Nel vano dedicato all’epigrafia funeraria, sono esposti alcuni esempi della produzione locale: l'iscrizione di Publius Vinesius Firmus, di Valeria Mansueta, di Lucius Bæbatius Fortunatus e dei due liberti della famiglia degli Ofilii.
Nelle pietre tombali romane si leggono spesso messaggi rivolti ai passanti dal defunto come nel caso di Publius Vinesius Firmus, dove una prima parte dell’epitaffio reca la frase dedicatoria dei suoi due figli, mentre una seconda parte è come se fosse pronunciata da lui stesso.
Un dispositivo sonoro in funzione nella piccola sala diffonde le voci narranti dei defunti, creando una suggestione per i visitatori.