La pratica dello sci nelle stazioni del comprensorio del Monterosa Ski inizia principalmente negli anni '60 quando le infrastrutture erano costituite dai soli impianti di risalita, per la maggior parte sciovie con alcuni impianti aerei di portata molto limitata. All'epoca le stazioni erano di piccole dimensioni con pochi impianti che non erano collegati sciisticamente tra di loro e non esisteva neppure il collegamento intervallivo tra le valli di Ayas e di Gressoney attraverso il colle della Bettaforca. Le piste di discesa sfruttavano per lo più le zone prative. La conformazione del territorio e le notevoli precipitazioni nevose non richiedevano particolari interventi da parte delle società di gestione, nè nel periodo estivo e nemmeno nel periodo invernale, basti pensare che la battitura pista era fatta solo dopo le nevicate e nella maggior parte dei casi a scaletta. Nel giro di alcuni decenni si assiste ad un rapido sviluppo degli impianti funiviari della zona, si costruiscono nuove linee, si comincia a lavorare le montagne e nasce il vasto comprensorio del Monterosa Ski che raggruppa pressoché tutte le piccole stazioni e completa il collegamento tra Ayas e Gressoney-La-Trinité.
Alla creazione dell'attuale comprensorio si accompagna una razionalizzazione ed un ammodernamento degli impianti. Si vede un incremento marcato della pratica dello sci da discesa che passa da uno sport d'élite degli anni sessanta ad uno sport di massa dei giorni nostri.
Ecco che sorge la necessità di avere non solo piste adeguate, ma anche la garanzia dell'innevamento al fine di non compromettere la fiorente attività economica delle società di gestione e di tutte le attività connesse. Alla fine degli anni ottanta nascono quindi i primi impianti di innevamento programmato quale conseguenza delle scarse precipitazioni nevose.
Impianti di risalita con notevole portata, aumento dell'afflusso di sciatori, installazioni degli impianti per la "neve artificiale" e un modo moderno di battere le piste giornalmente con l'uso di mezzi battipista dotati di verricello sono tra i principali motivi che inducono ad intervenire sulle piste di discesa per una risistemazione e nel contempo ad effettuare un recupero idrogeologico di tutte quelle zone degradate dai movimenti di terreno che si sono susseguiti negli anni per la costruzione degli impianti e delle strade di cantiere, per le linee elettriche, per le stesse piste e quantaltro connesso.
L'attuale concezione di preparazione delle piste, sensibile alle problematiche di tutela del nostro patrimonio ambientale, prevede importanti interventi nella stagione estiva. Si tratta principalmente di regolamentare il deflusso delle acque piovane controllando i fenomeni erosivi e di procedere alle operazioni di spietramento, apporto di terreno vegetale, semina e concimazione per ottenere l'inerbimento di tutte le zone sciabili. E stato altresì messo a punto un programma di manutenzione annuale dei lavori effettuati.
I vantaggi conseguenti sono molteplici.
In primo luogo, nella gestione invernale è necessaria una minore quantità di neve per rendere le piste sciabili, il che si traduce in un notevole risparmio di energia per la produzione di neve programmata, in una maggior facilità di battitura e di trattamento delle piste con conseguente minor spreco di carburante ed infine più garanzie d'imnevamento con una miglior fruibilità da parte degli utenti.
In secondo luogo, nel periodo estivo, vi è la possibilità di gestire il pascolo sulle piste stesse e quindi di ripristinare ed incrementare ulteriormente le aree verdi patrimonio fondamentale delle nostre montagne.
Qui di seguito si riporta una descrizione delle metodologie tipiche di lavoro applicate.
METODI DI LAVORO
La metodologia di lavoro che viene applicata e che è già stata ampiamente sperimentata in anni di interventi sul comprensorio del Monterosa Ski, da parte della Monterosa SpA. si avvale delle seguenti attrezzature:
· escavatori, bulldozer, pale gommate;
· trattori e automezzi fuoristrada;
· betoniera;
· perforatore idraulico semovente;
· botte per idrosemina trainabile o trasportabile su autocarro;
· rimorchio spandiletame.
Descrizione delle varie fasi di lavorazione:
· sbancamento: è la prima fase dell'intervento consistente in scavi e movimento di terra con l'ausilio di escavatori e bulldozer e dove necessario del perforatore idraulico semovente;
· taglio di alberi: fa parte anche esso della prima fase e si limita allo stretto necessario;
· opere di drenaggio: laddove sul terreno si mostra la presenza di acqua è necessario operare alla costruzione di un sistema di drenaggio tramite scavo di trincee, rivestimento delle stesse con tessuto non tessuto, posa di tubi microfessurati e riempimento con materiale drenante;
· livellamento del fondo con spietramento e riporto di materiale fine: fase di finitura ad opera di escavatori nella quale si procede alla rimozione delle pietre affioranti e il riporto di materiale fine che viene, in caso di scarsità, reperito sul posto con lo scavo di piccole cave in zone di abbondante terreno sedimentato che vengono poi riempite con i sassi ricavati dallo spietramento e ricoperte con materiale fine. Si termina con il rullaggio del fondo per mezzo dei cingoli della macchina operatrice per facilitare l'attecchimento delle prime colonie di inerbimento nei piccoli solchi da essi prodotti;
· modellamento dei raccordi con il terreno circostante: fase di finitura in cui l'uso dell'escavatore si presta molto bene ottenendo ottimi risultati soprattutto in termini di pulizia e precisione. Dove si rende necessario, per eccessiva ripidità delle scarpate, si provvede a stabilizzare il terreno con l'applicazione di reti in geojuta in attesa dell'avvenuta ricostituzione del manto erboso;
· costruzione di una rete di ruscelli trasversali per lo scolo delle acque: per consentire la durata nel tempo del lavoro svolto si è visto dalle precedenti esperienze che è necessario costruire delle canalette trasversali per la raccolta delle acque piovane e di disgelo, distanti tra loro circa cinquanta metri, queste confluiscono in canali collettori longitudinali e vengono smaltite in pozzi drenanti. Questa rete di canali viene inserita nel programma di manutenzione annuale, ciò permette di tenere sotto controllo l'erosione del terreno anche in futuro;
· idrosemina: in base ad una analisi chimica-agraria eseguita sui terreni interessati è stata studiata una miscela di sementi e concimi che produce ottimi risultati, peraltro già verificati nelle precedenti esperienze. La miscela che viene sparsa alle quote più alte con l'uso di botte per idrosemina Casella della capacità di 2000 litri è così composta:
- 16 grammi/mq. di concime temano "Solinure 14/38/14 particolarmente adatto ad innescare una pronta radicazione delle specie seminate (consigliato = 7-10 grammi/mq.)
-50 grammi/mq. di sementi il cui miscuglio si compone di: Festuca r.r. LAXTON 50%, Festuca ar. SAFARI 10%, Festuca r.c. MEDINA 25%, Trifoglio nano HUIA 5%, Lotus corn. LEO 5%, Trifoglio prat. RAJAK 5% (consigliato = 25-30 grammi/mq.)
- 90 grammi/mq. pacciamente cellulosico e collante vinilico (consigliato = 120-150 grammi/mq.);
· concimazione di rinforzo: per arricchire di sostanze organiche il terreno si provvede allo spargimento di stallatico.