Turismo, s. m. [fr. tourisme, dall’ingl. tourism, da tourist “turista” ]: il far gite, escursioni, viaggi per svago o anche a scopo istruttivo; questa è una delle defi nizioni di turismo che possiamo trarre da uno dei tanti dizionari più o meno accreditati che troviamo sugli scaffali di casa nostra.
La definizione chiara ma impersonale richiede un approfondimento soprattutto quando ci si chiede cos’è il turismo in un paese come Lillianes. Per questo, dopo aver dato uno sguardo al sito internet del comune per raccogliere alcune informazioni generali, vi invito ad accompagnarmi con l’immaginazione e con il cuore in un piccolo viaggio nel mio paese, sulle sue montagne e nei suoi villaggi.
Infiliamoci i nostri scarponi da trekking, poi avviamoci con passo lento ma attento verso il col Portola (1966 m). Il colle è la porta che dal pianoro misterioso e magico ricoperto da colorati rododendri e chiamato Plan des Sorcières (piano delle streghe) si apre sulla vista del confortevole e accogliente rifugio Coda.
I profumi qui sono solitari e fragranti, ci penetrano con forza restituendoci un’esperienza olfattiva al pari, se non naturalmente superiore, a quella che potremmo vivere in una bottega parigina di spezie e aromi. Finocchietto, origano, rododendro, odore di calore e di terra. In questi luoghi riscopriamo che la terra, quella che viene compressa sotto le mescole dei nostri scarponi, profuma di molteplici odori. Riprendiamo il cammino e affrontiamo una breve salita; uno, dieci, cento passi che si alternano al ritmo del nostro battito cardiaco.“Tum-tum, tum-tum”, è la voce del nostro cuore che comincia a fondersi al suono dei campanacci lontani, gravi, acuti, a quello del sapiente abbaiare di un cane al pascolo e dei fi schi di un allevatore che, accogliente, scambia due parole con noi.
Nel silenzio, quasi a voler improvvisare il conosciuto ritornello di un’aria jazz, emerge il suono dell’acqua del torrente che, seppur lontano, ci avvolge nel proprio gorgoglio, il festoso cantar degli uccelli che tacciono al fi schio del falco, il battere ritmato di un “boucheron” che spacca la legna, il timbro acuto e cadenzato dell’anziano che batte la lama.
Continuiamo a salire, ora, verso la punta Bechit (2320 m) e ci accorgiamo di quanto qui tutto sia vero e reale. Percepiamo con chiarezza la fatica del cammino e l’appagamento della conquista della vetta del Bechit da dove si scorge, da un sbalorditivo panorama, il santuario del Redentore raggiungibile da un percorso in cresta che ci promette il gusto della conquista epica di una Via.
Prima di arrivare al Redentore e rifocillarci al rifugio Mombarone ci riposiamo alla punta Tre Vescovi (2341 m) dove tre diocesi (una valdostana e due piemontesi) si congiungono e dove le pro loco ogni due anni, a rotazione, organizzano la celebrazione della Santa Messa.
Continuate a seguirmi, è tempo di scendere a valle incrociando il colle della Lace prima, arrivando all’alpe Béchera poi e fi nalmente guadagnando il colle Giassit. Da qui è facile incontrare nuovamente gli allevatori, il profumo del formaggio rigovernato nelle loro cantine buie e gran fi schi di marmotte ben nascoste.
Rabbrividiamo, l’acqua gelata della fontana del Truc disseta i nostri volti accaldati e ci stupisce per il percorso che compie prima di tuffarsi nelle tre grandi vasche scavate nella pietra che costituiscono la fontana. Ringraziamo le abili mani del passato che ci hanno lasciato una preziosa eredità anche nel percorrere la valle da sogno della Stouba che ci stupisce per gli esempi di architettura rurale che vi incontriamo.
Nel rientro verso il paese ci aspetta, in località Sassa, un insieme di case sapientemente ristrutturate a scopo ricettivo dove possiamo approfi ttare di un’esperienza di accoglienza turistica di altissimo valore sia umano sia professionale.
Dal centro paese di Lillianes possiamo ora risalire le montagne del versante opposto a quello che abbiamo appena conosciuto. Il faticoso raggiungimento del suggestivo Bec Fourà (1830 m) è, nondimeno, un assoluto coinvolgimento di sensi.
Da questo versante possiamo scegliere di dirigerci verso l’alpe Prial, di vagare per le dolci passeggiate che ci portano all’assolata frazione di Vers-Fey, condivisa con il comune di Perloz, oppure attraversare boschi di imponenti castagni che ci indirizzano in diversi villaggi come Vers- Riasseul che, costituito da due gruppi di abitazioni il cui anello di congiunzione è una graziosa cappella, rappresenta un’esperienza di museo a cielo aperto. È suffi ciente seguire la traccia del selciato costretto tra le case e incrociare la fontana e il forno per rendercene conto. Se prestiamo attenzione possiamo percepire il profumo del pane appena sfornato, le grida di festa dei bambini, le campane che giocano in lontananza; ogni piccolo anfratto ci parla della vita qui vissuta.
Non ci resta che rientrare verso il centro del paese che scendendo vediamo protetto dalla nostra chiesa parrocchiale. Ed ecco l’idea! Incastonato tra la chiesa e il nostro sontuoso ponte settecentesco a quattro arcate che scavalca il Lys, si trova un grazioso ostello; perché non fermarsi per una notte? Il conforto e la cordialità che vi troveremo ci solleveranno dalla stanchezza per le lunghe camminate.
L’amministrazione comunale sta percorrendo alcune vie per la valorizzazione, il sostegno e lo stimolo turistico tra le quali lo studio di una segnaletica di valorizzazione. Sono state avviate le pratiche per raggiungere la certifi cazione ambientale nonché la rivalorizzazione della zona dell’ex Rascard Lys all’entrata sud del paese. Si è iniziato, inoltre, l’iter per lo studio della pista di fondo che va a congiungersi al comune di Fontainemore. Ancora, sostiene l’associazione 4 Communes (associazione nata per la valorizzazione e la promozione turistica del territorio), e promuove strategie di sensibilizzazione sul tema dell’accoglienza turistica.
E d’inverno? … Avete degli sci con le pelli o un bel paio di ciaspole? Bene allora partiamo nel bianco che tutto ovatta ...