Scheda Esposizione

 Scheda dell'esposizione  Catalogo  Sede espositiva

Lorenzo Delleani

Museo Archeologico Regionale - Aosta
7 Dicembre 2000 - 16 Aprile 2001
MOSTRA CHIUSA

La sorella Irene a 21 anni

La sorella Irene a 21 anni

Valle d'Aosta

Valle d'Aosta

Donne sotto la pioggia (bozzetto per

Donne sotto la pioggia (bozzetto per "Il torrente Oropa")

Il calderaio

Il calderaio

L'Arco di Tito

L'Arco di Tito

Cervino

Cervino

In montibus Sanctis

In montibus Sanctis

 
Tradizionalmente considerato - con Antonio Fontanesi, Vittorio Avondo ed Enrico Reycend - tra gli esponenti della pittura piemontese dell'Ottocento, Lorenzo Delleani (Pollone, Biella 1840 - Torino 1908) viene ricordato, a centosessant'anni dalla nascita, con un'ampia, singolare, mostra antologica che la Regione Autonoma Valle d'Aosta ha voluto dedicargli anche nell'ambito di quella politica culturale che dal 1997 ha inteso promuovere per valorizzare insieme il proprio territorio e gli artisti del XIX secolo che hanno saputo trarne motivi di profonde suggestioni visive.
L'esposizione, curata da Angelo Dragone, il maggiore esperto del Maestro, da un lato si propone di documentare la continuità del suo lungo impegno creativo iniziato, quindicenne, nelle aule dell'Accademia Albertina di Torino ma maturato di fronte ai capolavori del colorismo veneto del Rinascimento, per arricchire poi di stagione in stagione la sua esperienza con un estroso studio del "vero".
A documentarlo sono alcune delle più personali vedute di città e regioni italiane (dal Biellese a Roma e alla Valle d'Aosta, di cui l'artista fu assiduo frequentatore), ma anche molti dipinti nati dai periodici ritorni alle amiche dimore di Pubino (in Monferrato) e nel Pinerolese come a Morozzo, cui s'aggiungono i soggiorni liguri e canavesani, e alcuni viaggi all'estero (a Parigi e a Lione, ma soprattutto in Svizzera e in Olanda). Un'iconografia che in ogni caso consente di seguire gli sviluppi di una vera e propria evoluzione pittorica da Delleani condotta, tra forma e colore, attraverso le rievocazioni storiche, la pittura d'ambiente e il ritratto, ma soprattutto il paesaggio dal vero rielaborato, a volte, in tele più vastamente concepite.
Delleani fu, infatti, pittore fecondo (con un catalogo di oltre tremila opere), ma innovativo ben più di quanto in genere si pensi, e come sarà più facile intendere attraverso le sequenze della mostra valdostana.
Nel suo sviluppo questa esposizione - pur seguendo un suo filo cronologico - ha inteso soprattutto mettere a confronto ravvicinato alcuni temi ricorrenti per poter seguire in maniera anche più puntuale il modularsi d'una espressiva grafia pittorica.
Così, ad un certo momento, accostando i due Archi di Tito del 1882 (proprietà privata) e del 1905 (della Galleria Ricci-Oddi di Piacenza), e in maniera altrettanto diretta gli studi e la Processione di Fontanamora (1882) con l'In Montibus Sanctis (1883 - 1884) o le due tavolette di Aratura (1882 e 1884) potrà chiarirsi nella stessa pennellata il processo di sintesi in atto e, in maniera sintomatica, anche quella libertà che intorno al 1903 davvero esplode nel bozzetto con Le Parche, quasi al di fuori d'ogni regola anatomica (con quell'occhio di traverso), ma ben dentro il sintetico cromatismo in cui l'artista ha risolto l'ideazione ambientale nella nota di un'esigenza espressionistica.
Altrove lo stesso criterio espositivo lega tra loro le grandi tele (che in genere appartengono a collezioni museali) e le tavolette ormai sparse in tutta Italia, come le sequenze dedicate agli ambienti di Morozzo - dal Castello dei Vignola, cui Delleani riapproda anche il ritorno dal viaggio in Olanda, al famoso laghetto, a volte senza cielo, e alle bialere che completano l'immagine di quel magico mondo d'acqua e di vapori - offrendo le cadenze materiche che nel sottolineare tensioni visive (e sentimentali) si direbbero aspirare al capolavoro.
Per quanto riguarda in particolare la Valle d'Aosta, assume un ruolo a sé la Processione di Fontainemore come espressione persino emblematica e spettacolare, di antiche tradizioni e sentimenti popolari che il pittore aveva riscoperto percorrendo gli stessi sentieri devozionali delle salmodianti processioni che di notte si snodavano tra Fontainemore ed Oropa, per venerarvi la Madonna Nera.



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