Difficile comprendere la funzione di confine data dalla moderna storiografia politica a luoghi che sin dai primordi sono serviti non per limitare ma per comunicare, come è il caso dei passi di montagna. È evidente che porre un confine su una sommità rende facile la comprensione dello stesso, ma un passo alpino è, come detto, un luogo di comunicazione ed è, pertanto, anacronistico il limite imposto nei secoli recenti, ma fortunatamente, superato ora dall’adesione delle varie nazioni al trattato di Schengen. L’adesione della Svizzera a detto accordo ha ridonato il ruolo di luogo di comunicazione al passo del Gran San Bernardo. Summus Poeninus, Mont- Joux o Mon Jovis e, infine, Gran San Bernardo, questi i termini a noi noti con cui è stato identificato il passo e la sua via di comunicazione fra l’Italia e il nord Europa. Una via particolare legata a personaggi storici di rilevante risonanza che possiamo ritrovare in un viaggio a ritroso, cominciando da Napoleone (1800 d.c.), immortalato in un immaginario salto verso l’Italia nel forse più famoso dipinto di Jacques-Louis David, preceduto dai viaggiatori del Grand Tour, che si sostituiscono all’orda di pellegrini che, a seguito delle guerre sante vi passavano per giungere a Roma, percorrendo quella che viene chiamata via Francigena, luogo non ben precisato grazie alle sue notevoli variabili e che partiva da Canterbury per giungere a Roma. È su questa spinta, forse, che Bernard de Menthon (morto nel 1081) può avere pensato di rimpiazzare i resti romani, forse ancora visibili, con un nuovo insediamento dedicato in modo esplicito al signore, ovvero l’Ospizio, ancora oggi attivo nell’accogliere i passanti sul passo, dando così a quest’ultimo il suo nome. Ancor prima, il passo è servito ad un Re che è divenuto Imperatore del Sacro Romano Impero, ovvero Carlo Magno, il quale era stato preceduto da Stefano II Papa che si recava a Aquisgrana per incontrare il progenitore della casata carolingia. A questi personaggi, forse, si deve aggiungere Giulio Cesare, no di certo Annibale, ma di sicuro alcuni personaggi meno noti di cui non sappiamo il nome e nemmeno la lingua ma che hanno portato, molto probabilmente anche attraverso questa via, la conoscenza del megalitismo del terzo millennio A.C., come mostrano i siti archeologici gemelli rinvenuti a St.-Martin-de-Corléans in Aosta e Sion in Svizzera.
Questa ricchezza di temi è stata il motore che ha fatto promuovere un progetto di cooperazione italo-svizzera nella scorsa programmazione promossa fra la Unione Europea e la Confederazione svizzera1. Il progetto ha preso il nome dal termine dato dai romani a questo frammento di Alpi, ovvero “Alpis Poenina. Una via attraverso l’Europa”, e ha avuto come obiettivo la valorizzazione dei resti archeologici ancora esistenti sul passo. Il programma di lavori, condotto in collaborazione con l’Ufficio di Archeologia cantonale del Vallese2, ha riguardato la verifica dei resti di epoca romana ancora visibili ed era finalizzato alla predisposizione di un progetto di valorizzazione che permetta ai passanti, o al visitatore informato, di avere una completa percezione dell’importanza di questo sito sin dall’epoca romana. La presenza di alcune mansio e di un tempio è documentata e nota da molti anni rivestendo da sempre un motivo di particolare interesse, ma la loro evidenza materiale, se si esclude il tratto di via romana intagliato nella roccia e pertanto più emergente, è praticamente nulla e può sfuggire anche all’occhio dell’osservatore esperto.
La situazione attuale per la visita dei resti romani presenti al colle è resa molto complessa dalla mancanza di un itinerario ben definito. Le poche informazioni esistenti si ritrovano all’interno del museo dell’Ospizio, ma sono poco riconducibili al sito.Il progetto Alpis Poenina ha cercato di riprendere tutte le informazioni esistenti e di completarle con una lettura più moderna e mirata soprattutto alla creazione di sistemi per la diffusione e la divulgazione delle presenze archeologiche al colle.
Le azioni, ovvero gli studi, portati avanti all’interno del progetto hanno riguardato il censimento del materiale archeologico presente all’Ospizio, sia quello di proprietà italiana, consegnato con un accordo internazionale all’Ospizio per la loro valorizzazione museale, sia quello svizzero e sia quello legato alle donazioni e ai lasciti da parte di viaggiatori e visitatori del colle. Il censimento serviva a dare anche un quadro completo delle presenze e della fruizione del passo in epoca romana e sarà utile anche per un possibile nuovo allestimento del museo attuale.
Gli altri studi hanno riguardato il recupero, tramite scavi archeologici e sondaggi vari, dei resti delle murature al fine di redigere, in modo preciso, la mappa delle presenze costruttive. Le attività si sono completate con la redazione di un progetto di valorizzazione condiviso fra tutti i partner, il quale ha preso in considerazione i risultati degli studi, i problemi di conservazione degli esigui muri ritrovati e le particolarità del territorio in cui si trovano. Il progetto di valorizzazione ha tenuto conto anche di uno studio specifico sulla tipologia di frequentazione turistica e amatoriale che accede al passo.
Il risultato del progetto è quindi riuscito a proporre la creazione di un’ area archeologica che sia leggibile e visitabile dai passanti occasionali e, inoltre, che possa diventare polo di attrazione per i visitatori abituali del passo o dei vari turisti che salgono sia dal versante italiano e sia da quello svizzero.
La fase di realizzazione non poteva essere sviluppata nel primo progetto, dato che la durata dello stesso, tre anni, non era sufficiente a completare gli studi e a dare seguito ai lavori di sistemazione. Allo scopo di ovviare a questo problema e per ricercare i finanziamenti adatti ad un progetto transfrontaliero, l’Assessorato per l’istruzione e la cultura ha partecipato, tramite i suoi uffici competenti, ad un progetto inserito in un Progetto Integrato Territoriale (PIT) della nuova programmazione3 promosso dalla Regione Lombardia. Il progetto, ancora in fase di approvazione, si inserisce in un insieme di proposte che vogliono valorizzare le viabilità antiche fra l’Italia e la Svizzera. Il PIT si divide in tre temi, uno rivolto al turismo (Le vie della cultura), uno alla parte produttiva (Le vie della pietra) e uno alla cultura (Le vie del commercio). Quest’ultimo progetto prevede la valorizzazione del sito archeologico al passo del Gran San Bernardo quale testimone dell’influenza economica svolta dal passo durante il periodo romano, testimonianza attestata dalla tipologia dei materiali rinvenuti sul colle e studiati durante il progetto Alpis Poenina.
La fase di realizzazione del progetto di valorizzazione deve ancora passare alla stesura del progetto definitivo, la quale avverrà a seguito del finanziamento richiesto. Il progetto prevede l’evidenziazione dei profili dei muri, attualmente nascosti dal sottile strato di vegetazione, in modo da renderli visibili, salvaguardando l’integrità dell’originale. La parte più complessa del progetto di valorizzazione risiede nella presentazione del tempio. Questo monumento, di sicuro il più rappresentativo fra quelli presenti sul passo, è attualmente formato dalla parte d’impronta della base che era stata ricavata intagliando la roccia. Il compito di rendere leggibile una struttura in negativo, quale ora appare detta impronta, è tutt’altro che banale se si pensa che questa è inserita in un contesto assai poco regolare e che mimetizza facilmente l’intaglio antropico con una irregolarità del terreno e la sua soluzione per ora prevede il recupero di un ipotetico elevato che preservi la roccia intagliata sottostante e permetta di dare una idea del volume che essa sosteneva. Il programma di valorizzazione del passo del Gran San Bernardo si unisce a quello in corso al passo del Piccolo San Bernardo (Italia-Francia). Il recupero di queste due aree di indubbio interesse storico dà alla Regione la possibilità di creare un circuito di particolare valore e donare ai passi montani quel significato di collegamento fra i popoli che proprio le vestigia antiche possono testimoniare e rendere comprensibile ad un pubblico più diffuso.
Note:
1. Programma di cooperazione transfrontaliera - Interreg III A 2000-2006 ITA-SVI.
2. Seminario conclusivo del progetto INTERREG IIIA ITALIA-SVIZZERA 2000-2006 “ALPIS POENINA. Une voie a travers l’Europe”, Bard (AO), 11- 12 aprile 2008.
3. Programma di cooperazione transfrontaliera Obiettivo III (interreg) 2007-2013 ITA-SVI.