L'UNESCO ha proclamato il 2002 anno della montagna, perciò abbiamo pensato di dedicare i quattro numeri della rivista di quest'anno alla preparazione di questo evento con una serie di riflessioni sulla nostra regione considerata in quanto territorio di montagna.
Vivere in montagna è il titolo generale che farà da filo conduttore alle nostre pagine, proprio a significare che del territorio vogliamo occuparci non solo in quanto supporto fisico ma anche in quanto suoi abitanti, in ragione cioè del nostro rapporto di fruitori e nello stesso tempo di organizzatori e modificatori della sua stessa realtà materiale.
Ed è proprio con questo spirito che dedichiamo il primo numero di quest'anno a riflettere sul recente evento alluvionale: senza piagnistei e senza batterci il petto, ma con l'intenzione di esaminare i diversi aspetti della situazione e con la volontà di capire meglio quanto è successo. In fondo, quello che più ci ha stupito è stato il capire quanto poco conosciamo il territorio su cui viviamo. In qualche misura ci siamo sentiti traditi, come ci rendessimo conto di aver amato qualcuno che scopriamo all'improvviso nemico e ci trovassimo di colpo a vivere con un estraneo.
Anche noi, come gli alberi sradicati dalle frane, ci sentiamo con le radici all'aria. Occorre iniziare allora una ricerca serena e obiettiva, che metta in discussione senza pregiudizi tutta la nostra cultura dell'uso del suolo e che ci permetta di ricostituire con la nostra terra un rapporto di fiducia. E la prima domanda da porci in questa direzione non può che essere: in qual misura è il territorio che ci ha traditi, e in qual misura siamo noi che abbiamo tradito lui?