Tatà, Pouette, Borioule…
- Aosta 25 Giugno 2004 - 17 Ottobre 2004 MOSTRA CHIUSA
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La mostra presenta una vasta serie di giochi e di giocattoli tradizionali della Valle d’Aosta e zone limitrofe.
Le "cornaille", o "vatse de bouque", sono le piccole mucche stilizzate ricavate da un rametto di albero biforcuto, giocattoli rustici tipici della tradizione montanara e così diffuse anche nelle nostre vallate da costituire il simbolo della cultura ludica valdostana. Sono presentati nelle suggestive sale del castello di Ussel accanto a cavallini a dondolo e animali con le ruote (tatà), bambole (pouette) di pezza, trottole (borioule), slittini, cerchi, birilli e altri balocchi con cui si divertivano i bambini prima dell'avvento dei giocattoli industriali. Gli oltre 800 oggetti esposti, tutti di fabbricazione artigianale e provenienti soprattutto dalla Valle d'Aosta e dalle aree limitrofe, appartengono, ad eccezione di pochi pezzi prestati da privati, alla collezione di giochi e giocattoli antichi radunati in più di trent'anni da Pierino Daudry - fondatore e per molti anni presidente della “Federaxon Esport de Nohtra Tera” -, acquistata dall'Amministrazione regionale nel 1997. Le raccolte e le esposizioni museali incentrate su questo tema si contano numerose in Europa, ma la collezione Daudry si distingue dalle altre per lo spiccato carattere territoriale che ne ha guidato la formazione. Non è la prima volta che viene presentata al pubblico: l'occasione precedente si era verificata con la mostra "Giochi e giocattoli della tradizione popolare valdostana", tenutasi alla chiesa di San Lorenzo nel marzo 1990, che aveva riscosso un grande successo, confermando il fascino e la curiosità che i giocattoli esercitano non soltanto - com'è naturale - sui bambini, ma anche sul pubblico adulto.
Compagni indispensabili dell'infanzia, i giocattoli raccontano storie individuali, nelle quali ciascuno di noi può riconoscersi; ma sono, nello stesso tempo, elementi universali che, al pari di ogni altro oggetto della vita quotidiana, riflettono l'epoca e la cultura che li ha prodotti e li utilizza. Gli strumenti di gioco sono quindi veri e propri documenti, in grado di fornire tutto un insieme di informazioni sulle condizioni e le abitudini di vita di una società. È importante non perdere la memoria di questi semplici balocchi, dei loro nomi dialettali, di come si costruivano e di come funzionavano, perché anch'essi fanno parte del nostro patrimonio culturale e spirituale.
Accompagnati dalle immagini, in gran parte tratte dagli archivi fotografici del BREL-Bureau Régional pour l'Ethnologie et la Linguistique, e dalle testimonianze in patois raccolte per il "XXXV Concours Cerlogne" sul tema "Les jeux et les jouets traditionnels et modernes", i giocattoli esposti a Ussel ci guidano in una sorta di viaggio nel mondo dell'infanzia in Valle d'Aosta tra la fine dell'800 e la prima metà del '900.
“Le sale austere del castello e i giocattoli esposti – afferma l’Assessore Teresa Charles – sono, ognuno al proprio livello, dei pilastri della nostra storia: una storia che non è fatta solo di castelli, di chiese e di opere d’arte, di sculture, di pitture e di oreficeria, ma anche di prodotti della cultura materiale quali gli utensili da lavoro, gli oggetti d’uso comune, il sapere artigianale e l’espressione orale che, attraverso la loro semplicità, ci trasmettono l’essenza e la fisionomia di una comunità.”
La mostra è curata da Sandra Barberi, con la collaborazione di Pierino Daudry.
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