Pillole di storia
La cappella di San Michele viene edificata tra il 1440 e il 1441 per volontà di Giovanni Saluard, notaio del mandamento di Cly e abitante del villaggio di Marseiller. Per la decorazione del nuovo edificio sacro, egli chiama il pittore Giacomino, a cui aveva già commissionato le pitture nella sua casaforte, che sorge ancora oggi in centro alla frazione.
I nomi dell’artista e del committente sono riportati in una iscrizione a caratteri gotici dipinta sopra la porta di ingresso all’interno della cappella. In un riquadro vicino è ritratto lo stesso Giovanni Saluard insieme alla moglie, entrambi inginocchiati in atteggiamento orante, accompagnati dalla figura di san Giovanni Battista.
Mentre la decorazione esterna è andata pressoché perduta, quella interna ricopre le pareti e la volta dell’aula. Vi sono raffigurate le storie dell’Epifania, la Strage degli innocenti e il Giudizio Universale con san Michele, patrono della cappella.
In origine il ciclo pittorico si estendeva anche alla zona absidale, che venne però demolita nel 1845 e sostituita dal presbitero attuale. Risale probabilmente a quella data la stesura di uno spesso strato di scialbo che andò a coprire tutte le pitture dell’aula, ad eccezione dei riquadri con i ritratti e con l’iscrizione. Tale intervento è stato totalmente rimosso in occasione del meticoloso restauro, eseguito tra il 2017 e il 2018, che ha consentito di riportare alla luce dopo quasi due secoli il prezioso apparato decorativo dell’aula.
Committenza e contenuti
Il ciclo pittorico della cappella di Marseiller si distingue per il prestigio della committenza, per la complessità figurativa e per l’estensione. È ovvio che alla base di un intervento così importante vi sia stata una accurata progettazione, attenta alle esigenze e al gusto del committente e consapevole delle caratteristiche dei materiali da utilizzare. L’apparente semplicità che contraddistingue i cicli pittorici di Giacomino cela in realtà una ragionata e puntuale definizione di tutti gli elementi essenziali della figurazione. Sulla base delle scelte iconografiche dettate dal committente, il pittore ha elaborato un progetto che fosse in grado di esprimere con chiarezza ed evidenza i contenuti richiesti ma che nello stesso soddisfacesse il gusto, proponendo un apparato decorativo in linea con le tendenze del suo tempo.
Altro importante aspetto che il maestro di bottega doveva tenere in considerazione era l’attenta distribuzione delle scene narrative sulle pareti che dovevano adattarsi agli spazi architettonici disponibile, senza necessariamente essere disposte in base a criteri cronologici o consequenziali. Inoltre la divisione tra una scena e l’altra era talvolta dettata in base ai tempi e ai processi di asciugatura dell’intonaco.