L'Arte Del Gioco Da Klee a Boetti
Museo Archeologico Regionale - Aosta 21 Dicembre 2002 - 13 Maggio 2003 MOSTRA CHIUSA
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La mostra è un’ampia rassegna che affronta il tema del gioco nell’arte del ‘900, dalle avanguardie ai videogiochi, a cura di Pietro Bellasi, Alberto Fiz e Tulliola Sparagni.
L’iniziativa, dal taglio inedito, ripercorre un tema così ricco di significati attraverso 200 opere tra dipinti, sculture, installazioni, fotografie, video e videogiochi provenienti da alcune delle maggiori collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. La lista dei prestatori comprende, tra l’altro, lo Sprengel Museum di Hannover, la Fondation Maeght di Parigi, il Bauhaus-Museum di Weimar, il Museo Jean Tinguely di Basilea, il Mart di Trento e Rovereto, la Fondazione Margherite Arp di Locarno, la Fondazione Mazzotta e la Fondazione Mudima di Milano.
Il percorso espositivo, diviso in 13 sezioni che si sviluppa sui due piani del Museo, parte dalle esperienze delle avanguardie, in particolare il futurismo, il dadaismo, il surrealismo il Bauhaus e Fluxus, per giungere sino all’interpretazione del gioco nell’arte contemporanea attraverso la presenza, tra gli altri, di Mike Kelley, Cindy Sherman, Haim Steinbach, Pipilotti Rist e Maurizio Cattelan. Gli artisti in mostra sono 70 e consentono di affrontare il gioco in tutte le sue differenti sfaccettature interpretando, così in maniera eterodossa e a tratti provocatori la rivoluzione artistica del Novecento che accoglie al suo interno fattori di casualità, precarietà, dimensione dell’inconscio e della fantasia, tutti elementi che si rintracciano nell’attività ludica. “Se la funzione dell’arte è quella di rimettere in discussione le regole costituite ponendosi come voce critica all’interno del sistema”, spiega Alberto Fiz, “ecco che il gioco diventa l’elemento essenziale per raggiungere la consapevolezza e sviluppare nuovi spazi di creatività”.
Il gioco attua un ribaltamento del punto di vista ponendo lo spettatore in continuo allarme: al contrario di quanto si possa pensare, nell’arte del gioco non c’è nulla di rassicurante. “L’arte ha in comune col gioco la libertà e il disinteresse” sosteneva Immanuel Kant alla metà del ‘700 e nel 1939, lo storico olandese John Huizinga nel suo celebre saggio Homo ludens scriveva: “Il gioco è un’azione libera, conscia di non essere presa sul serio e situata al di fuori della vita consueta che nondimeno può impossessarsi totalmente del giocatore; azione a cui in sé non è congiunto un interesse materiale, da cui non proviene vantaggio e suscita rapporti sociali che facilmente si circondano di mistero o accentuano mediante travestimento la loro diversità dal mondo solito”.
La mostra ha lo scopo di dimostrare come il gioco non sia semplicemente uno strumento, ma un sistema di pensiero in grado d’imporre una logica alternativa rispetto a quella tradizionale. E questo avviene attraverso un percorso appassionante e spettacolare, anche se filologicamente molto rigoroso. “Non vuole essere una mostra di carattere storico”, spiegano Pietro Bellasi e Tulliola Sparagni, “ma piuttosto una rassegna caratterizzata da continue sorprese e imprevisti dove l’arte si mette continuamente in gioco."
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