Michele Culpo
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Michele Culpo
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Stephan Huber
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Sol Lewitt
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Vette d'astrazione è la quarta esposizione delle cinque previste dalla rassegna Da cima a fondo.
Le opere scelte per Vette d’astrazione, a cura di Guido Comis, sono esempi di razionalizzazione e di semplificazione, di formalizzazione artistica dell’immagine dei massicci, delle vette e dei pendii innevati. Sono esposti lavori fotografici, dipinti, disegni e sculture che rappresentano in primo luogo forme di stilizzazione della montagna. L'attenzione è rivolta alla montagna come forma plastica o visiva piuttosto che al suo significato metaforico o simbolico analizzato nelle mostre precedenti Mystic Mountains, Far Away So Close e La montagna disincantata.
Particolarmente rappresentativa del tema della mostra è Complex Form, una scultura di Sol Lewitt del 1988 che traduce masse che paiono ispirate ai massicci montuosi in un articolato solido geometrico. La montagna è rivista dunque attraverso un'ottica minimalista, che riconduce la multiformità naturale ad una dimensione astratta, irrealistica, ma proprio per questo maggiormente comprensibile.
Seguendo il percorso dell'allestimento, il visitatore incontra poi i grandi disegni a china dell’artista israeliana Yehudit Sasportas , che appiattiscono i massicci in immagini bidimensionali attraversate da linee sottili.
Seguono le sculture in ceramica di Amedeo Martegani, che rappresentano montagne e scogliere la cui superficie bianca è percorsa da tratteggi colorati verticali o orizzontali come fossero curve di livello.
Walter Niedermayr presenta un dittico fotografico in cui le figure colorate di sciatori si stagliano sulla superficie candida dei campi innevati, punteggiandola ritmicamente.
Le sculture e i lightboxes di Stephan Huber ritraggono con estrema precisione le masse e i profili di cime e gruppi montuosi e, realizzate in gesso bianco, tali riproduzioni riducono la montagna a pura entità plastica.
Martino Coppes, utilizzando materiali diversi, realizza un’immagine espressamente per questa esposizione: un campanile di roccia sullo sfondo di un cielo in cui brilla un astro che si scorge da un tunnel di ghiaccio.
La scala (sia a pioli che di pietra), è un elemento ricorrente nell’opera di Massimo Poldelmengo. Nell’immagine tripartita, presentata alla Tour Fromage la successione dei gradini di una scalinata di pietra diviene parete di roccia e riproduce il profilo delle montagne che sovrastano Aosta.
Michele Culpo definisce figure e oggetti a punta di pennello su superfici campite in modo uniforme. Nel dipinto ideato per questa mostra le figure degli sciatori diverranno segni grafici sulla sfondo bianco, in modo simile a quello che avviene nell’opera fotografica di Niedermayr.
Maestri #4 di Sandrine Nicoletta è un'immagine fotografica di una cresta montana che pare affilata a colpi di sgorbia. Una successione di solchi segna infatti le pendici con tale regolarità da far apparire la natura come forma artificiale.
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