Vivere in montagna non è sempre facile. A volte si può avere l'impressione di essere considerati degli abitanti di seconda categoria che non hanno diritto allo stesso livello di servizi e di comfort di chi vive nelle città. A partire dal rigore del clima e dal maggior livello di rischio legato agli eventi naturali e via via fino alle minori opportunità di scelta a livello di lavoro e di incontri sociali, la montagna offre apparentemente una qualità di vita inferiore. Nell'immagine che i media ci propinano quotidianamente, la città è moderna, interessante, ricca di novità; l'ambiente rurale, in particolare la montagna, vengono rappresentati invece come i luoghi del passato, mitizzati da un lato nel ruolo di conservatori della tradizione, ma la cui vita è rappresentata come primitiva e fuori del tempo.
Questo messaggio ci viene conficcato in testa da immagini pubblicitarie in cui i prodotti tecnologicamente avanzati vengono associati ad immagini urbane, mentre i soli prodotti alimentari vengono associati ad immagini rurali, ma di un'agricoltura di un secolo fa, di mulini bianchi, asinelli con i cesti carichi e contadini con il cappello di paglia - con lo stesso spirito con cui i servizi di moda vengono spesso realizzati usando come sfondo scene e costumi tribali.
Il modello urbano viene proposto come l'unico modello di vita possibile e ci viene fraudolentemente venduto come il modello dello sviluppo.
Ma la gente di montagna è diffidente e non si lascia attrarre così facilmente dal luccichio di un mondo che nasconde i suoi problemi e la sua difficoltà di vivere sotto una mano di vernice.
Forse però, pur con questa diffidenza verso modelli estranei, non siamo sempre convinti che il nostro modo di vivere abbia un valore: forse lo accettiamo come una necessità o lo viviamo come uno stato di inferiorità.
La montagna ha invece un suo stile di vita di cui dobbiamo essere coscienti, perché oggi più che mai può offrire un'alternativa all'egemonia del modello urbano e diventare una proposta di vita valida e attuale.