Mauro Caniggia Nicolotti, Aosta. Duemila anni di storia, Aosta, Musumeci editore, 2003.
Tre sono i percorsi suggeriti dall’autore per scoprire angoli noti e meno noti della nostra città: Aosta romana e medievale, le torri di Aosta e Aosta e l’Ottocento. Dal Ponte Romano – testimonianza dell’antico letto del Buthier - parte il primo percorso (giallo) che tocca il cuore della città, dall’Arco onorario di Augusto, prosegue verso Via Sant’Anselmo segnalando le abitazioni medievali, la casa di Sant’Anselmo, l’ospedale di Sant’Orso, la basilica paleocristiana di San Lorenzo, la Collegiata di Sant’Orso, la Porta Praetoria, il Teatro e l’Anfiteatro romani, la Cattedrale, il Foro Romano, la Chiesa di Saint-Etienne. L’autore pone poi un occhio di riguardo agli alberi plurisecolari che si incontrano durante questa passeggiata cittadina: il tiglio, il platano e la robinia, per citarne alcuni. Augusta Praetoria era coronata da venti torri. E il secondo percorso (blu) si snoda intorno alla città e ai suoi bastioni.
“Esiste una città di Aosta per la maggior parte scomparsa, che vive ancora nel respiro delle sue vie, negli angoli meno conosciuti del centro storico e nella memoria dei più anziani, che l’hanno potuta vedere solo tramite i racconti appassionati dei loro nonni”: è la città dei palazzi antichi, degli ateliers, dei primi hôtels (uno dei più noti è il Cheval Blanc), dell’illuminazione pubblica alimentata a olio (Aosta sarà poi la prima città italiana a dotarsi dell’impianto elettrico), del cafè Datta. Aosta nell’Ottocento stava pian piano perdendo il suo carattere di borgo rurale, imboccando la strada dell’industrializzazione, ma nella terza visita descritta (percorso rosso) si può ancora cogliere il fascino agreste della vita cittadina.
Stefania Lusito
Joseph-Gabriel Rivolin, Aosta, Ivrea, Priuli e Verlucca editori, 2000.
Adagiata nella valle centrale, Aosta è una deliziosa cittadina in cui si è stratificata una storia millenaria. Sono rimaste grandi testimonianze del passato e questo libro, con le sue belle immagini, ripercorre alcune delle fasi fondamentali vissute dalla città.
Dalla famosa stele antropomorfa rinvenuta nella necropoli di Saint-Martin-de-Corléans del III millennio a.C. all’imponente facciata del Teatro Romano, dai bastioni delle mura romane allo scrigno d’arte romanica della Collegiata di Sant’Orso, dall’elegante Palazzo rinascimentale di Piazza Roncas alla villa ottagonale di Mont-Fléury, dal salone del Palazzo ducale dell’Hôtel de Ville a Palazzo Deffeyes, l’autore ricostruisce in dettaglio la mappa mentale dei punti di riferimento – territoriali e culturali – dei Valdostani.
“Chi osservi oggi dall’alto la città di Aosta riceve l’impressione della crescita disordinata di un organismo bruno-biancastro su un verde tappeto di prati e frutteti. […] È difficile, oggi, prevedere in quale direzione si orienteranno le scelte urbanistiche, sociali ed economiche della città del Duemila” – si chiede l’autore. “È certo, tuttavia, che un qualsiasi progetto non potrà fare a meno di tener presente le vocazioni storiche della città: il suo ruolo di nodo stradale e di città d’arte; la sua economia tradizionalmente orientata ad equilibrare settori diversi di attività. Il venire meno di uno dei questi elementi costitutivi della cultura cittadina rappresenterebbe, infatti, una grave menomazione della personalità collettiva dei suoi abitanti” suggerisce Rivolin nella sua passeggiata storica tra le vie di Aosta.
S. L.