Connaître le territoire et ses risques naturels

Bisogna rafforzare nei cittadini la capacità di resilienza migliorando la percezione del rischio.

La "conoscenza" delle situazioni di pericolo permette infatti di sviluppare la "coscienza" e le misure di "autodifesa".

La conoscenza deve essere alimentata, diffusa e comunicata ai cittadini in modo adeguato e comprensibile perché possano impegnarsi e divenire più responsabili nella gestione del proprio territorio e nel corso delle "emergenze".

Lo studio delle condizioni del territorio regionale e l'individuazione dei fenomeni e delle cause che possono generare calamità, la determinazione del livello di pericolosità degli eventi considerati, e l'identificazione delle zone soggette a rischio idrogeologico costituiscono un importante strumento di valutazione delle iniziative di protezione civile e di intervento (strutturale e non).

La normativa regionale in materia di urbanistica - legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 "Normativa urbanistica e di pianificazione territoriale" – stabilisce al Titolo V che i Comuni devono individuare e perimetrare le aree pericolose per inondazione, frana o valanghe e definisce i vincoli di utilizzo del territorio diversificati a seconda del livello di pericolosità.

Le modalità di individuazione e classificazione delle aree pericolose sono state definite con un apposito provvedimento (DGR 2939/2008), fornendo indicazioni omogenee per la loro perimetrazione.

I Comuni hanno attivato gli studi geologici e idraulici necessari, ma solo dopo l'evento alluvionale di ottobre 2000 (con l'imposizione di pesanti limitazioni di uso del territorio in assenza delle perimetrazione) sono state approvate le diverse cartografie, coprendo ad oggi l'intero territorio regionale (urbanistica ambiti inedificabili - SCT).

Con la modifica della l.r. n. 11/1998 effettuata con la l.r. n. 34/2007 è stata introdotta anche una nuova cartografia degli ambiti accanto a quelle "tradizionali" di frana, inondazione e valanghe: quella per colata di detrito. Tali cartografie sono definite attraverso i cosiddetti "studi di bacino" e le modalità di realizzazione di tali studi sono state approvate con la deliberazione della Giunta regionale n.  2939 del 2008.

 



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