Editoriale
Editoriale

La valutazione della compatibilità ambientale è un esercizio difficile. Si tratta di considerare diversi elementi e fattori per valutare i possibili impatti su tutte le componenti ambientali che vengono coinvolte, avendo a riferimento non sempre specifici limiti normativi ma perlopiù linee guida e indirizzi che lasciano spazi di discrezionalità. Questo compito diventa ancora più delicato in una regione come la nostra, con un territorio nello stesso tempo fragile e di grande valenza ambientale, sicuramente da trattare con la massima attenzione ma anche un territorio dove vivere è complesso e interdire la realizzazione di opere utili se non talora indispensabili per la sopravvivenza in loco delle popolazioni potrebbe portare allo spopolamento del territorio con tutte le conseguenze negative di carattere economico, sociale e anche di salvaguardia e mantenimento del territorio stesso che ciò può comportare. Ci si deve a volte muovere sulla lama di un rasoio, presi tra attacchi di speculatori da una parte e di sostenitori del “no a priori” dall’altra, per individuare le reali necessità di uno sviluppo sostenibile che contemperi le esigenze di tutela ambientale con quelle di chi vive in montagna. Questa procedura è stata introdotta con legge regionale 6 del 1991 come importante innovazione a tutela della qualità ambientale, voluta dalla Comunità europea, che per la prima volta, nell’ambito delle preesistenti norme per la tutela dell’ambiente, si prefigge l’obiettivo di stimare a priori i potenziali impatti sull’ambiente di progetti e opere proposti. La valutazione deve individuare eventuali incompatibilità delle scelte progettuali proposte, con gli obiettivi di tutela ambientale, a 360 gradi, rigettando i progetti che risultano incompatibili e imponendo per altri prescrizioni di mitigazione. Tutte le componenti ambientali vengono coinvolte, dal paesaggio alla geologia, dalla tutela dell’aria e dell’acqua, dalla flora/fauna ai rischi idrogeologici, ecc. In un’ottica di trasparenza e di coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni che la riguardano, la VIA ha da sempre previsto modalità per consentire a tutti di visionare i progetti e di presentare proprie osservazioni a riguardo. La partecipazione, inizialmente limitata, ha poi acquisito carattere più regolare e il numero delle osservazioni presentate è di conseguenza aumentato, anche grazie al recente sviluppo dell’informatica, che ha consentito di mettere a disposizione sui PC di ciascun cittadino elaborati che negli anni passati richiedevano una consultazione cartacea negli uffici regionali. Dopo oltre venti anni di applicazione della norma abbiamo ritenuto opportuno fare un bilancio dell’attività svolta per meglio comprenderne l’efficacia e analizzare in quale misura la procedura ha effettivamente contribuito alla tutela dell’ambiente.
Buona lettura.
 
Manuela Zublena
Assessore al territorio e ambiente
 
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