Seguendo il filo dei "sistemi ambientali" del Piano Territoriale Paesistico, in questo numero abbiamo voluto abbordare il tema dei sistemi naturali: il bosco e il sistema idrico superficiale.
Il bosco, che ricopre quasi un quarto del territorio regionale, rappresenta una presenza importante, se non quasi dominante, nel nostro paesaggio. Quando diciamo "bosco" ci viene in mente quello cupo di conifere; ma la realtà ci offre una serie di boschi: i lariceti, le pinete, le abetaie, oppure boschi di latifoglie come le faggete, i castagneti, i querceti o i pittoreschi boschi variamente misti. Hanno in comune di iniziare la dove le condizioni ambientali non hanno permesso l'insediamento dei coltivi, sovente mettendo in evidenza con una linea netta nel paesaggio il cambiamento delle condizioni ecologiche.
Ma quando consideriamo la situazione attuale, osserviamo che una sempre maggiore quota di "bosco" è costituito da vegetazione, marcatamente pioniera, che invade a poco a poco, ma ben sensibilmente nell'arco degli anni, gli spazi abbandonati dall'agricoltura.
Il problema sta diventando importante, vista la dimensione che ha assunto nell'ultimo quarto di secolo. Se da un lato possiamo rallegrarci che la natura , abbandonata dall'uomo, riprenda possesso dei terreni incolti, d'altro lato lamentiamo la perdita di capitali poco o difficilmente ripetibili come il suolo agrario, il paesaggio e la riduzione della biodiversità realizzata con la presenza secolare di coltivi. Rileviamo una duplice veste del rapporto uomo natura in questo caso rappresentata dalla vegetazione che da ricchezza diventa segno di impoverimento, tanto più che queste formazioni di invasione sono ecologicamente instabili e spesso causa di fenomeni negativi che si riversano nei boschi affermati.
Un simile ragionamento vale anche per le acque superficiali che, se da un lato rappresentano una ricchezza di cui solo ora che l'acqua diviene un bene sempre più scarso, incominciamo a riconoscerne la dovuta importanza. Dall'altro possono costituire un elemento di esaltazione della fragilità del nostro territorio, come ben ci ha mostrato l'alluvione del 2000. L'importante non è di definire per ciascuno dei due poli in gioco - l'uomo e la natura - un ruolo ben definito, ma piuttosto il pareggio dei ruoli, l'equilibrio che tra di essi deve essere mantenuto. Ogni equilibrio è poi di per sé instabile e tende a mutare nel tempo, per cui va continuamente ricercato e aggiornato. E' evidente che oggi il punto di stabilità esige che l'uomo non depredi le risorse in modo da comprometterne la rinnovabilità, evitando tuttavia che la natura prenda il sopravvento.
Guardiamo allora il bosco e l'acqua con questo particolare atteggiamento di rispetto per le risorse ma anche di capacità di costruire nuovi rapporti ambientali.