La violenza sulle donne è un fenomeno complesso e di vasta portata, con numeri purtroppo davvero impressionanti. Se da un lato è fondamentale continuare ad intervenire con azioni di sistema riguardanti la prevenzione, la sensibilizzazione e la formazione, nonché con interventi di tutela, sostegno e protezione delle vittime, dall’altro è importante occuparsi anche di chi queste condotte violente le pone in essere.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (c.d. Convenzione di Istanbul), individua quattro principali strategie di intervento, le cosiddette quattro P, per eliminare e contrastare ogni forma di violenza di genere: "Prevenire, Proteggere, Perseguire e Politiche". Le strategie, da porre in essere in modo sinergico, integrato ed in stretto raccordo con i servizi specializzati di sostegno alle vittime sono dirette alla prevenzione della violenza, alla protezione delle vittime e alla sanzione delle condotte lesive. I programmi per il trattamento e la presa in carico degli uomini autori di violenza o potenziali tali, in coerenza con quanto previsto dall’art. 16 della Convenzione di Istanbul, hanno l’obiettivo di prevenire e/o interrompere i comportamenti violenti, riservando attenzione prioritaria alla sicurezza e alla protezione della donna e degli eventuali figli coinvolti, nonché di limitare la recidiva, favorire l’adozione di comportamenti alternativi adeguati da parte dei maltrattanti e l’assunzione di responsabilità mediante l’acquisizione di consapevolezza della violenza agita e delle sue conseguenze. I programmi infatti si basano sulla convinzione che sia possibile intraprendere un cambiamento, poiché la violenza, nella maggior parte dei casi, è un comportamento appreso, una scelta, che può essere per l’appunto modificato attraverso un accompagnamento specializzato.
Il lavoro con gli uomini autori di violenza se da un lato deve avere come priorità quella di interrompere la violenza e garantire la sicurezza delle vittime, dall’altro si configura anche come un’azione di sistema che ha una ricaduta in un processo più ampio di cambiamento culturale per il superamento degli stereotipi di genere che portano alla discriminazione e alla violenza.
Anche la legge 19 luglio 2019 n. 69, il cosiddetto Codice Rosso, ha previsto la “rieducazione” della persona condannata attraverso la sospensione condizionale della pena subordinatamente alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso particolare enti.
Questi programmi e/o percorsi sono rivolti non solo a coloro che purtroppo hanno già avuto condotte e comportamenti violenti, ma anche a coloro che non hanno commesso atti violenti e che riconoscono di avere necessità di un supporto specifico in quanto potrebbero commetterne.
La violenza sulle donne è un fenomeno complesso e di vasta portata, con numeri purtroppo davvero impressionanti. Se da un lato è fondamentale continuare ad intervenire con azioni di sistema riguardanti la prevenzione, la sensibilizzazione e la formazione, nonché con interventi di tutela, sostegno e protezione delle vittime, dall’altro è importante occuparsi anche di chi queste condotte violente le pone in essere.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (c.d. Convenzione di Istanbul), individua quattro principali strategie di intervento, le cosiddette quattro P, per eliminare e contrastare ogni forma di violenza di genere: "Prevenire, Proteggere, Perseguire e Politiche". Le strategie, da porre in essere in modo sinergico, integrato ed in stretto raccordo con i servizi specializzati di sostegno alle vittime sono dirette alla prevenzione della violenza, alla protezione delle vittime e alla sanzione delle condotte lesive. I programmi per il trattamento e la presa in carico degli uomini autori di violenza o potenziali tali, in coerenza con quanto previsto dall’art. 16 della Convenzione di Istanbul, hanno l’obiettivo di prevenire e/o interrompere i comportamenti violenti, riservando attenzione prioritaria alla sicurezza e alla protezione della donna e degli eventuali figli coinvolti, nonché di limitare la recidiva, favorire l’adozione di comportamenti alternativi adeguati da parte dei maltrattanti e l’assunzione di responsabilità mediante l’acquisizione di consapevolezza della violenza agita e delle sue conseguenze. I programmi infatti si basano sulla convinzione che sia possibile intraprendere un cambiamento, poiché la violenza, nella maggior parte dei casi, è un comportamento appreso, una scelta, che può essere per l’appunto modificato attraverso un accompagnamento specializzato.
Il lavoro con gli uomini autori di violenza se da un lato deve avere come priorità quella di interrompere la violenza e garantire la sicurezza delle vittime, dall’altro si configura anche come un’azione di sistema che ha una ricaduta in un processo più ampio di cambiamento culturale per il superamento degli stereotipi di genere che portano alla discriminazione e alla violenza.
Anche la legge 19 luglio 2019 n. 69, il cosiddetto Codice Rosso, ha previsto la “rieducazione” della persona condannata attraverso la sospensione condizionale della pena subordinatamente alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso particolare enti.
Questi programmi e/o percorsi sono rivolti non solo a coloro che purtroppo hanno già avuto condotte e comportamenti violenti, ma anche a coloro che non hanno commesso atti violenti e che riconoscono di avere necessità di un supporto specifico in quanto potrebbero commetterne.