ACQUA E PAESAGGIO
Da sempre i centri abitati si sviluppano dove c'รจ acqua: acquedotti, fognature, ma anche stabilimenti termali sono alcune delle infrastrutture legate alla presenza di questa risorsa.
IGIENE E SALUTE NELL'ANTICHITA'
di Rosanna Mollo
Anche nell'antichità lo sviluppo e il benessere di un centro abitato erano generalmente connessi allo sfruttamento delle risorse idriche: l'indubbia presenza d'acqua nella conca di Aosta proveniente dai bacini imbriferi a settentrione della città ha costituito la base per una serie di infrastrutture di primaria necessità.
Questa importante dotazione d'acqua e la notevole estensione del sistema idrico urbano dimostrano che ad
Augusta Praetoria
erano praticate le norme d'igiene pubblica e domestica, come confermano sia gli acquedotti sia le fognature che la grandiosità degli edifici termali pubblici e privati.
Tra le opere di carattere igienico e salutare, uno degli aspetti più importanti legato all'architettura dell'acqua è certamente quello rappresentato dagli stabilimenti termali (
Thermae
), edifici pubblici molto frequentati caratterizzati da ampie sale per bagni caldi e freddi (
calidaria, tepidaria e frigidaria
), da estesi impianti di riscaldamento, da locali per massaggi e palestre. Il loro successo era dovuto in particolare alle tecnologie idrauliche e al riscaldamento assicurato da pavimentazioni ad ipocausto (
hypocausta
) supportate da una serie di pilastrini in cotto di forma circolare o quadrata (
suspensurae
) disposti in vari ordini di file regolari e prossimi ad una fonte di calore (
praefurnium
); lungo le pareti erano allineati i tubuli, mattoni cavi a sezione rettangolare che permettevano il passaggio dei fumi caldi. Innovativi i grandi spazi voltati riccamente decorati, dotati di ampie aperture colonnate o finestrate.
Nel contesto degli edifici pubblici di
Augusta Praetoria
non potevano certamente mancare le terme, dotate di palestre e di piscine. Situate nell'ambito di aree pubbliche molto frequentate, rappresentavano per i romani -oltre che una consuetudine igienico-balneare-, un luogo di svago ed un importante momento di socializzazione.
Un grandioso edificio termale - le Terme del Foro - veniva a gravitare sull'area forense: il settore evidenziato occupa circa la metà orientale dell'isolato (
Insula
21) sito immediatamente ad oriente della platea forense. Le strutture affiorate durante i lavori di sistemazione della Scuola XXV Aprile hanno integrato le evidenze archeologiche messe in luce da A. D'Andrade alla fine dell'ottocento.
Sono riconoscibili alcuni elementi del tracciato perimetrale e una sequenza di ambienti fondamentali nel percorso termale, contigui ed allineati, più volte trasformati ed interpretabili come
calidaria
(vani I e Z) e
tepidaria
(vani U, W e N) per la presenza delle suspensurae e dei tubuli parietali; il calidarium biabsidato (vano I) è di notevoli dimensioni (m 20,20 x m 7,50) con vasche (
labrum e alveus
) a temperatura differenziata, sui lati brevi contrapposti.
L'impianto appare essenzialmente contraddistinto dalla disposizione assiale del blocco termale (frigidario - tepidario - calidario), decentrato ad oriente dell'isolato sull'esemplificazione tipologica e planimetrica delle Terme Centrali di Pompei e delle più articolate Terme di Nettuno ad Ostia.
L'articolazione del complesso non può essere delineata con sufficiente chiarezza data la parziale evidenza planimetrica delle strutture di accesso (
vestibula
) ed in particolare del
frigidarium
.
Notevole era il volume d'acqua necessario per la gestione delle terme: dalle piscine (
natationes
) alle vasche da bagno (
alvei
), dalle vasche d'aspersione (
labra
) alle fontane con semplice sbocco d'acqua, ai più complessi giochi d'acqua con funzione decorativa.
Resti della condotta idrica di alimentazione (una
fistula plumbea
del diametro interno di cm 8,5) sono stati messi in luce da A. d'Andrade lungo il fronte orientale del complesso termale, prospiciente il cardo minor (che attraversava il cortile dell'attuale scuola). Le piscine riscaldate erano probabilmente rifornite da cisterne collocate all'interno dell'area degli apprestamenti di riscaldamento.
Nel contesto urbano della città antica l'edificio termale, a struttura compatta, doveva assumere una funzione autonoma rispetto allo spazio esterno attrezzato e perimetrato -l'area della palestra- che doveva corrispondere all'intera superficie dell'isolato.
Nel corso della medio-tarda età imperiale nuovi interventi hanno interessato l'organizzazione distributiva del complesso, quali l'aggiunta di un corpo absidato riscaldato (vano M), rifacimenti interni ai calidaria e ai tepidaria e la ristrutturazione dell'affacciamento sul fronte insulare settentrionale.
La duplicazione degli ambienti termali e le innovazioni architettoniche di tipo funzionale sembrano comunque rispecchiare, per influsso delle grandi terme imperiali, una tendenza distributiva innovatrice che portava all'arricchimento degli ambienti minori e alla qualificante estrinsecazione volumetrica degli spazi absidati, in rispondenza alle nuove esigenze di luogo alla moda, di punto d'incontro e di
otium
(tempo libero).
Membrature disorganiche delle quali non conosciamo l'estensione planimetrica, interpretabili come
tepidaria
,
calidaria
e vasche (m 9,50 x m 8,00 - profondità m 1,20) rivestite in bardiglio, caratterizzate da scalette angolari e da un'ampia banchina intorno all'invaso costituiscono gli elementi indicativi dell'esistenza in Aosta di un altro grandioso stabilimento termale a schema simmetrico - Le Grandi Terme - posto nella zona a sud-ovest del Foro, lungo il decumano massimo, presso l'incrocio, in un punto di massima frequentazione (
Insula
34, ex "Cavallo Bianco" -ristrutturazioni a sud di rue du Verger).
La presenza di un vasto
frigidarium
con un notevole sviluppo estensivo delle vasche fredde (
natationes
) sembra connotare il complesso termale di soluzioni architettoniche decorativo-monumentali oltre che funzionali. Le vasche erano alimentate a flusso continuo; l'evacuazione dell'acqua doveva avvenire per sfioramento e, attraverso pozzetti di scarico, raggiungere i canaletti di scorrimento esterno e la fognatura.
Edifici termali di modeste dimensioni, di cui si conoscono uno o più ambienti riscaldati, si trovano nei quartieri residenziali soggetti a frequenti opere di rinnovamento edilizio.
Un
balneum
privato, che faceva probabilmente parte di un'elegante
domus
signorile, occupava l'angolo sud-ovest dell'
insula
40 (Finocchi, 1958).
Il complesso, databile alla seconda metà del II secolo d.C., era costituito da un vasto atrio pavimentato a mosaico collegato a settentrione con alcuni ambienti a destinazione termale. Sono chiaramente riconoscibili i resti strutturali di un
calidarium
absidato per la presenza di installazioni specifiche destinate al bagno caldo, come le
suspensurae
e le tracce dell'incassatura di una vasca semicircolare (
alveus
).
Per quanto riguarda la presenza di edifici termali minori inseriti nei quartieri commerciali caratterizzati da
tabernae
e magazzini, sull'esemplificazione dei frammenti della Forma Urbis, è possibile individuare un piccolo
balneum
nel settore sud-orientale dell'insula del Mitreo (
insula
59), un quartiere popolare e commerciale a nord-est della Porta meridionale. Dell'edificio della fine del II-III secolo d.C. - probabilmente gestito da privati o da un collegio- non è possibile cogliere attraverso le modifiche successive i primitivi elementi planimetrici: sono riconoscibili soltanto una grande sala absidata e un ambiente munito di ipocausto, fornito originariamente di un pozzo di scarico per lo smaltimento delle acque di una vasca.
La cultura delle tenne e dell'igiene legata all'
otium
è presente anche nelle ville suburbane: il settore termale della villa della Consolata (vani 16-17-18) (aperto su un atrio retto da quattro colonne tetrastilo con
impluvium
e collegato con la
culina
per il riscaldamento rivela nel perimetro continuo e nella presenza di spazi absidali allineati su un medesimo asse una derivazione da modelli di età repubblicana, come le Terme Stabiane di Pompei.
La zona termale comprendeva oltre ad ambienti accessori (
latrina
) e di disimpegno, il
tepidarium
e il
calidarium
a pianta rettangolare absidata caratterizzato da due vasche: una rettangolare e l'altra semicircolare sui lati brevi contrapposti.
Sebbene non siano riportate specifiche menzioni nella
Tabula Peutingariana
di stazioni termali importanti, si ha tuttavia ragione di supporre che nel territorio regionale esistessero acque dotate di proprietà terapeutiche e sorgenti minerali, già note e utilizzate dalla popolazione indigena.
A Saint-Vincent, all'interno della chiesa parrocchiale, nelle immediate adiacenze della
via publica
, si colloca un impianto termale tardo-romano pertinente molto probabilmente ad una
villa-mansio
attrezzata destinata alla ricettività e legata al transito.
L'organismo termale (m 40 x m 20) a schema distributivo assiale est-ovest, risultato di successive trasformazioni e addizioni funzionali, prospettava a sud su un ampio piano digradante, in posizione amena e soleggiata.
I vani affiancati si affacciavano su un'area libera per consentire, secondo le prescrizioni vitruviane, la più favorevole condizione di esposizione.
L'area di servizio (
praefurnium
) era dislocata nel settore occidentale: la sequenza di vani rettangolari lungo un asse rispecchia un'organizzazione distributiva:
frigidarium, tepidarium, calidarium
; i
calidaria
sono riconoscibili per la presenza delle
suspensurae
del riscaldamento. A livello organizzativo il complesso sembra porsi, almeno per quanto sinora è stato individuato, sul lato di un'area scoperta come parte di un più ampio edificio, altimetricamente articolato, gravitante sulla strada.
Dal punto di vista planimetrico assume un particolare significato l'inserimento nel corso del IV secolo di un corpo absidato che risponde ad una nuova concezione dello spazio articolato e offre suggestivi richiami all'architettura cristiana.
Una
mansio
doveva anche essere collocata a Pré-Saint-Didier, all'imbocco del vallone che conduceva all'
Alpis Graia
. A favore dell'identificazione con la
mansio
di
Arebrigiurn
(Bosio, 1992 con bibliografia precedente) sembrano deporre le distanze fornite dagli itinerari e i ritrovamenti archeologici.
Il moderno stabilimento termale, caratterizzato da acque calde medicamentose, sembra infatti insistere sulle rovine di quello romano.
Sopravvivenze di culti idrici sono frequenti nell'Italia settentrionale: culti delle acque provvide, culti delle confluenze fluviali e delle sorgenti. A Verrayes (frazione Marseiller), un areale ricco di acque correnti e di sorgenti, il rinvenimento di un'iscrizione ad Apollo (Cavallaro, 1995) rende plausibile l'ipotesi di un culto indigeno di acque dotate di proprietà terapeutiche.
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