Con oltre 1.050 dipendenti occupati e un indotto che porta a 1.500 il numero delle persone interessate dall’attività dello stabilimento di Aosta, la Cogne Acciai Speciali, da sempre, è la principale industria della Valle d’Aosta. E proprio per questo suo ruolo, ha contribuito a determinare le sorti della Regione, ma soprattutto quelle del capoluogo.
Tale rapporto (fatto di sviluppo economico- sociale, ma anche di crisi, come quella che portò negli anni ’80 alla razionalizzazione dell'Ilva ed a un progressivo ridimensionamento dell’attività) ha trovato un punto di svolta tra il 1993 e il 1994 con la privatizzazione dell’azienda, che segnò una nuova fase dopo decenni di gestione pubblica.
In questo momento di passaggio, fatto di un’inevitabile razionalizzazione delle risorse, di una revisione e di un’ottimizzazione delle aree occupate, si trovarono a convivere due tradizioni: una quasi centennale imperniata sullo stabilimento fondato nel 1917 e capace di distinguersi nell’immediato dopoguerra nella produzione di acciai speciali e inossidabili, di qualità riconosciuta in tutto il mondo; e una di imprenditoria familiare consolidata in più generazioni e legata ad una holding svizzera desiderosa di far crescere queste eccellenze, investendo per rivitalizzare una società che sotto la gestione pubblica aveva perso la capacità di credere in se stessa.
Così, da questo connubio, fatto di tradizione, lavoro e impegno, ma anche di progettualità, innovazione e persone qualificate, la Cogne Acciai Speciali ha tratto la forza necessaria per riconquistare i mercati mondiali e affermarsi tra i principali produttori di acciai inossidabili e speciali lunghi nelle linee della vergella, delle barre, dei semiprodotti, dell’automotive, degli utensili e delle infrastrutture.
Gli investimenti
Da quella data, con investimenti continui, è stato necessario aggiornare o sostituire molti impianti, per migliorare la produttività e la qualità dei prodotti e diversif0icare la produzione, ma anche per essere a norma con le nuove prescrizioni in materia di sicurezza ambientale e del lavoro. Questi investimenti, uniti alla ricerca, hanno permesso all’azienda di guadagnare nuove ed importanti nicchie di mercato e di superare, anche, la peggiore crisi che ha colpito i mercati mondiali alla fine del 2008 e che è proseguita per tutto il 2009 e per parte del 2010, con conseguenze che ancora oggi pesano sull’intera economia.
Sicurezza e Ambiente
Diversamente da quanto accade per la maggior parte degli stabilimenti siderurgici italiani, la fabbrica della Cogne Acciai Speciali opera in un contesto industriale nelle immediate vicinanze di un insediamento cittadino particolarmente importante. Già al momento della privatizzazione dell’azienda, il problema dell’impatto ambientale e delle situazioni pregresse era stato il principale oggetto di discussione.
Da allora, la Cogne ha mantenuto alta l’attenzione al problema ambientale predisponendo e dando seguito a piani di miglioramento continuo e, nei casi più significativi (come le emissioni in atmosfera), ponendosi dei traguardi ancora più restrittivi dei soli limiti di legge.
Gli interventi a tutela dell’ambiente, si inseriscono all’interno di una programmazione costante e continua che, per essere efficace, deve proseguire senza interruzioni, come dimostra il piano di investimenti per l’anno 2011 il quale, pur di fronte ad una situazione di cauto ottimismo, riconferma per un valore previsionale di 1.800.000 euro le somme destinate alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza.
L’Autorizzazione Integrata Ambientale
Naturalmente, gli investimenti e gli interventi che concernono l’ambiente e la sicurezza, oltre che dal rispetto delle leggi in vigore, discendono dalle riflessioni, dagli accordi e dagli obiettivi che emergono dai tavoli di lavoro congiunti, nei quali, oltre alla CAS, sono coinvolti a vario titolo Amministrazione Regionale, Structure Vallée d’Aoste, Comuni della Plaine di Aosta, Arpa, Azienda USL, Vigili del Fuoco e Corpo Forestale. Ed è proprio da questo uno di questi tavoli che ha preso forma ed è stata predisposta l’AIA, ossia l’Autorizzazione Integrata Ambientale che consente l'esercizio di un impianto imponendo misure tali da evitare oppure ridurre le emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso.
I principali aspetti presi in considerazione in questo documento sono le emissioni in atmosfera, gli scarichi idrici, i rifiuti, la protezione del suolo, il rumore esterno e l’utilizzo di risorse.
In particolare, l’Autorizzazione viene rilasciata a seguito di una fase istruttoria che prevede la raccolta, la condivisione tra i soggetti coinvolti e l’analisi, tra l’altro, delle informazioni inerenti gli impianti e l’organizzazione dell’impresa, con l’obiettivo di verificare il rispetto di tutti i limiti normativi ambientali; verificare l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili qualora applicabili; individuare eventuali piani di miglioramento o approfondimento volti al miglioramento continuo; definire un piano di monitoraggio e controllo (ossia i controlli che l’azienda dovrà effettuare e le informazioni che dovrà trasmettere agli Enti competenti ,al fine di una costante valutazione della gestione da parte dell’azienda dei vari aspetti ambientali).
Al termine di questo percorso, la Cogne Acciai Speciali ha ottenuto l’autorizzazione Integrata Ambientale, mediante Provvedimento Dirigenziale dell’Assessorato Territorio Ambiente del 26/10/2007.
Il monitoraggio e l’utilizzo dell’acqua all’interno dello stabilimento
In considerazione del fatto che lo stabilimento non è collegato all’acquedotto né alla rete fognaria della città di Aosta, la CAS provvede autonomamente al prelievo, alla distribuzione, alla raccolta, alla depurazione e allo scarico delle acque, sia per uso industriale che per uso potabile.
Per quanto attiene all’uso industriale, i principali circuiti di raffreddamento dello stabilimento prevedono dei sistemi di ricircolo delle acque (prelevate da appositi pozzi presenti all’interno dello stabilimento direttamente dalla falda, ad una profondità di circa 50/60 metri), direttamente presso gli impianti cui sono asserviti. Inoltre, una parte consistente delle acque in arrivo presso il depuratore finale degli scarichi viene ricircolata verso lo stabilimento, previo opportuno trattamento, per essere riutilizzata come acqua ad uso industriale. Complessivamente, in condizioni standard di lavoro, la quantità di acqua riutilizzata nei processi produttivi derivante da operazioni di ricircolo interno può raggiungere il 75% del totale. Il restante 25% è prelevato dai pozzi.
Le acque prelevate e distribuite all’interno dello stabilimento ad uso potabile vengono campionate ed analizzate mensilmente da un laboratorio esterno certificato. Anche in questo caso, l’acqua è prelevata da due pozzi dedicati, presenti all’interno dello stabilimento, ad una profondità di 50/60 metri.
Nel corso degli anni non sono mai state rilevate non conformità rispetto agli standard normativi di riferimento. In particolare, per quanto attiene ai dati relativi al CROMO totale, tutte le analisi sinora condotte hanno dato come risultato un valore inferiore a 0,1 µg/lt, che costituisce il limite minimo di rilevabilità. Il valore di riferimento normativo è di 50 µg/lt.
La Falda
Riguardo alla qualità dell’acqua presente nella falda sottostante lo stabilimento, è necessario precisare che viene verificata attraverso una rete di piezometri dislocati in vari punti dell’area.
I piezometri sono dei dispositivi finalizzati a rendere possibile il campionamento delle acque di falda che viene captata di norma intorno ai 20/25 metri, ossia nella porzione più alta della falda, dalla quale non vi è alcun prelievo di acqua né civile né industriale.
Il piezometro MW4, considerato particolarmente significativo in quanto posto a valle dello stabilimento e quindi degli impianto produttivi, è ormai da anni oggetto di una costante attività di analisi. che evidenzia una costante diminuzione delle concentrazioni di Cromo VI. le quali, quindi, non sono possono essere correlate all’attività industriale, che invece, negli ultimi anni, ha prodotto un volume di acciaio finito crescente, eccezione fatta per il 2009.
L’emissione dei fumi
È innegabile che, come tutte le industrie pesanti, anche le acciaierie costituiscono un potenziale rischio di pericolo per la salute dell’aria. La molteplicità delle emissioni prodotte nelle forme più diverse, le dimensioni degli impianti, i cicli produttivi e il tipo di lavorazioni che vengono effettuate rendono infatti assai più difficoltoso che in altre tipologie produttive l’intrappolamento dei fumi e delle polveri e il contenimento del loro rilascio in aria.
Ovviamente, questi fattori concorro no a far rientrare gli stabilimenti siderurgici allì’interno delle categorie dei siti sensibili da monitorare attentamente e da tenere sotto stretto controllo, al fine di evitare possibili danni all’ambiente e alla salute pubblica. In tale direzione si sono perciò orientati, via via in maniera crescente, gli investimenti della Cas.
Al momento, tutti gli impianti risultano perciò dotati di presidi di abbattimento delle sostanze inquinanti e tutte le zone di emissione sono costantemente monitorate, in modo da garantire e mantenere il raggiungimento degli obiettivi ambientali posti dall’azienda e finalizzati ad anticipare le misure restrittive che in futuro saranno contemplate nelle direttive europee.
In particolare, per quanto attiene all’acciaieria, il Piano di miglioramento dell’impianto di aspirazione dei fumi è stato voluto dalla Cogne prevedendo un investimento complessivo di circa 1.8 milioni di euro. Dopo una fase di condivisione con gli Enti regionali competenti, nell’ottobre del 2007 il Piano è stato inserito all’interno dell’AIA ed è stato completato alla fine del 2009 con la conseguente entrata in funzione ad inizio 2010. Da quel momento, i dati che emergono dai controlli effettuati periodicamente da laboratori esterni certificati, hanno evidenziato che l’emissione in atmosfera di sostanze inquinanti già abbondantemente sotto la norma si è ridotta ulteriormente in maniera considerevole, attestandosi su valori dalle 10 alle 70 volte inferiori ai limiti fissati dalla Regione, peraltro in alcuni casi più restrittivi rispetto alla normativa nazionale.
La stessa situazione è rivelabile nel reparto Decapaggio dove le emissioni riscontrate si attestano su valori 20 volte inferiori alla norma. Nello specifico, proprio per la particolare tipologia di questo impianto, è stato predisposto un sistema di analisi in continuo 24h dei valori di emissione, con la trasmissione in tempo reale agli enti esterni di controllo che garantisce la massima sicurezza e trasparenza nella raccolta dei dati.