La zona della Valtournenche, quella della collina di Chambave, Verrayes, Saint-Denis, da un lato, e quella di Châtillon, Saint- Vincent, Emarèse, dall'altro, sono certamente tra le più ricche di rus della Valle d'Aosta.
I rus sono canali di irrigazione costruiti nel passato per rendere possibile la coltura sull'arido versante a solatìo (adret). Questi canali sono stati realizzati quasi tutti tra il XIII e il XVI secolo, periodo in cui le temperature erano più elevate che nei periodi precedenti e successivi e le precipitazioni scarse.
Derivando le acque dai torrenti originati dai ghiacciai, essi distribuivano, attraverso complesse reti minori, l'acqua sulle zone coltivate, dai pascoli di montagna alle colline di fondovalle.
Alcuni di essi sono autentici capolavori di ingegneria, come il ru Courtaud che captava le sue acque dai ghiacciai della Val d'Ayas, le trasportava, con una rete lunga ben 25 chilometri, divisa in tre derivazioni primarie e numerose secondarie, sulle colline di Saint-Vincent, Emarèse e Arbaz (quest'ultima situata nel territorio di Challand-Saint-Anselme), addossandosi ai fianchi delle montagne e superando ben due colli.
La realizzazione e la gestione di queste grandiose opere di irrigazione era un affare complesso che prevedeva un'organizzazione minuziosa: dapprima un gruppo di proprietari di zone coltivate si riuniva in associazione per discutere delle opere da fare, quindi si chiedeva al Signore la concessione del diritto d'uso delle acque che si prevedeva di incanalare; il Signore infeudava, dietro pagamento di una somma di denaro e con determinate clausole, il diritto richiesto. Seguivano quindi: l'elezione dei direttori dei lavori di costruzione, ma anche successivamente di quelli di manutenzione, nonché amministratori (a volte chiamati "syndics du ru"), in base alle zone, la ripartizione di turni di lavoro, la creazione di un regolamento ("égance") che stabilisse turni ("pauses") di irrigazione, espressi in giornate o parti di esse; i divieti (di danneggiamento dei rus, di vendita o uso abusivo dell'acqua) e le relative pene, i turni per i lavori di manutenzione periodica ("corvées") dei canali.
Dopo il 1500 alcuni di questi rus furono abbandonati, per cause che non si conoscono con certezza, ma, ad ogni modo, questi canali abbandonati sono, in parte, visibili ancor oggi: hanno assunto, a causa della loro decadenza l'eloquente denominazione di "rus morts" o "rus du pan perdu"1. Altri rus invece sono tuttora utilizzati, sebbene con una disponibilità di risorse per la manutenzione ed il presidio inferiore al passato. Gli interventi di sistemazione portati avanti ai giorni nostri, tenendo conto del contesto attuale, adottano di norma delle tipologie costruttive che consentono di ridurre gli interventi di manutenzione ordinaria, per conferire ai rus una maggiore efficienza ed economicità di gestione: molti rus che un secolo fa erano in terra naturale sono oggi impermeabilizzati (rivestiti in pietrame a secco, in pietrame e malta, in calcestruzzo, ecc.) oppure sono stati intubati.
Alcuni rus particolarmente significativi
Il Ru Marseiller è un rivo di antichissima costruzione. I lavori durarono una decina di anni circa e terminarono verosimilmente intorno al 1433, anno di ratifica da parte del Duca Amedeo VIII di Savoia dell’atto di infeudazione delle acque a favore degli abitanti di Verrayes e di Saint-Denis.
La sua branca principale percorre circa 18 km; il suo percorso è orientato da Nord-Ovest a Sud-Est per metà circa del suo corso su di un versante piuttosto ripido nella Valtournenche. Nella parte a valle si snoda da Est ad Ovest e il versante si addolcisce poco a poco. Il ru Marseiller attraversa i Comuni di Antey-Saint-André, Saint-Denis e Verrayes.
La derivazione del ru è stata creata a partire dal torrente Marmore, a valle del villaggio Cérian, ad un’altitudine di circa 950 m e lo scarico terminale è situato in uno degli affluenti del torrente Crétaz, in prossimità del villaggio di Marseiller, a circa 800 m di altitudine. Due scarichi importanti, situati nei pressi del villaggio di Plantery e nel vallone di Marsanaz, permettono di effettuare delle manovre di emergenza e di regolarne la portata2.
Il Ru de Joux, secondo alcuni storici sarebbe uno dei più antichi della Valle d’Aosta. Essi ritengono infatti che la sua fondazione possa essere fatta risalire intorno al 1250, anche se l’atto di infeudazione fu redatto a Chambave, mandamento di Cly, il 6 marzo 1445.
Il canale di Joux prendeva l’acqua dal torrente di Saint-Barthélemy, in località Champlesan nel Comune di Nus ed irrigava, come il ru de Val, risalente all’incirca al 1400, le campagne di Nus e Verrayes.
Col passare degli anni i manufatti e le opere inerenti il ru subivano un progressivo degrado. Al fine di evitare le cospicue perdite e le ingenti spese per le continue manutenzioni, si decise di abbreviare il percorso del canale con la costruzione di un’ambiziosa opera idraulica di perforazione della Becca d’Aver, e la creazione di una galleria della lunghezza di circa 1750 metri. L’opera fu ultimata nel 1959 e collaudata il 21 luglio 19603.
Il Ru Chavacour fu infeudato il 13 giugno 1356 da Pietro di Cly agli abitanti di Verrayes e Saint-Denis. L’infeudazione fu più volte riconfermata dai Duchi di Savoia nel 1435, nel 1446 e nel 1497.
Questo canale, le cui acque provengono dal vallone omonimo, da cui il ru prende il nome, situato alla testata del Comune di Torgnon, irriga le parti alte dei Comuni di Verrayes e Saint-Denis, oltre agli alpeggi del Comune in cui nasce.
La derivazione e l’utilizzo delle acque che alimentano questo ru hanno creato negli anni non pochi problemi e questioni giudiziarie tra le popolazioni dei tre Comuni. Queste si sono definitivamente risolte verso la fine del 1800 con la rinuncia da parte dei Comuni di Saint-Denis e Verrayes agli usi del ru Boverod, e la ripartizione dello stesso Chavacour tra gli alpeggi di Torgnon e i due Comuni. Verso la fine degli anni ’70, il ru è stato completamente canalizzato dall’opera di carico fino al Col des Bornes nel Comune di Verrayes.
Attualmente le Amministrazioni Comunali di Verrayes, Torgnon e Saint- Denis costituitesi in Consorzio stanno procedendo alla costruzione di un acquedotto intercomunale che utilizza una parte delle sorgenti del ru.
Il Ru des Gagneurs (Saint-Vincent) è un ru che risale al 1330, anno in cui Pierre di Châtillon, figlio di Ebalo il Grande riuscì ad ottenere da Pierre, signore di Châtillon e figlio di Goffredo, l’autorizzazione di derivare le acque a valle dell’abitato di Antey- Saint-André. Questo ru deriva il suo nome dalle grosse difficoltà incontrate dapprima per ottenere il diritto d’uso delle acque e, in seguito, per i lavori di costruzione. Quest’opera rivestiva una grossa importanza per il Comune di Saint-Vincent e aveva una lunghezza di circa 8 km e ancora oggi permette di irrigare le campagne di Saint-Vincent a Biègne, Crovion e Orioux4.
Il Ru du Pan Perdu (Antey-Saint- André) – Non si conosce con precisione la data di costruzione di questa opera imponente, le cui maestose arcate addossate alla montagna sono ancora oggi ben visibili, ma è probabile che i lavori siano stati eseguiti tra il XIII e il XIV secolo. Verso il 1250 venne infatti costruito il ru de Joux che deriva l’acqua dal torrente Saint-Barthélemy portandola a Verrayes mentre il ru du Pan Perdu di Châtillon, che portava l’acqua del torrente Marmore da Antey-Saint- André a Saint-Vincent, risulta donato a Pietro di Challant, e dunque esistente, nel 1325.
Il Ru Chandianaz - Questi antichi canali di irrigazione furono costruiti non solo per rendere possibile la coltura sull’arido versante a solatio (adret), ma anche per fare funzionare i mulini, le segherie e le altre macchine idrauliche. È questo il caso del ru Chandianaz che alimentava due mulini, uno per la macinatura del grano e l’altro per quella della segala, siti verso l’abitato di Parléaz, nel Comune di Chambave.
Il Ru d'Arlaz - Non si conosce la data di infeudazione e costruzione del Ru d'Arlaz anche se verosimilmente questo manufatto dovrebbe risalire alla seconda metà del XIV secolo. Il canale, che ha inizio a Ponthey nei pressi del villaggio di Arcesaz in Comune di Brusson, ha uno sviluppo di circa quindici chilometri di cui otto tra Brusson e Challant. È noto con il nome di Ru d'Arlaz in quanto dalla località che porta questo nome supera le montagne che dividono la Valle d'Ayas da quella centrale della Dora per dirigersi e distribuirsi sulle campagne di Verrès, Emarèse, Montjovet e infine, anche se per minima parte, Saint-Vincent.
Ecco un paio di itinerari per scoprire, con dolci passeggiate tra boschi ombrosi e prati dal verde brillante questi antichi canali chiamati “rus”.
Percorso naturalistico "Ru des Lies”
Ai piedi del Cervino, tra boschi e praterie alpine si snoda questo nuovo percorso naturalistico che prende il nome da un antico canale irriguo medievale. L’itinerario, adatto a tutti i camminatori, è accessibile anche alle persone diversamente abili, misura 1.280 m e si sviluppa a partire dalla località Champagne per raggiungere la frazione di Lies. Lungo il sentiero sono posizionati numerosi pannelli esplicativi riguardanti la storia, la geografia, la geomorfologia, la flora e la fauna della località della Valle del Cervino, nonché sulla climatologia, le leggi ambientali ed i prodotti tipici della Valle d’Aosta.
Dal Ru de la Plana a La Tour e a Domianaz
Il Ru de la Plana è un rivo di antichissima costruzione; l’infeudazione risale al 1325. Fin dalla sua costruzione e senza grandi interruzioni è sempre stato funzionante e operativo. Dopo essere stato captato dal torrente Marmore, a sud di Antey, attraversa la parte alta di Châtillon per poi giungere quasi pianeggiante (per questo motivo è detto de la Plana), nel territorio del Comune di Saint- Vincent. Attraversa tutto il succitato capoluogo e dopo avere superato il torrente Cillian, nei pressi del ponte romano, si perde nelle campagne a sud di Champ-de-vignes.
Diverse paratoie servono le varie diramazioni, ma quella forse più importante si trova in frazione Moulin. Da qui l’acqua corre verso le campagne a sud-est del paese, dove operavano molti mulini, frantoi e forge5.
L'itinerario
Accesso:
Saint-Vincent. Il punto di partenza di questo itinerario è il giardino pubblico sopra la stazione dei pullman.
Quota minima: giardino pubblico (595 m).
Quota massima: Domianaz (740 m).
Durata: 2 ore per il circuito completo.
Periodo: tutto l’anno.
Itinerario:
Si risale la via Tromen, per circa un centinaio di metri, fino al segnavia giallo a sinistra che indica Châtillon per il Canale della Pianura (Ru de la Plana). La passeggiata lungo il canale, ora intubato, è in piano, agevole, a tratti panoramica, a tratti immersa in una natura rigogliosa, sempre rivelatrice di vita ed attività tradizionali.
Ben presto si svolta nel solco del Grand Valey, impluvio arginato ed imbrigliato le cui larghe sponde profondamente erose denunciano le occasionali furiose piene. Vigne e prati su cui ci troviamo, fin giù al capoluogo ed oltre, si stendono sul materiale proveniente dallo Zerbion e nei secoli accumulato dal torrentello, che con poca acqua è capace di mobilizzare grandiose colate detritiche.
Superato il Grand Valey ed i prati su cui corre il confine con Châtillon, si svolta nuovamente in una forra verde e fresca di umidità; al fondo scorre una cascatella che si supera su una solida passerella di legno (20 minuti dalla partenza). L’acqua proviene dal Ru des Gagneurs, che si alimenta dal Marmore a monte del canale, e da Domianaz.
Fra i castagni ora il sentiero tende a sporgersi come un balcone sulla valle.
Vigne intensamente coltivate e bei muretti in pietra, intercalati a spigolosi dirupi, e ancora boschi e poi prati annunciano le case di Pissin. Ma prima sulla destra si stacca la mulattiera per Crêt-Dessous che può essere presa come scorciatoia per salire direttamente a La Tour. Notare curiose forme tondeggianti di erosione sul masso (metagabbro) che segna il bivio.
Pissin-Dessus è un susseguirsi di pregevoli case tradizionali, ma il suo gioiello è il torchio settecentesco, magnifico strumento al servizio della comunità ora restaurato. Si trova in uno slargo proprio sul percorso. Poco oltre, usciti su un ripiano, si svolta tutto a destra sulla strada regionale della collina di Châtillon (45 minuti). Dopo un quarto d’ora si perviene a La Tour e si abbandona la strada regionale penetrando nel villaggio (segnavia n. 10 Campo di Tzan; trascurare lo stradone a destra).
Passato il villaggio si segue il bel sentiero che sale sui prati aperti, panoramici e soleggiati, di fianco ad un vecchio ruscello con accurate opere in pietra.
Si perviene a Domianaz (1h10 minuti), che merita di essere visitata al suo interno, lungo la viuzza che si diparte a sinistra, dopo il curioso rudere di un pinnacolo di canna fumaria sormontata dal camino. Fra l’altro si potrà ammirare sulla destra una magnifica finestra a chiglia rovesciata, architravi datati e, al fondo, la cappella di San Rocco. Ripreso il sentiero, si potrà sostare appena fuori dal villaggio, in cima alla bianca falesia sul bordo del panoramico ripiano erboso.
Sulla via del ritorno, prima di entrare in La Tour, di fianco alla prima fontana svoltare a sinistra verso l’edificio storico della Tour d’Emarèse e contornarlo sulla destra; proseguire sui prati e su alcune strutture residue verso est e, in vista della croce di missione, immettersi a sinistra nella strada regionale (1h40 minuti) che ci riporterà nel Comune di Saint-Vincent, attraversando la frazione di Biègne, per giungere sulla strada di Tromen da dove si ridiscende al giardino pubblico6.
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- Gabriella Garbinato, operatrice turistica;
- Barbara Jory, operatrice turistica;
- Felice Verthuy, direttore settore tecnico.
Bibliografia:
1 - Comunità Montana Monte Cervino – Guida storico-artistica. A cura di Maria Cristina Ronc. Torino, CDA, 2000. Pagine 60-62.
2 - Histoires d’eau. Actes de la conférence annuelle sur l’activité scientifique du Centre d’Etudes francoprovençales. Saint-Nicolas 15-16 décembre 2001. Région Autonome de la Vallée d’Aoste, Assessorat de l’Education et de la Culture. Bureau Régional pour l’Ethnologie et la Linguistique. Aoste, Imprimerie Valdôtaine, 2002.
3 - Notiziario Comunale. Pubblicazione annuale del Comune di Verrayes. Numero 3, Inverno 2000.
4 - Saint-Vincent. Entre histoire, tradition, souvenir et renouveau. 40e Concours Scolaire de Patois Abbé Jean-Baptiste Cerlogne. Région Autonome de la Vallée d’Aoste et Commune de Saint-Vincent, 2002. Pagine 61-62.
5 - Cretier, Pier Giorgio. Mulini e torchi a Saint- Vincent. Aosta, Tipografia Valdostana, 1994. Pagine 32 e 34.
6 - Tratto da: Brevi passeggiate a Saint-Vincent. Scheda n. 1 Dal Ru de la Plana a La Tour e a Domianaz. Comune di Saint-Vincent.