A Torgnon c’è un luogo molto suggestivo, si chiama Petit Monde e il nome stesso dice già tutto: un vero piccolo mondo antico. Ne fanno parte due frazioni: Triatel e Etirol.
A Triatel sorge un interessante complesso architettonico, oggi sito museale, unico nel suo genere in Valle d’Aosta, formato da un raccard a schiera, una grandze e un grenier. Costruiti tra il 1463 e il 1700 sulla Créta de Triaté con tronchi di larice locale su un basamento in pietra, si sono conservati fino a oggi, con pochissimi interventi di restauro (solo il tetto è stato completamente rifatto). Interessanti sono le tecniche di costruzione e i particolari architettonici, che i maestri d’ascia hanno lasciato a testimonianza della loro bravura.
Al piano terra del raccard, nel “Labirinto della memoria” una serie di pannelli descrittivi formano un percorso didattico per spiegare il significato del museo e condurre il visitatore a conoscere la storia e l’origine del villaggio, la sua evoluzione nel tempo, le sue costruzioni, l’organizzazione e il funzionamento della vita sociale.
Nei numerosi tsé (locali interni), sono stati ambientati i vari momenti della vita quotidiana. Gli oggetti esposti sono stati donati dai Torgnolein. Il materiale raccolto è stato scelto e esposto evitando la logica del puro collezionismo che predilige la quantità, la varietà e la bellezza degli oggetti. Gli attrezzi e gli utensili, selezionati tra quelli consumati dall’uso, sono presentati in modo originale, discreto e sobrio, quasi mimetizzati nel loro ambiente naturale, perché possano esprimere tutta la loro potenzialità evocatrice.
Visitando il museo, come per incanto, ci si può immergere nella vita degli abitanti del luogo, vita dura, scandita dai ritmi lenti del lavoro dei campi. La mancanza di “rumori moderni” stimola la fantasia del visitatore a immaginare non solo i “suoni antichi”, ma anche i profumi del fieno, del grano e degli animali. La magia del luogo invita alla meditazione e la piazzetta del museo, che ogni giorno nei mesi estivi si anima di visitatori, favorisce le chiacchiere tipiche del villaggio di montagna. Ecco che il museo si trasforma e da luogo della memoria diventa un luogo pieno di vitalità e di racconti.
Il labirinto della memoria
L’espressione “il labirinto della memoria”, titolo dell’esposizione permanente al pianterreno del raccard, nata in un primo momento osservando la disposizione molto irregolare degli spazi espositivi, è stata scelta perché raffigura bene la ragnatela di ricordi, di sentimenti e di emozioni che occupano la mente umana, soprattutto in questo contesto museale.
L’origine e l’evoluzione del villaggio
Questa località ai piedi della Tsan, ricca d’acqua, ben esposta e facilmente difendibile, non poteva passare inosservata allo sguardo attento dei primi montanari che, da Djeun, cercavano nuove terre da colonizzare. Il sito per la costruzione del primo nucleo abitativo venne scelto con cura e la comunità, in stretta collaborazione, disboscò, dissodò, scavò ruscelli, costruì terrazzamenti sostenuti da muri di pietra a secco.
La vita, il funzionamento del villaggio, lo sviluppo e le relazioni sociali
Gli abitanti del villaggio vivevano in simbiosi con il territorio, al ritmo delle stagioni e dei lavori agricoli; la vita era concentrata intorno all’abitazione, alla stalla e al fienile. Necessari erano i locali per la conservazione dei prodotti e indispensabili gli edifici collettivi: la latteria, il mulino, il forno, la scuola e la chiesa. Lo sfruttamento del terreno era razionale e sempre solo per l’effettiva necessità della collettività.
La comunità familiare era di tipo patriarcale e tutti lavoravano per il benessere della famiglia. Pur vivendo in questo angolo isolato tra le montagne, intrattenevano relazioni sociali con altre comunità. Quasi tutte le famiglie possedevano terreni in fondovalle, a Chambave. In primavera e in autunno si trasferivano a la plaine per coltivare la vigna, gli orti e gli alberi da frutta. Il forte legame che le famiglie di Torgnon hanno, fin dal medioevo, con i vigneti di Chambave fanno sì che ancora oggi, dopo parecchi secoli, molti Torgnolein hanno mantenuto le proprietà di famiglia e coltivano la vigna.
Un elemento importante per la comunità del Petit Monde era la scuola. Aperta nel 1783 mediante una sottoscrizione popolare, è rimasta in funzione sino al 1963.
Il patrimonio architettonico
Nell’architettura rurale la fase costruttiva non è preceduta da disegni progettuali, ma è perfettamente funzionale al “programma agricolo”. Il villaggio si posiziona sempre nelle vicinanze delle coltivazioni principali. Le costruzioni, orientate a sud, si adattano al terreno in pendenza e al clima rigido.
La Reconnaissence del 1588 “fotografa” la disposizione del nucleo di Triatel composto dalla cappella, dal raccard, dal grenier e dalle prime abitazioni in pietra.
Raccard (rascard)
Il raccard a schiera è stato edificato tra il 1463 e il 1503 sulla créta de Triaté. Fu costruito con tronchi di larice su dei pilotis, funghi di legno e pietra, che favorivano la ventilazione e impedivano ai roditori di salire. Veniva utilizzato per immagazzinare i covoni di grano, per la trebbiatura e l’essicazione dei cereali autunnali: orzo e avena.
Grandze (grange)
La grange è stata edificata nel 1700 con le stesse tecniche di costruzione e ha le stesse funzioni del raccard. Sono passati due secoli, ma nell’architettura nulla è cambiato.
Grenier
Il grenier, costruito nel 1470, sempre su due piani e orientato a sud, su un basamento di pietra, era un locale di conservazione delle provviste.
La parte in legno, costruita con tavole di legno squadrate e perfettamente incastrate tra loro, era suddivisa in piccole cellule che appartenevano a diversi nuclei famigliari.
Le collezioni
Nel raccard, all’interno degli tsé, sono esposte le collezioni divise in quattro sezioni: la fienagione, il grano, il mulo e la stalla. Nei locali a sud, interessanti sono due piccoli tsambron adibiti alla conservazione del pane.
Nel grenier, sono esposti gli attrezzi usati per la trasformazione dei prodotti: la lavorazione del latte, la preparazione del pane e la lavorazione della carne. Una sezione è dedicata alla lavorazione del legno, dai segantini nel bosco agli attrezzi del falegname.
Non poteva mancare l’abitazione: una suggestiva méson e un romantico pélio rappresentano la reale vita di tutti i giorni.
La visita
Il Musée Petit Monde è il museo dell’uomo, con la sua storia, la sua cultura, il suo lavoro, il suo territorio e le sue coltivazioni.
La visita inizia percorrendo la strada che dal centro del paese porta a Triatel. Uno sguardo attento ai panorami della Valtournenche introduce il visitatore in questo affascinante angolo di Torgnon, che costituisce un mondo a sé, non solo per la collocazione geografica appartata e l’incantevole natura che lo circonda, ma soprattutto per la sua storia ben documentata. Sulla Créta de Triaté, la parte alta del villaggio, si trova il complesso museale. Al piano terra del raccard si percorre il labirinto della memoria e si prosegue al piano superiore per ammirare le collezioni. Ci si sposta poi alla grandze e infine al piano terra del grenier. La visita termina al mulino che si trova poco distante, sul torrente Petit Monde.
La ricerca storica
I ricercatori del comitato scientifico del Musée Petit Monde per anni hanno lavorato sui documenti conservati negli archivi del Comune, della Parrocchia e delle famiglie. Hanno raccolto i ricordi e le testimonianze degli anziani del paese. Un lavoro lungo e prezioso per non perdere la memoria di questa comunità, che in questi luoghi ha vissuto e lottato con tenacia per strappare a una natura ostile, un magro sostentamento, servendosi di pochi e modesti attrezzi. Se è sempre sorprendente osservare la capacità degli esseri umani di adattarsi alle condizioni ambientali più estreme, tanto più restiamo stupiti nel considerare, nel nostro ambito, l’ammirevole volontà di sopravvivenza dimostrata dagli antichi abitanti di questi due villaggi. La loro ostinazione ci ha lasciato in eredità questo incantevole e prezioso angolo. Le antiche costruzioni in pietra e legno, sede del museo, sono esse stesse il prodotto di quella cultura di cui conservano le testimonianze. Il museo non serve a idealizzare il passato o decantare un improbabile “bel tempo che fu” ma può contribuire a rendere un caloroso e dovuto omaggio alla memoria di generazioni di uomini e di donne che nella miseria, lottando contro la fame, contro le malattie, peste compresa, sono rimasti abbarbicati a questi territori continuando a lavorare con indicibile costanza. Se si volesse scegliere un’immagine simbolo per tramandare il loro ricordo, si dovrebbe prendere quella dei muri di pietra a secco; chilometri di muri da loro costruiti per sostenere i terrazzamenti dei campi, dopo aver dissodato, quasi a mani nude, ettari di foresta. Questi muri sono ancora in parte visibili, se si osserva il pendio alle spalle di Etirol, proprio di fronte al museo. Abbandonati, lasciati al loro destino, crollano lentamente, malinconicamente avvolti dall’erba e dai rovi. Destino di ogni monumento antico. Un monumento al lavoro dell’uomo e alla sua incessante lotta per la sopravvivenza.
Apertura
Luglio: nei fine settimana. Agosto: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 18.
Negli altri mesi: aperto su prenotazione per visite collettive. Ingresso libero.
Informazioni: biblioteca comunale +39 0166 540213; ufficio turistico +39 0166 540433.
Le pubblicazioni:
• Il museo etnografico Petit-Monde - Le musée ethnographique Petit-Monde, a cura del gruppo di lavoro della Biblioteca (luglio 2005);
• Il Labirinto della Memoria - Le Labyrinthe de la Mémoire, a cura del comitato scientifico del Musée Petit-Monde (luglio 2009).