Garbinato Gabriella e Jory Barbara (a cura di), La risorsa acqua nella Comunità Montana Monte Cervino, Aosta, Musumeci, 2003.
Acqua: patrimonio naturale, forza motrice, vita, elemento che modella il territorio. Questo libro nasce per celebrare l’Anno Internazionale dell’Acqua nel 2003, ma si rivela ancora attuale nell’impostazione, così come nelle descrizioni degli itinerari o nelle schede più tecniche.
I ghiacciai, i torrenti, le cascate, le sorgenti, i laghi, le zone umide: acqua indispensabile per la vita umana, acqua terapeutica, acqua che disegna e riflette paesaggi, acqua custode di biodiversità. Nella prima parte del libro, l’acqua è descritta nelle sue declinazioni di elemento naturale, affascinante quanto preziosa e vitale.
Nella seconda parte, l’acqua come input per lo sviluppo tecnologico e produttivo, per l’artigianato e l’industria: l’acqua è fonte di energia pulita, prima per i mulini (famosi quelli di La Magdeleine), poi per le piccole fabbriche (quella di pasta a Chaméran) e per alimentare marchingegni di vario tipo per lavorare il legno o per fondere ferro e rame. Dighe e centrali idroelettriche sono attuali forme di sfruttamento dell’acqua a fini energetici.
Ma l’acqua è prima di tutto legata alla vita sulla terra: la terza parte celebra le fontane e i rus, gli acquedotti e gli impianti di irrigazione. L’acqua che disseta e aggrega: intorno alle fontane chiacchiericci femminili, per i rus le corvée maschili.
L’ultima parte: l’acqua come agente modellante del paesaggio, cesellatrice di valli, che imprime al territorio nomi e toponimi (Lod, Pissina, Goillaz), acqua che distrugge e intimorisce, per la quale si fanno ancora oggi processioni millenarie.
Stefania Lusito
Enrico Camanni, Il Cervino è nudo, Courmayeur, Liaison editrice, 2008.
Il Cervino, “solo come un pensiero superbo” diceva Guido Rey, ha attratto per anni gli sciatori e lo sci è stato il motore di sviluppo della vallata, portando ingenti guadagni.
Cervinia si trasforma così in un enorme parco-giochi per turisti e con la modernità diventa “una città trasferitasi in montagna”, pensata più per le auto che per le persone, con un’alta concentrazione di abitazioni secondarie. “Pur con tutte le contraddizioni, e forse proprio in virtù dei suoi sbagli, Cervinia è un pezzo del nostro mondo. (…) Cervinia ha accettato, subìto e parzialmente elaborato le spinte della società globale, ricreando un pezzo di città a duemila metri.”
A Zermatt, un destino diverso: niente auto, architettura tradizionale, o meglio finto-tradizionale, e una folclorizzazione esasperata, per ricreare uno “spirito di villaggio” che forse non c’è neanche mai stato. “Zermatt come Disneyland: il maquillage delle abitazioni, le boiserie degli interni dei ristoranti, il McDonald in stile alpestre”, tutto rigorosamente finto, ma romantico, naturale, rustico. Ma allora, “meglio un villaggio finto o una città vera?” La risposta non esiste, esiste il futuro, direbbe forse Camanni.
Quando uscì questo libro, nel novembre del 2008, una scia di polemiche ininterrotte si sollevò, suo malgrado. Ma l’autore ha ripercorso a ritroso il tempo e le trasformazioni avvenute nella Conca del Breuil obiettivamente e senza rancori. Con l’idea che celebrare la Gran Becca e i suoi dintorni fosse un atto d’amore, poi incompreso. Camanni ha analizzato finemente la storia della Conca del Breuil e della sua modernizzazione per fare il punto della situazione. “E da qui ripartire”, ricomponendo il disordine visivo, forse specchio di quello interiore.
S. L.