QUALITA' DELL' ABITARE
Produrre beni e servizi significa anche sostenere dei costi sociali e ambientali i quali non devono essere considerati oneri, ma investimenti necessari per uno sviluppo sostenibile nel tempo.
ECONOMIA AMBIENTALE
di Hamish Nania
Trekking a cavallo.Il nostro stile di vita e, più in generale, il modello culturale dominante nella nostra società, spesso ci inducono a considerare le problematiche ambientali come dei pesanti ed inutili fardelli di cui farci carico, degli ostacoli alle attività economiche e dei costi per famiglie, imprese ed enti pubblici.
Alcune riflessioni inducono, però, a pensare che la realtà sia diversa e che l'ambiente, e i costi che esso richiede, possano essere considerati alla stregua di preziosi investimenti.
L'essere umano ha sempre tratto sostentamento dalle risorse naturali: cibo, acqua, aria, materie prime, ecc.; il cosiddetto capitale terrestre è stato fonte di vita e di sviluppo per la nostra specie sin dalla notte dei tempi. Ma qualcosa è cambiato, nei rapporti fra Uomo e Natura, a partire da circa 12.000 anni fa, in corrispondenza della Rivoluzione Agricola. Per la prima volta l'Uomo ha capito di poter in qualche modo controllare la natura, gestirla a suo vantaggio, esserne dominatore e non dominato. Sicuramente questa è stata una tappa fondamentale nella storia umana, una grande conquista e l'inizio di una nuova Era. Ma inconsapevolmente ha segnato anche il principio di quella rottura con l'ambiente che ai nostri giorni appare evidente.
Oggi il nostro unico scopo è una crescita economica illimitata (obiettivo anche intuitivamente impossibile in un pianeta unico, quindi limitato), e più veloce possibile. Ma ciò significa consumare le risorse in maniera sempre più massiccia e devastante e questo, alla lunga, non può che portare al degrado e alla crisi ambientale che sono sotto gli occhi di tutti.
In economia, le cosiddette esternalità sono quei costi sociali ed ambientali che non vengono monetizzati, e quindi non ricadono sui prezzi di un prodotto, ma che in realtà sono comunque sostenuti e gravano, solitamente, sulla collettività. Per esempio, un falegname potrebbe fissare un prezzo di 1000 Euro per un mobile da lui costruito, che lo ripagasse del lavoro svolto, delle materie prime acquistate e di tutti gli altri costi sostenuti. Ma nel prezzo del bene non rientrerebbero i costi esterni dovuti, per esempio, alla deforestazione per ottenere il legname, o agli effetti negativi che questa potrebbe provocare in termini di biodiversità perduta, di aumento dell'instabilità del terreno, di mancato assorbimento di anidride carbonica da parte delle piante, e così via.
Possiamo trascurare questi costi?
Il concetto di esternalità è considerato molto importante perché se i prezzi dei beni e dei servizi offerti riflettessero effettivamente i reali costi sociali ed ambientali, allora sistemi economico-produttivi basati sul consumo senza freni, lo spreco e il conseguente degrado delle risorse naturali non sarebbero più competitivi, mentre invece sarebbero premiati e incentivati i comportamenti ecocompatibili.
Allo stesso modo, anziché considerare gli oneri ambientali come dei costi tout-court, si potrebbero evidenziare i benefici esterni generati da questo tipo di investimenti in termine di protezione della natura, salvaguardia della salute e di servizi resi alla collettività. Poter fruire di aria pulita e di acque incontaminate, salvaguardare il territorio e la biodiversità, utilizzare energie rinnovabili, ridurre le quantità di rifiuti, contrastare il riscaldamento globale dovuto ai gas serra, non solo sono obiettivi desiderabili da un punto di vista ecologico, etico e sociale o, semplicemente, sotto un aspetto "visivo" o di convenienza economica, ma sono diventati una necessità, oggetto di domanda e fonte di benessere dei cittadini.
Mountain bike nell’alta valle di Champorcher.Strategie volte in questa direzione, infatti, presentano un duplice vantaggio: oltre a fare bene all'ambiente, si rivelano anche convenienti da un punto di vista economico. Alcuni recenti studi condotti negli Stati Uniti hanno dimostrato come società quotate in Borsa che abbiano effettuato investimenti in materia ambientale stiano ottenendo risultati migliori rispetto a società analoghe prive di queste misure. Una delle spiegazioni sta nel fatto che il payback, ossia il tempo di rientro del denaro investito in questo tipo di operazioni, avviene in tempi molto brevi (in media nel giro di due o tre anni), permettendo così buone liquidità e guadagni.
Anche in Italia ci si sta rendendo conto dei vantaggi di politiche verdi: prova ne è l'incremento delle richieste di ecolabel e certificazioni ambientali da parte delle imprese (che garantiscono inoltre anche un ottimo ritorno di immagine).
Si pensi, per esempio, ai benefici ottenibili da parte delle imprese mediante la conversione a fonti di energia rinnovabili: nel giro di poco tempo il risparmio sulle bollette coprirebbe ampiamente i costi iniziali; e se la produzione di energia eolica e solare ancora stenta a prendere piede, una soluzione interessante potrebbe essere quella della cogenerazione, ossia della produzione di calore ed energia dalla combustione dei rifiuti urbani, processo che aiuterebbe anche a risolvere un altro grave problema.
Per gli enti pubblici effettuare investimenti per la tutela e per una corretta gestione dei territori di competenza, potrebbe magari evitare, in seguito, ingenti spese per ripagare danni provocati da disastri ormai sempre più frequenti (basti ricordare il dissesto idrogeologico e le tragiche conseguenze della recente alluvione in Valle d'Aosta).
Le famiglie stesse avrebbero molto da guadagnare da comportamenti attenti all'ambiente, per esempio risparmiando l'acqua (che sta diventando un bene sempre più prezioso) oppure, al momento di fare la spesa, scegliendo prodotti che durino più a lungo, riutilizzandoli quando possibile ed infine praticando correttamente la raccolta differenziata, cosa che permetterebbe il recupero di diversi materiali e la riduzione della quantità di rifiuti depositati in discarica, con conseguenti risparmi per le famiglie sul prezzo dei nuovi prodotti e sulle tasse. Si instaurerebbe così un circuito virtuoso assolutamente conveniente per tutti!
In generale, occorre rendersi conto che è l'Uomo a dipendere dall'Ambiente, e non viceversa. Appare, quindi, sensato prenderci cura di quel capitale naturale (terra, aria, acqua, flora, fauna, ecc.) che è la fonte della nostra vita, del nostro sviluppo, è la nostra casa ed è ciò che di più prezioso abbiamo. Al corto-termismo tipico dell'economia moderna, in cui si è disposti a tutto per il profitto immediato, e che spesso porta a comportamenti scriteriati ed irresponsabili nei confronti dei sistemi naturali, bisogna sostituire politiche più lungimiranti nel tempo, in grado di salvaguardare il nostro pianeta.
È per questi motivi che solo quelle imprese che saranno in grado di capire il valore di queste risorse sapranno garantirsi, e garantirci, un futuro.
A maggior ragione la montagna, un ecosistema così particolare, ma al tempo stesso così fragile, dalla bellezza straordinaria e in cui il legame degli abitanti con il territorio è forte e radicato come forse in nessun altro luogo, dovrà essere in grado di salvaguardare quel patrimonio inestimabile che racchiude in sé e che comprende, al di là degli aspetti paesaggistici ed ecologici, anche aspetti storici, culturali, artistici, architettonici e sociali che ne costituiscono la specificità e la ricchezza.
La riscoperta di tutti questi valori, oltre a quelli ambientali, diventa il presupposto fondamentale affinché si possa immaginare uno sviluppo sostenibile.
   
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