ACQUA E PAESAGGIO
La passeggiata lungo le rive dei corsi d'acqua ci riserva innumerevoli sorprese e scoperte.
LUNGO LE RIVE
di Cristina De La Pierre
Acqua. Elemento vitale che accompagna le nostre vacanze. Scorre allegra tra le rocce e ci rinfresca, anche solo al vederla, durante le gite estive.
Dall'alta montagna, via via ingrossandosi, il torrente si apre una strada per scendere sino a valle e, confluendo man mano nei corsi d'acqua più grandi, prosegue sino al mare attraversando in lento fiume la pianura. Nel percorso le sue sponde vedono susseguirsi ambienti che variano di dimensione e qualità, dalle rocce e dalle zolle erbose tra cui trovano vita i piccoli e coloratissimi fiori montani alle sconfinate estensioni di colture intensive della piana. L'acqua costruisce nel suo cammino la varietà dei paesaggi: è la sua presenza, diramata in ruscelli e canali, che alimenta ogni forma di vita e determina ogni tipo d'uso del suolo.
Non per nulla le grandi esplorazioni si sono sempre mosse risalendo lungo le rive dell'acqua, filo d'Arianna che conduce alle montagne. E anche noi quando "facciamo i turisti" in qualche modo siamo degli esploratori dei luoghi: meriterebbe a volte farci guidare non tanto dalle strade, ma dal corso dell'acqua e provare a seguirne le rive.
C'è di che aver paura: orridi e forre, impetuose cascate. Eppure vorremmo essere lì sul punto più estremo che ci fa cogliere la potenza di quest'acqua che con frastuono irrompe tra strette pareti o si butta a capofitto nel vuoto, si getta in precipizi, salta con spettacolarità, e noi non dobbiamo seguirla se non con lo sguardo o attraverso sentieri che percorrono un tracciato alternativo e da cui con un brivido si ammira questo fenomeno della natura. E a volte incontriamo curiose concavità che l'acqua ha scavato nella roccia, scivoli naturali che l'acqua ha levigato. Certo con l'acqua non si scherza. I torrenti di montagna sanno trasformare il loro tranquillo corso in rabbiose e potenti masse liquide quando il disgelo raggiunge il suo picco più alto, o quando raccolgono intense piogge. Spesso anche nell'arco della stessa giornata.
Nei dolci pianori invece l'acqua smorza la sua forza e si adagia in curve sinuose, si espande in laghetti o ristagna in piccole paludi ricche di ogni forma di vita animale e vegetale.
E tutto varia seguendo le stagioni. Varia la quantità d'acqua, varia il suo colore e la sua limpidezza, la vegetazione circostante che si tinge di verde intenso in primavera e in estate con episodi o tappeti colorati per poi vestirsi in autunno di una varietà di gialli, bruni, rossi che cedono il posto al bianco argentato dell'inverno. Ogni cosa, attorno all'acqua, assume una particolare intensità di vita, che tanto più si nota da lontano in un ambiente come quello della Valle.
E poi lungo i corsi d'acqua, al di là di questo andare avventuroso tra sobbalzi e riposi, c'è l'incontro con le attività e le opere dell'uomo: ci sono i paesaggi creati dall'uomo nell'utilizzare la risorsa acqua e nel convivere con il suo naturale andamento. L'utilizzo dell'acqua per irrigare i campi: e allora è tutto un sistema di piccoli canali che si scopre. In qualche fortunato caso ancora oggi li si può costeggiare godendosi, in una dolce passeggiata, tratti tra gli alberi o tra i prati ben irrigati, dal verde brillante. E lungo l'acqua ci si imbatte nei resti di tutti quegli "artifici" che utilizzano l'acqua come forza motrice, gli impianti a ruota idraulica come i mulini, le forge, i folloni, le segherie di un tempo. Sistemi complessi, ingegnosamente studiati, sono preziose testimonianze di un economia rurale e della sua organizzazione sociale che ci sembra ormai così lontana dall'attuale modo di vivere, ma che non è poi così distante negli anni, come ci dimostrano le strutture e le macchine spesso ancora in buono stato - qualcuna addirittura ancora in uso, seppure più per affezione che per necessità.
Un altro segno importante della presenza umana sono i ponti. Il corso d'acqua taglia il territorio, separando le due rive in modo spesso difficile da superare. E l'uomo ha gettato sopra il solco dell'acqua esili passerelle di legno o svelte arcate in pietra, cercando appiglio sulle due sponde nei punti più alti e rocciosi, su cui ci si può fondare con più sicurezza. Dal centro dei ponti, quasi sospesi sull'acqua, si gode così il più bel panorama del torrente, si scoprono gli orridi e le forre cui non è possibile accedere o le rotonde forme delle marmitte dei giganti. Quante volte nella storia questi ponti sono stati travolti e asportati dalle piene, e quante volte l'uomo, come una paziente formica, ha ricostruito i suoi passaggi! Ci meraviglia, indagando negli archivi, scoprire che questi ponti che ci danno l'impressione di essere sempre stati lì sono stati ricostruiti più volte in ogni secolo. Alcuni, come il Pondel o il ponte "del Diavolo" di Pont-St-Martin, che hanno resistito all'assalto dei secoli, sono diventati dei veri e propri simboli, immagine centrale del luogo.
La ricerca di come la presenza dell'acqua è stata vissuta nel corso della storia ci porta senz'altro a delle scoperte interessanti e ci induce a pensare che in passato il rapporto con l'acqua fosse più diretto e dinamico di quanto non accada oggi. In questi ultimi decenni, i corsi d'acqua sono stati visti quasi esclusivamente come fonte di pericolo, e come tali sono stati trattati: regolarizzati nel loro corso, chiusi in gabbia tra massicce arginature, le sponde sono diventate di fatto inaccessibili. Dal punto di vista paesistico e, di riflesso, dal punto di vista turistico, queste "misure di sicurezza" hanno avuto un impatto sensibile.
Le possibilità di fruizione turistica dei corsi d'acqua sono infatti molte. Oltre all'interesse per gli aspetti naturalistici, che sono molto diversi a seconda della quota e della conformazione dei luoghi, gli ambienti offrono un'attrazione determinata tanto dalle particolari presenze geologiche generalmente di grande spettacolarità (forre, orridi o
gouffres
, cascate, ...) quanto dalla presenza di flora particolare a sua volta variegata a seconda dei diversi periodi dell'anno, e da una vasta gamma di specie vegetali e animali. In particolare sta tornando di attualità la pesca, vista come attività di svago all'aperto, di osservazione della natura, di relax e di ricerca di sintonia con l'ambiente.
Ma soprattutto non dimentichiamo che la maggioranza di noi, da bambini, ha giocato con l'acqua. Far navigare le barchette di foglia di canna o di scorza d'abete nei ruscelli o nelle fontane, ammucchiare sassi per costruire piccole dighe e formare uno specchio d'acqua di cui osservare il fondo brulicante di piccole vite; incantarsi di fronte alla meravigliosa metamorfosi dei girini in minuscoli ranocchi o alla strabiliante uscita della libellula dalla larva, scoprire nidi nascosti tra le erbe di palude o tra i cespugli; sono tutte esperienze di eccezionale ricchezza per un bambino. Le spiaggette e gli acquitrini delle zone che l'acqua lascia scoperte nei periodi di magra sono una miniera di avventure. Si immagina un mondo in miniatura dove un bastoncino diventa una barca, una pietra un'isola, un po' di sabbia una spiaggia, tre-quattro sassi fanno una diga e deviano l'acqua per formare un piccolo porto. Le sponde di pietra e cemento che le hanno protette hanno negato alle ultime generazioni di conoscere queste piccole gioie; l'alluvione, facendo piazza pulita, ci ha portato tra tanti danni anche qualcosa di positivo, l'occasione di ripensare la sistemazione dei corsi d'acqua, per riconquistare questi spazi di cui avevamo sottovalutato l'importanza.
Coniugare allora svago, natura e cultura sulle sponde dell'acqua è la nuova sfida per le Amministrazioni pubbliche, sempre più chiamate ad immaginare soluzioni innovative che siano in grado di qualificare l'offerta turistica, senza perdere di vista la sicurezza.
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EDITORIAL
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