L’archeologia non è una scienza esatta. Questa frase, che in bocca ad un archeologo potrebbe apparire persino blasfema, altro non è invece che la constatazione dei fatti: se da un lato questo signifi ca che la ricerca in questo campo non può mai dirsi defi nitivamente conclusa, e che dunque il lavoro dell’archeologo deve essere continuo ed ammettere revisioni del proprio operato, dall’altro pone lo studioso di fronte alla necessità di una scomoda ammissione di impotenza. Gli esempi in proposito sono molteplici, dai siti che vengono quotidianamente scoperti (o “riscoperti”), ai tanti punti insoluti che qualsiasi operazione di scavo archeologico lascia dietro di sé. La lettura di questa affermazione, tuttavia, nasconde al proprio interno anche il punto di forza della materia: se l’archeologo è “fallibile”, ogni piccolo tassello che viene aggiunto dalla ricerca permette di delineare in modo più verosimile e corretto aspetti del nostro passato che contribuiscono a spiegare il nostro presente. È questo il caso della chiesa di San Giorgio di Hône.
Fino al 2005, anno delle prime indagini sul monumento condotte dalla Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali, della parrocchiale di Hône potevamo dire che si conoscesse relativamente poco. Comparso il toponimo “Hauna” per la prima volta all’inizio del XII secolo, già nel 1176, nella famosissima bolla di Papa Alessandro III, appare operativa una “Ecclesia de Hauna”. La prima grande sorpresa è legata tuttavia all’intitolazione dell’edifi cio religioso, dedicato alla Vergine (Sancta Maria) e non, come forse ci saremmo immaginati, sulla scorta della moderna intitolazione, a San Giorgio. In effetti, la prima volta che si parla di una chiesa dedicata al santo martire è in pieno XV secolo, ben tre secoli dopo la bolla papale di cui sopra. Per il resto, le informazioni di carattere archivistico si rivelano decisamente scarne: sapevamo, infatti, che la chiesa attuale venne realizzata, abbattendo un edifi cio più antico, tra il 1711 ed il 1713, e che attorno al 1730 venne completata la costruzione del campanile.
Sulla scorta di queste informazioni, importanti ma sicuramente insuffi - cienti, era quindi ipotizzabile la comparsa di una piccola cappella in pieno XII secolo, dedicata alla Vergine prima ed a San Giorgio poi, seguita da una radicale risistemazione del complesso all’inizio del XVIII secolo. Ricerca esaurita? Tutt’altro. La prima domanda da porsi era, infatti, molto semplice, eppure radicale nei suoi riflessi: perché una chiesa già in XII secolo proprio a Hône? Perché una dedica alla Vergine? Perché un luogo, ipoteticamente più marginale in epoca medievale rispetto alla dirimpettaia Bard, avrebbe ospitato un edifi cio di culto degno di essere annoverato tra i punti cardine del sistema ecclesiastico “regionale”? Da questi punti ha preso avvio nel 2005 una ricerca che ha coinvolto il sito nella sua interezza, che è stato analizzato mediante la conduzione di scavi archeologici nel sottosuolo e attraverso l’esecuzione di sondaggi mirati su alcune porzioni di murature. E le sorprese, come sempre, non sono mancate.
La situazione evolutiva del sito oggi identifi cato con la parrocchiale di Hône è, infatti, risultata decisamente complessa. Le indagini condotte nei locali del sottochiesa (2005-2007) ed all’esterno dell’edifi cio a Sud (2009), hanno permesso di rinvenire le tracce di un sistema viario differente dall’attuale, impostato sulla necessità di aggirare il saliente roccioso su cui la chiesa stessa è costruita. Si è così trovata traccia, sia all’esterno della costruzione che nei locali caldaie posti oggi al di sotto di questa, di almeno due differenti pavimentazioni stradali sicuramente precedenti l’attuale conformazione del sito, aventi un tracciato che seguiva, aggirandolo da Sud verso Est, lo sperone di roccia su cui è impostata la chiesa. Se la notizia in sé può non apparire straordinaria, agli occhi dell’archeologo questi dati assumono un valore inestimabile: la presenza di una strada, peraltro di ottima fattura (con pietre scelte, lavorate e disposte di coltello), impone infatti di riconsiderare il tutto alla luce della posizione che la chiesa veniva ad assumere nel microcontesto locale. Intanto la posizione dell’edifi cio, in cima ad una rocca a sbalzo su un’area pianeggiante, sicuramente sfruttabile a fi ni agricoli, ma pericolosa per via della possibilità di esondazione della Dora, pone l’accento sull’importanza della costruzione, che occuperebbe un sito di ampio controllo e facilmente difendibile proprio a causa della posizione rilevata rispetto al contesto. In secondo luogo, l’esistenza di un tracciato viario deve essere ricollegata alla presenza in epoca medievale (ma sicuro retaggio di epoche precedenti) del ponte, tuttora esistente, che collega Bard ad Hône, di quello oggi scomparso detto del Liéron, che connetteva Hône alla strada verso Arnad, e della via che saliva alla valle di Champorcher, luogo d’elezione per la presenza di importanti giacimenti minerari e a causa dei collegamenti possibili, oggi spesso dimenticati, verso la vallata di Cogne ed il Piemonte. Se a questo si aggiunge che l’odierna strada regionale che collega Bard ad Arnad è sotto frana e che il ponte del Liéron oggi non esiste più, perché distrutto proprio da uno smottamento all’inizio del XX secolo, ben si comprende come il tracciato in riva destra, quello per intenderci passante per Hône, dovesse rivestire nelle epoche passate un ruolo tutt’altro che marginale, fatto che contribuisce a spiegare la nascita di un edifi cio religioso proprio in questo punto, all’incrocio di fondamentali vie di comunicazione.
L’esecuzione di sondaggi esplorativi all’interno dell’edifi cio sacro (2009) aveva peraltro messo in luce come l’attuale parrocchiale di San Giorgio fosse stata preceduta da almeno altre tre chiese, testimoniate da curve absidali orientate e murature leggibili come in appoggio l’una all’altra, oltre che da una discreta quantità di frammenti di intonaco affrescato, riconducibili ad almeno tre differenti cicli pittorici. Se questa era già di per sé una notizia straordinaria (addirittura quattro chiese succedutesi nel tempo sul medesimo sito), lo scavo condotto nel 2011, che ha preso in esame l’intera navata centrale, ha rivoluzionato ulteriormente le conoscenze, fornendo l’immagine di un centro religioso di notevole importanza. In attesa della pubblicazione dei risultati delle indagini, prevista per il Bollettino della Soprintendenza per i beni e le attività culturali, è possibile in questa sede anticipare che quanto emerso permette probabilmente di retrodatare la costruzione di una prima cappella sul sito a prima del XIII secolo, confermando dunque in parte le notizie archivistiche che vorrebbero una cappella già esistente, come visto, nel 1176. Un primo edifi cio a navata unica, orientato ed absidato, occupa la porzione più occidentale e sommitale del promontorio roccioso a sbalzo sulla strada pubblica, sfruttando l’intero, e limitato, spazio disponibile. Successivamente una nuova chiesa sostituisce la cappella primitiva, prolungando verso oriente l’intera costruzione, oltrepassando il salto di quota dettato dalla morfologia del luogo, fi no ad inglobare di fatto lo sperone roccioso su cui era stata edifi cata la prima chiesa. Il nuovo edifi cio, a navata unica orientata ed absidata, presenta una notevole qualità formale e concorre a dare l’idea di un complesso ecclesiastico di una certa importanza, fatto confermato anche dalla buona quantità e qualità dei frammenti di affresco rinvenuti in corso di scavo e riferibili a questa fase del complesso, elementi che verranno studiati in vista di una loro ricomposizione, ma che già in prima battuta sembrano avallare una datazione al pieno Due-Trecento per questo momento edilizio. Di particolare interesse è stato il rinvenimento di una struttura di forma parallelepipeda all’interno dell’abside, precedente dal punto di vista stratigrafi co quest’ultima, a circa 3 metri di profondità, chiusa da un piccolo voltino recante tracce in superfi cie di un intonaco rosso molto degradato. Interpretata in prima battuta come una tomba, si è rivelata essere priva di camera interna, e dunque più associabile, in attesa di confronti dettagliati, ad un cenotafi o (vale a dire una “memoria”, ad esempio di una sepoltura precedente poi rimossa) piuttosto che ad una vera e propria tomba.
Una terza chiesa viene a sostituirsi probabilmente in piena età rinascimentale (post XV secolo) a quella ora descritta, forse a seguito di un evento catastrofi co (si sono rinvenute le tracce di un poderoso crollo della porzione settentrionale dell’edifi cio), caratterizzata da un’ulteriore espansione verso Est e dotata di una cripta e di un’abside poligonale. La parrocchiale Settecentesca porta alle estreme conseguenze la ricerca di spazio verso oriente, sia inglobando porzioni anche consistenti degli elevati del precedente edifi cio sacro, sia soprattutto prolungando la zona absidale e sopraelevandola ad oltrepassare la sottostante via pubblica.
Lo studio dell’enorme messe di dati emersi grazie allo scavo condotto presso la parrocchiale di San Giorgio di Hône è solamente all’inizio, ma appare sicuramente evidente da un lato la complessità del sito, dall’altro la ricchezza di una storia recentemente “riscoperta” e che cela ancora alla nostra volontà di capire parti della sua evoluzione, che solo la prosecuzione dello studio potrà, forse, aiutare a chiarire.