, di settembre e di ottobre. Il trekking e l’escursionismo possono essere praticati anche nei mesi di settembre e di ottobre, quando lo svolgimento di tali attività ben si coniuga con la scoperta dei colori delle foglie e degli animali che in autunno possono essere incontrati anche a quote più basse; l’enogastronomia conosce il proprio culmine proprio nella stagione autunnale con una notevole concentrazione di manifestazioni e di fiere; il turismo culturale, si sa, predilige le stagioni intermedie. Tuttavia, per rispondere ad una domanda turistica spalmata su tutti i mesi dell’anno la potenziale fruibilità dei patrimoni naturalistico, storico-culturale ed enogastronomico valdostani non basta; occorrono destinazioni turistiche funzionanti con strutture ricettive, bar, ristoranti, negozi aperti. La difficoltà di sviluppare e costruire un prodotto turistico primaverile ed autunnale risiede, per la Valle d’Aosta, nei mutamenti organizzativi e gestionali che si impongono alle aziende ed alle imprese del settore che operano ancora molto spesso ed in molte località con contratti di fornitura di servizi e di lavoro dipendente di tipo stagionale.
La seconda strada, più difficile, abbiamo detto essere quella di riuscire a modificare le attuali tendenze della domanda del prodotto turistico Valle d’Aosta, attraverso un’offerta più attrattiva, più strutturata, più propositiva che spinga il turista ad allungare, anche di un solo giorno, la durata della propria vacanza in Valle. Il patrimonio storico-culturale della nostra regione è molto consistente, è diffuso su tutto il territorio, è di notevole pregio e valore. Quanti, tra gli addetti del settore, con esclusione evidentemente delle guide turistiche, ne hanno reale contezza e sanno proporre al turista un itinerario culturale diverso da quello dei soli castelli? Proposte culturali più varie ed articolate: dal Cromlech all’epoca pre- romana e romana, dall’architettura tradizionale a quella alpina, fino all’arte contemporanea. Indurrebbero un turista itinerante a fermarsi qualche giorno di più se maggiormente consapevole di quello che c’è da vedere. L’offerta turistica sportiva è un altro segmento importante. Colui che sceglie una vacanza di tipo sportivo, perché appassionato di una determinata disciplina sportiva che intende praticare in vacanza (ciclismo, mountain bike, alpinismo, arrampicata, sci estivo), dedica generalmente alla vacanza un tempo superiore a 2 giorni: proposte turistiche sportive organizzate con programmi di attività definiti attirerebbero maggiormente questo target di clientela che oggi sceglie altre destinazioni più strutturate e con una gamma di servizi a supporto più ampia e di maggiore qualità. I prezzi sono un’altra leva: politiche commerciali mirate, con sconti o riduzioni per i soggiorni prolungati, rilancerebbero probabilmente la scelta di vacanze più lunghe e non concentrate nei soli week end. E poi non dimentichiamo la soddisfazione del cliente: per una destinazione turistica di montagna, per la quale una delle principali motivazioni della vacanza è il relax, il trovarsi bene, il piacere di stare in un posto e di vivere l’atmosfera di quel luogo, il legame affettivo che si crea con il gestore della struttura ricettiva e con la località turistica nel suo insieme, sono fattori cruciali che incidono, altre realtà lo dimostrano, sulla propensione del turista a trattenersi più a lungo in un posto oltre che a tornarvi.
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