Fino a non molto tempo fa, i rifi uti che la nostra vita quotidiana produceva, erano conferiti tutti in un unico cassonetto, raccolti e stipati nelle discariche. I consumi crescono, anche gli imballaggi diventano sempre più sofi sticati e “ingombranti”. Il risultato è che le discariche si saturano rapidamente e, soprattutto, raccolgono tantissimo materiale che si potrebbe riutilizzare.
La Comunità Montana Mont Rose ha iniziato a promuovere la cultura e raccolta del differenziabile dal 2009. Si separava a casa e si portava la carta, il vetro, la plastica e l’alluminio nei relativi cassonetti e campane di raccolta, localizzati in apposite “isole ecologiche”.
Dal 2010 si è affi nato l’obiettivo istituendo la raccolta porta a porta nei comuni di Bard, Donnas, Hône e Pont-Saint-Martin ed il potenziamento della raccolta stradale nei comuni delle vallate laterali. Questo determinato dal fatto che l’estensione territoriale in altezza comporterebbe costi e gestioni logistiche antieconomiche.
Se la necessità di ridurre la quantità di indifferenziato non era discutibile, era una priorità la comunicazione e comprensione del signifi cato da parte della popolazione. Già, perché la parola stessa “rifi uto”, impone che l’allontanamento delle cose sia repentino e defi nitivo; mentre l’odierno punto di vista prevede che il signifi - cato del prodotto di scarto sia invece “risorsa”. A questo proposito è stata fatta una grande opera di informazione per sensibilizzare la popolazione. Durante gli incontri sono state spiegate le tipologie di rifi uto che sarebbero state raccolte e il modo di conferirle. Il dialogo e il confronto è stato premiante, infatti i cittadini hanno contribuito positivamente all’obiettivo passando da una percentuale del 41% di riciclato dell’anno 2010 ad un 49% delle prima parte dell’anno 2011. Senza contare le zone pubbliche sgombrate dai cassonetti e restituite alla collettività. L’opera di comunicazione non si è conclusa, ma ulteriormente affi nata; infatti, mediante il semestrale informativo, Settima Comunità Informazione, si sono affrontate singole criticità, anche raccolte tra le persone, nella vita di tutti i giorni. Una particolare attenzione è stata rivolta al compostaggio domestico, questo per togliere la quota dell’umido dal mastello dell’indifferenziato. La Valle d’Aosta, con la sua tradizionale natura agricola, favorisce il ritorno alla natura degli sfalci e dei residui alimentari vegetali, infatti nel nostro comprensorio la pratica della “tampa” o del “cumulo” ha radici lontane nel tempo. I dati sono confortanti, infatti nel periodo 2002/2009 sono state distribuite 170 “compostiere”, ma solo nel 2010 ne sono state affi date in comodato gratuito ben 200. Anche per favorire questa pratica, nel mese di luglio 2011, si sono svolti incontri sul territorio che hanno permesso, sia di conoscere la giusta metodologia di compostaggio, sia di dialogare con le famiglie che facendo il compost sul territorio sono monitorate dall’Arpa. I dati raccolti, le esperienze dirette, daranno nuove indicazioni per ottimizzare le tecniche di produzione di compost. Inoltre, durante le serate, c’è stata l’occasione di un confronto diretto con la popolazione che ha potuto esprimere le proprie opinioni, chiedere chiarimenti e dare suggerimenti. Visto che il Servizio Ecologia della Comunità Mont Rose non ha dati attendibili su chi composta l’umido, nel numero del semestrale di dicembre 2011, è stato pubblicato un questionario dove la famiglia dichiara se, come e dove effettua il compostaggio. Tutto questo, nell’ottica virtuosa di un ritorno economico che il cittadino possa godere in una riduzione delle tasse sui rifiuti.
Una volta decollato e rodato il sistema di raccolta, si è spronato il cittadino ad accrescere la qualità del materiale conferito. Infatti basta un piccolo errore e un grande massa di materiale “permaloso” come il vetro viene sprecata. A questo proposito, come già dall’inizio, si deve fare riferimento al Centalogo dei rifiuti, predisposto dagli Uffi ci della Comunità Montana, con le direttive per gestire il singolo oggetto e, soprattutto, in continuo aggiornamento.
I nemici del riciclaggio sono il qualunquismo e l’abitudine. Contro il qualunquista, che ritiene che “tanto fi nisce tutto nello stesso posto”, si è deciso di raccontare cosa succede ad ogni singolo materiale, correttamente conferito, partendo dal mastello, fi no ad arrivare alla fabbrica del Consorzio di competenza che lo porta a nuovo uso. Per l’abitudine, superato il periodo di “prova” saranno predisposti controlli, che effettueranno le forze di Polizia Locale, non per reprimere, ma per educare in maniera capillare il cittadino. Allo stesso modo, grandi manifesti murali, richiamano il cittadino al dovere del riciclo, cancellando sempre di più la diseducativa parola “rifiuto”.
Uno dei prossimi obbiettivi di sensibilizzazione è legato al fatto che l’inquinamento non è solo quello di contaminazione ambientale, ma anche quello visivo. Spesso si trovano aree private con depositi di materiali o in stato di abbandono, che danno una pessima immagine del luogo. Altro aspetto è quello delle deiezioni canine, ovviamente non per responsabilità dei cani, ma dei loro padroni. Nonostante ci sia la possibilità di avere a disposizione il materiale per la raccolta e deposito in un apposito cassonetto, ci sono zone ridotte in pessimo stato.
Riciclare, educare all’ambiente, signifi ca rompere degli schemi, sia culturali che sociali e, come tutti i cambiamenti, ha bisogno di molte cure e di responsabilizzazione. Non è un percorso facile, ma neanche impossibile.