Lo sfruttamento delle materie prime minerali e l’attività estrattiva connessa rappresentano un settore di primaria importanza, in quanto assumono un ruolo socio-economico rilevante, sono un potenziale sviluppo per le aree ove vi è disponibilità di giacimenti, e costituiscono un servizio fondamentale per l’industria di trasformazione, l’attività edilizia e la realizzazione di infrastrutture.
La normativa vigente in materia estrattiva distingue tra minerali di prima categoria (quali metalli, pietre preziose, combustibili, acque minerali e termali) cui attiene l’attività mineraria, e minerali di seconda categoria (quali torbe e materiali per costruzioni edilizie) che sono estratti dalle cave.
La Valle d’Aosta è un territorio ricco di minerali, in passato sono state attive numerose miniere dalle quali si estraeva principalmente ferro, oro, rame, carbone, manganese. Attualmente tutte le miniere sono chiuse, ma le cave hanno continuato la loro attività producendo sabbia, pietrisco, pietrame, marmo e lose.
Gli inerti e il pietrame estratti dalle nostre cave sono interamente utilizzati per le opere realizzate sul territorio regionale, mentre i marmi e le pietre ornamentali hanno un mercato più ampio essendo venduti sia sul territorio nazionale sia all’estero, basti pensare che il marmo verde utilizzato per alcuni rivestimenti del palazzo dell’ONU proviene dalla nostra regione.
In passato il reperimento delle materie prime avveniva senza un’adeguata pianificazione e senza alcuno specifico criterio di salvaguardia e tutela ambientale, basti pensare che ancora negli anni settanta era possibile aprire una cava con una semplice denuncia di esercizio senza alcun onere di recupero ambientale della zona estrattiva.
Lo svolgimento dell’attività di cava comporta un impatto ambientale non trascurabile, le operazioni di estrazione del minerale possono, se non gestite correttamente, causare alterazioni della morfologia dei luoghi, dell’ecosistema, del paesaggio e modificare l’idrografia superficiale e sotterranea nonché le condizioni di stabilità dei versanti. Tali impatti sono certamente amplificati in assenza di una preventiva pianificazione e di una valutazione approfondita delle aree oggetto di possibili attività di cava.
A seguito del passaggio delle competenze in materia estrattiva dall’amministrazione statale a quella regionale, la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha, nel tempo, provveduto a normare le attività del settore con particolare attenzione alle fasi di pianificazione, autorizzazione e di recupero ambientale.
Oggi la coltivazione delle cave può essere eseguita solo nell’ambito delle aree individuate dal piano regionale delle attività estrattive (PRAE). I progetti di coltivazione delle cave possono dunque essere autorizzati solo se sono ricompresi nelle zone individuate dal PRAE, essi sono inoltre soggetti a verifica preliminare di valutazione di impatto ambientale. I componente di recupero ambientale che viene autorizzata contestualmente al progetto. Il soggetto autorizzato alla coltivazione deve inoltre stipulare una polizza assicurativa a favore dell’amministrazione regionale a copertura dei lavori di recupero ambientale.
L’attuale fase di pianificazione si pone a valle di un ventennio di azioni, avviate con la legge regionale 108/1987, che hanno permesso di regolarizzare il quadro delle attività estrattive nella Regione riordinando l’esistente in termini di:
a) certezza delle destinazioni d’uso e dei vincoli;
b) recupero dei siti compromessi;
c) ricomposizione di un quadro di procedure amministrative efficaci ed efficienti.
L’esigenza di pianificare l’attività estrattiva nasce dalla consapevolezza che lo sfruttamento del territorio deve essere regolato in modo da mediare i conflitti correlati al consumo di risorse naturali non rinnovabili.
Il Piano regionale delle attività estrattive (PRAE) rappresenta lo strumento di pianificazione, della durata decennale, che regola lo sfruttamento delle materie prime minerali e la relativa attività estrattiva; il piano è teso a garantire lo sviluppo economico del settore attraverso un uso controllato delle risorse, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.
La pianificazione delle attività estrattive si articola in tre settori:
1) materiali inerti (sabbia e ghiaia);
2) pietrame;
3) marmi e pietre ornamentali.
Il PRAE è approvato con una procedura piuttosto complessa; la proposta di piano è sottoposta dapprima alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), successivamente il piano, eventualmente modificato in funzione dell’esito della procedura, viene adottato con deliberazione del Consiglio regionale.Il piano viene poi pubblicato, sul B.U.R. e sul sito web regionale, per 60 giorni durante i quali chiunque può presentare osservazioni. Le osservazioni sono raccolte ed esaminate all’interno di una fase istruttoria, alla fine della quale il piano viene aggiornato, coerentemente con i contenuti delle istanze accolte; alla fine di tale operazione il piano viene di nuovo inviato a verifica VAS. Una volta ultimata tale procedura, il Piano viene sottoposto all’approvazione del Consiglio Regionale e diventa esecutivo il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.
La procedura sopra descritta, assai articolata, consente una buona partecipazione di tutti i soggetti della comunità regionale; sono infatti contemplati almeno due momenti, il primo in occasione della procedura VAS e il secondo durante la fase di raccolta delle osservazioni dopo l’adozione del piano, durante i quali viene data a chiunque l’opportunità di presentar eosservazioni.
Il PRAE è inoltre sottoposto a cadenza triennale a una verifica e ad eventuale modificazione con la stessa procedura richiesta per l’approvazione del piano.
Il piano vigente è stato approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 640/XIII del 25 giugno 2009 ed è stato sottoposto ad un procedimento di verifica nel corso dell’anno 2011 che ha evidenziato l’opportunità di procedere ad una revisione dello stesso. La prima stesura della revisione del Piano è stata ultimata nel corso dell’autunno dello stesso anno ed è stata sottoposta a VAS all’inizio del 2012. La procedura VAS, che si è conclusa nel mese di giugno 2012, ha introdotto alcune modifiche al Piano tese a ridurne gli impatti.
La modificazione del Piano, adottata dal Consiglio regionale nell’ottobre 2012, è stata pubblicata alla fine dello stesso mese e sono state raccolte le osservazioni nel corso dei due mesi successivi.
Le osservazioni hanno introdotto ulteriori modifiche al Piano, alcune nuove zone sono state inserite, altre sono state rimosse o ampliate. Il piano così modificato ha successivamente superato la verifica di assoggettabilità a VAS
Il piano, dopo l’esame delle Commissioni consiliari competenti, è stato approvato in Consiglio regionale il 27 marzo scorso. L’aggiornamento del piano è stato eseguito perseguendo gli stessi obiettivi generali del piano vigente ovvero:
• capacità di rispondere alla domanda di materie prime;
• razionalizzazione dell’attività estrattiva;
• possibilità di accesso per le imprese che si affacciano sul mercato;
• miglioramento della competitività e mantenimento dei livelli occupazionali;
• recupero delle aree estrattive dismessee compromesse ancora passibili di sfruttamento;
• miglioramento delle strategie di monitoraggio dell’avanzamento del piano.
Gli obiettivi generali sopra elencati sono stati perseguiti attraverso il soddisfacimento degli obiettivi metodologici concernenti la:
• sostenibilità dell’utilizzo del territorio;
• rispetto dell’ambiente;
• rispetto della vocazione turistico culturale della regione;
• tutela del paesaggio.
L’aggiornamento del piano è stato costruito a partire dall’analisi dei fabbisogni attesi e dalla verifica della consistenza residua dei giacimenti ricompresi nel piano vigente al fine di verificare la capacità del piano di rispondere alle esigenze produttive attese nel prossimo futuro.
Nella composizione del piano sono state considerate le possibili fonti alternative all’approvvigionamento di materiali inerti derivanti da attività di cava quali ad esempio l’utilizzo materie prime secondarie derivanti dal recupero del materiale proveniente da demolizione, così come previsto dalla Direttiva Europea n°98 del 19 novembre 2008.
È stata inoltre considerata l’opportunità di inserire alcune aree già compromesse che potranno essere in futuro riqualificate senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica in quanto l’esecuzione delle opere di recupero ambientale è un’incombenza interamente a carico del cavatore.
Da ultimo sono state ricercate e inserite alcune nuove aree potenzialmente sfruttabili, a copertura del fabbisogno. La scelta delle aree è stata effettuata valutando gli impatti attesi, le ricadute sugli ecosistemi, sulle zone antropizzate (produzione polveri, rumori, inquinamento), mantenendo l’attenzione sulle esigenze di tutela dell’ambiente (dissesto idrogeologico, tutela delle falde sotterranee).
Un ulteriore criterio utilizzato per l’individuazione delle aree è quello geografico teso a minimizzare le distanze tra il punto di estrazione della materia prima e il luogo di utilizzo/trasformazione; in tal modo è possibile contenere gli impatti sulla viabilità e sull’ambiente circostante specie riguardo alla diffusione di polveri e di inquinamento derivante dai gas di scarico.
Le operazioni di valutazione dei fabbisogni,di ottimizzazione delle aree sotto il profilo di rilievo giacimentologico e di riduzione degli impatti hanno condotto ad una generale riduzione delle superfici e dei volumi estraibili previste all’interno dalla proposta di aggiornamento del piano con una riduzione media valutabile in circa il 20% della potenzialità estraibile.
L’aggiornamento del piano contiene inoltre per la prima volta la definizione di un piano monitoraggio, attivo durante la fase di attuazione e gestione, finalizzato a:
• garantire, anche attraverso l’individuazione di specifici indicatori, la verifica del perseguimento degli obiettivi di piano;
• fornire le informazioni necessarie per valutare gli effetti sull’ambiente delle azioni messe in campo dal PRAE;
• evidenziare l’insorgere di criticità tali da richiedere l’adozione di misure correttive.
Il piano di monitoraggio si propone dunque di perseguire due generi di valutazioni, rispondenti a finalità diverse, ovvero il monitoraggio dell’efficacia del piano e il monitoraggio degli effetti ambientali; i risultati del piano di monitoraggio saranno utilizzati per la composizione dei futuri aggiornamenti del PRAE.