L'approvazione del PTP (piano territoriale paesistico) e della legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 ha posto le condizioni per un ripensamento in chiave critica delle linee di sviluppo sull'uso del territorio perseguite finora. Tali condizioni sono riportate negli articoli i rispettivamente della legge regionale e del PTP (vedi riquadro a parte).
Se il Consiglio regionale e la Giunta regionale con l'approvazione della legge nonché dei relativi provvedimenti attuativi e del PTP hanno enunciato i principi, il grosso lavoro di traduzione di tali indirizzi in azioni concrete spetta ora ai Comuni che, nell'adeguare i loro PRG (piani regolatori generali), hanno di fronte la possibilità di operare un semplice adeguamento legislativo e pertanto riconfermare il proprio PRG oppure operare un ripensamento critico della pianificazione assumendo delle decisioni che pongono le basi per la costruzione di un modello di sviluppo che darà i suoi frutti solo nel lungo periodo.
I Comuni si avviano dunque a rivedere gli strumenti urbanistici per adeguarli al PTP; questo "adeguamento" non dovrebbe essere inteso come un fatto puramente formale -una congruenza di norme prescrittive - quanto un momento di crescita culturale. Fare un Piano non è un problema di soli tecnici, ma di chi vive sul territorio.., le persone dovrebbero essere e sentirsi più coinvolte nel progetto di vita... L'obiettivo è creare condizioni di vita migliori, più sane, più equilibrate con l'ambiente.
In concreto questo vuole dire operare delle scelte che favoriscano la nascita di uno sviluppo più sostenibile di quello attuale.
La pianificazione ha il compito di determinare l'uso del territorio e per fare ciò oggi è richiesta dalla legge una ingente mole di informazioni di supporto alle decisioni che vanno dalla conoscenza dei fenomeni naturali come le valanghe, le frane, le inondazioni; alla conoscenza dei valori intrinseci del territorio come il paesaggio, i valori naturalistici; alla conoscenza dei valori antropici come i beni culturali; alla conoscenza dei fenomeni socio-economici in atto. Un ottimo risultato sarebbe già rappresentato dal fatto che le scelte di pianificazione tengano conto di tutti questi valori raggiungendo il giusto equilibrio tra lo sviluppo prevedibile e le risorse disponibili. Se però il piano vuole andare oltre nell'ambito dei principi della bioarchitettura, dovrebbe essere prodotto uno sforzo ulteriore, infatti per garantire una pianificazione che sia veramente indirizzata a favorire i principi di architettura bioecologica si dovrebbero valutare anche altri aspetti, se ne cita uno per tutti: il risparmio energetico. Uno dei principi della bioarchitettura infatti è costituito dall'uso di energia alternativa e comunque orientato verso il risparmio dell'energia. Questo obiettivo può essere assecondato scegliendo, ad esempio, per la nuova edificazione delle zone ben esposte all'irraggiamento solare, oppure introducendo nelle norme tecniche delle disposizioni che prevedano la possibilità di realizzare serre bioclimatiche o dispositivi per il risparmio energetico senza che queste superfici siano computate nella superficie utile a fini urbanistici. Le stesse norme dovrebbero garantire la possibilità di installare dei pannelli solari o dispositivi passivi per il risparmio energetico secondo principi di un corretto inserimento ambientale, dovrebbero prevedere delle agevolazioni per l'uso di materiali locali e riciclabili quali il legno e la pietra tenendo conto del giusto equilibrio tra risorsa, uso del materiale e costo ambientale.
Si dovrebbero immaginare norme meno vincolanti per il recupero degli edifici esistenti dove è importante il risultato finale e non tanto il singolo elemento edilizio, agevolando l'uso di tecniche e tecnologie tradizionali che meriterebbero una rivalutazione come vero elemento di pregio più che la salvaguardia estetica di un bene che è destinato altrimenti a sparire.
La pianificazione potrebbe anche fare molto per affiancare il cittadino nella corretta gestione dei rifiuti, nella corretta gestione delle risorse idriche (acquedotto e fognature) consentendo e favorendo per esempio la creazione di impianti distinti per la vaschette dei wc (acqua non potabile o di recupero) e l'acqua potabile, progetti di fitodepurazione, progetti per l'irrigazione con acqua non potabile delle aree verdi private e pubbliche in accordo con i consorzi irrigui. Si potrebbero favorire, sempre con norme di piano, le progettazioni che prevedano la creazione di impianti per il teleriscaldamento, il posizionamento di reti interrate per la distribuzione del gas, dell'elettricità, dei segnali televisivi ecc..
Sempre il piano potrebbe e dovrebbe valutare attentamente la coesistenza di attività inquinanti (industrie, viabilità ecc.) con destinazioni residenziali ed in particolare con destinazioni sensibili come le scuole. L'integrazione ed il coordinamento dei piani di tutti i livelli: sviluppo turistico, gestione rifiuti, viabilità, parcheggi, protezione civile, siti di teleradiocomunicazione, ecc. dovrebbe infine garantire l'ottimizzazione delle azioni ed orientare le scelte verso uno sviluppo sostenibile. Bioarchitettura, bioedilizia, architettura bioecologica, geobiologia, ecologia, sviluppo sostenibile... .e pianificazione urbanistica, tanti termini per definire una unica esigenza ovvero quella di vivere in un ambiente costruito o non, che consenta lo sviluppo biologico e psicologico dell'uomo secondo dei ritmi e in condizioni il più possibile vicine alla natura dell'uomo stesso. Vorrei anche subito chiarire che tali principi non appartengono ad una élite o ad un gruppo ma sono a mio avviso patrimonio di tutti quanti. Lo sviluppo dell'uomo si basa da sempre su regole di organizzazione sociale che rispecchiano l'ambiente in cui si è sviluppato un certo gruppo di individui, così l'uomo si è adattato ai climi polari o alle foreste tropicali, utilizzando quanto poteva trarre dall'ambiente in cui viveva. Lo sviluppo tecnologico ed industriale che la società ha conosciuto negli ultimi secoli ha mano a mano sostituito questa organizzazione e questa conoscenza dell'ambiente che, per assurdo, è diminuita ed è stata sostituita da altre conoscenze che hanno ancora oggi la pretesa di governare da sole l'evoluzione. Certamente le problematiche dell'inquinamento delle acque, dell'aria, del suolo hanno risvegliato la sensibilità di molti uomini, ma il processo di revisione di molte scelte sbagliate è molto lungo e a volte irreversibile. Da solo un individuo può fare poco, infatti può migliorare la propria vita adottando comportamenti più responsabili, ma rimarrà fortemente condizionato dalle regole della società in cui vive e dai problemi che essa conosce. Gli individui tutti insieme possono invece contare molto, infatti se tutti adottassero certi comportamenti allora gli effetti apparirebbero visibili.
Quando si parla di un insieme di individui, nella nostra società si può immaginare molto facilmente l'ente pubblico. Purtroppo spesso l'individuo non si sente responsabile perché ritiene che sia l'ente pubblico a dover prendere le iniziative e ad assumere le decisioni, a volte però l'ente pubblico, non essendo stimolato dall'individuo, rimane inerte ed insensibile di fronte ai problemi.
La nostra Regione non sfugge a questa logica ma anzi per la situazione particolare del territorio questi aspetti sono a volte amplificati.
La realtà valdostana, in quanto ad uso del territorio, ha visto una evoluzione repentina dovuta allo sviluppo turistico ed alla industrializzazione che hanno sradicato la tipica organizzazione agricola del territorio. La sensibilità verso le tematiche concernenti un corretto uso del territorio, negli ultimi tempi, dimostra un accresciuto senso di responsabilità della popolazione e dei suoi rappresentanti e ciò lo si può constatare da diversi indicatori. A noi qui interessa evidenziare come nel settore della pianificazione territoriale si stia vivendo un momento chiave nel quadro di un uso più attento del territorio e dei principi di sviluppo sostenibile che è anche un principio fondamentale della bioarchitettura.
Vorrei affermare, coniando forse un neologismo, che non esiste bio-architettura senza bio-urbanistica.
In conclusione vorrei richiamare l'esempio di un ente pubblico che ha tentato uno sforzo nella direzione di dare alcuni consigli per una pianificazione eco-sostenibile. La provincia di Massa Carrara adottando una risoluzione sull'impiego di tecnologie e dei principi eco-sostenibili nella redazione degli strumenti urbanistici generali comunali diceva tra l'altro:
· ritiene che l'architettura bioecologica sia un fondamentale mezzo di risparmio energetico e un vitale volano di creazione di nuove occupazioni;
· ritiene indispensabile la promozione e lo sviluppo di una nuova cultura del costruire attenta alla salvaguardia dell'ambiente, ai cicli energetici dell'ecosistema e che utilizzi i principi progettuali dell'architettura ecosostenibile;
· considera molto importante la formazione di una nuova generazione di progettisti, architetti e costruttori tecnicamente e culturalmente preparati per applicare nella pratica professionale questi principi;
· invita i Comuni a predisporre normative e/o strumenti da inserire nei propri PRG, vincolanti in merito all'utilizzo di nuove tecnologie di materiali e concetti costruttivi ecosostenibili;
· invita i Comuni ad armonizzare i criteri di valutazione della qualità dell'edificato secondo i seguenti parametri;
· presenza di zone "geologicamente disturbate";
· presenza di gas tossici (es. Radon);
· incidenza della "gabbia metallica" sui fenomeni di elettromagnetismo naturale o artificiale distorti e/o indotti dal preponderante attuale utilizzo del cemento armato nelle costruzioni;
· presenza di materiali tossici (vernici, colle, amianto, formaldeide, solventi, ecc..);
· predisposizioni di guide per la redazione di progetti edilizi conformi ai principi bioclimatici; capacità dell'edificio di ricambio d'aria e smaltimento dell'umidità;
· capacità dell'edificio di una forte inerzia termica;
· invita i Comuni a predisporre appositi sgravi fiscali relativamente agli oneri di urbanizzazione per gli edifici a "basso consumo" e conseguentemente a bassa emissione di inquinanti.
Fatte le debite proporzioni mi verrebbe da dire, per concludere con una provocazione, che i nostri antenati, con le tecniche costruttive testimoniate dalle abitazioni che ci hanno tramandato; con l'organizzazione, la localizzazione e l'inserimento dei nostri villaggi nel territorio; con la gestione e l'uso del territorio che per secoli ha garantito la sopravvivenza della popolazione valdostana mantenendo inalterata la rigenerazione delle risorse; ci potrebbero insegnare, senza bisogno di andare a cercare molto lontano, quali sono i veri principi dell'architettura bioecologica o della pianificazione eco-sostenibile applicabili con successo nella nostra Regione.
LEGGE REGIONALE 11/1998
Art. 1 (Principi fondamentali)
1. Con la pesente legge la Regione determina le condizioni giuridiche riguardanti l'uso del proprio territorio, idonee a perseguire lo sviluppo sostenibile del territorio medesimo.
2. Per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, salvaguardando il diritto di tutti a fruire, con pari possibilità delle risorse del territorio, senza pregiudicare la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future, nella consapevolezza sella particolare rilevanza ambientale che caratterizza il territorio della Regione.
3. La pianificazione territoriale-paesistica, urbanistica, di settore e la programmazione generale e settoriale sono orientate a perseguire uno sviluppo sostenibile gestendo le risorse in modo misurato e compatibile con l'ambiente, tutelando il paesaggio e i beni culturali, riservando all'agricoltura le buone terre coltivabili, perseguendo il pieno recupero del patrimonio edilizio, qualificando le zone a destinazione artigianale e industriale e riservando aree adeguate agli impianti ed alle strutture di interesse pubblico, evitando l'edificazione sparsa e favorendo una distribuzione equilibrata della popolazione sul territorio.
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PIANO TERRITORIALE PAESISTICO
Titolo1. NORME GENERALI
Natura e finalità del Piano Territoriale Paesistico (PTP) della Valle d'Aosta 5. Le prescrizioni e gli indirizzi del PTP perseguono - nel loro insieme - l'obiettivo di assicurare uno sviluppo sostenibile che salvaguardi il diritto di tutti a fruire, con pari possibilità, delle risorse del territorio. Le prescrizioni e gli indirizzi aventi rilevanza paesistica perseguono altresì l'obiettivo di tutelare e valorizzare l'identità del paesaggio, di renderne evidenti e fruibili i valori e di assicurare la stabilità ecologica.