QUALITA' DELL' ABITARE
Migliorare la qualità della vita in città è possibile se si interviene sui fattori ambientali, economici e sociali che la caratterizzano e se si è disposti a ridiscuterne modelli culturali e sociali.
UN AMBIENTE DI QUALITA'
di Paolo Bagnod e Simona Zenato
In campo ambientale si sta assistendo ad un nuovo tipo di approccio all'attività lavorativa e alla scelta abitativa. Nei secoli scorsi la popolazione si era distribuita in modo discretamente omogeneo tra l'ambiente agricolo, quello montano e quello urbano. L'agricoltura rappresentava la fonte di reddito più diffusa e poteva essere sufficientemente redditizia, in un'economia che andava poco oltre la sussistenza, anche se gestita a livello familiare. Lo sviluppo industriale, unito all'introduzione di macchinari in campo agricolo, ha completamente modificato quest'equilibrio. L'attività agricola (più faticosa e che in ogni caso richiede investimenti di lungo periodo) essendo anche a basso reddito e più soggetta a rischi non prevedibili, non è più risultata competitiva se gestita a livello individuale. In particolare le realtà montane come la nostra regione, nelle quali l'agricoltura per gli stessi limiti climatici aveva rendimenti più bassi, hanno assistito ad una graduale ma inesorabile emigrazione verso i centri urbani. Si è così determinato quel processo di spopolamento dei piccoli centri abitati che ha caratterizzato tutto il dopoguerra e che ha determinato anche il decadimento di quelle opere di sistemazione agraria (canali d'irrigazione e di raccolta delle acque, terrazzamenti, pulizia del bosco) la cui manutenzione era essenziale all'equilibrio dell'ambiente.
L'accrescimento selvaggio dei centri urbani ha causato, d'altra parte, una diminuzione della qualità della vita degli stessi, e di conseguenza ha innescato negli ultimi vent'anni un movimento migratorio verso la loro cintura. Questo fenomeno si è dapprima limitato alla ricolonizzazione dei Comuni a diretto contatto con la città; in breve però anch'essi si sono inevitabilmente trasformati, diventando, di fatto, delle piccole città, quando addirittura non solo dei dormitori completamente dipendenti dal vicino centro urbano attrezzato per i servizi essenziali (svaghi, acquisti, lavoro, ecc.). Inoltre, dopo un primo momento in cui questa scelta di vita può risultare economicamente vantaggiosa, alla lunga i prezzi di acquisto di alloggi e villette non sono più competitivi rispetto a quelli della città. D'altra parte, la scelta di allontanarsi ulteriormente dal centro urbano può risultare premiante solo a determinate condizioni quali l'esistenza di opportunità lavorative che possano essere svolte in loco, magari tramite l'utilizzo delle moderne tecnologie. Nell'Italia centrale, per esempio, stanno nascendo nuove comunità di giovani che ripopolano i centri collinari disabitati svolgendo attività imprenditoriali basate soprattutto sulle tecniche informatiche. È questa una nuova tendenza che potrebbe risultare interessante anche per i villaggi di montagna, nei quali la difficoltà delle comunicazioni può essere ovviata dalle nuove tecnologie.
In ogni caso, i Comuni si devono inevitabilmente porre il problema delle scelte da operare in rapporto ai loro residenti. Spesso, infatti, la comunità locale si trova ad essere impreparata ad affrontare le esigenze dei nuovi residenti e a volte, pressata da esigenze urgenti o dalle richieste della popolazione turistica, può adottare strategie che risultano perdenti per la compromissione del territorio e per l'equilibrio della comunità che nello stesso deve risiedere stabilmente.
Un esempio di quanto detto è rappresentato dalla città di Friburgo (Germania), interessata negli anni '70 da un forte sviluppo dell'edilizia residenziale che ha portato a insediamenti speculativi di scarsa qualità, poco dotati di infrastrutture, di servizi pubblici e di luoghi di aggregazione sociale. A questa modalità insediativa risultata fallimentare, l'amministrazione ha ovviato ricorrendo ad un progetto di pianificazione interdisciplinare e condivisa. È stato cioè predisposto un elenco di criteri per uno sviluppo urbanistico sostenibile in termini sociali, economici e ambientali. L'elaborazione del piano è stata oggetto di un concorso pubblico, mentre per la definizione dei dettagli esecutivi del progetto vincente si è ricorsi ad una stretta collaborazione fra i vari dipartimenti dell'amministrazione, in particolare quelli della pianificazione urbanistica, dell'ambiente e dell'edilizia.
Appare sempre più evidente che il miglioramento della qualità della vita in città dipende non solo da una serie di fattori ambientali, economici, sociali strettamente correlati fra loro, ma spesso anche da modelli culturali e stili di vita che in certi casi devono essere modificati attraverso il coinvolgimento degli amministratori locali e la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Questo è per esempio quanto ha intenzione di realizzare il Comune di La Spezia con il progetto "Città dei bambini". Quest'iniziativa (che non si limita ai piccoli ma si rivolge a tutti i cittadini) ha posto il bambino quale punto di riferimento per riprogettare la città rendendola più vivibile per tutti. In quest'ottica i bambini diventano così veri e propri "indicatori biologici" della qualità della vita urbana, permettendo all'amministrazione pubblica di orientarsi nella pianificazione dei suoi interventi. Risulta quindi fondamentale una gestione ottimale dell'ecosistema urbano per migliorare l'organizzazione oramai insostenibile di tempi e spazi nelle città e per favorire un legame quanto più armonioso possibile tra il territorio e i suoi abitanti. Il Comune di La Spezia ha promosso a tal fine una campagna di sensibilizzazione degli interventi per una città più sostenibile che vedrà impegnati diversi settori dell'Amministrazione, le scuole e il settore terziario in uno sforzo comune finalizzato al miglioramento della qualità della vita in città. Esistono strumenti oggetto di esperienze oramai consolidate per ottimizzare questi processi, e il più efficace risulta essere l'Agenda 21 locale. Si tratta di uno strumento introdotto come concetto dalla conferenza sull'ambiente tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, e che ha portato all'attivazione in tutta l'Europa di esperienze pratiche di applicazione. Senza entrare nel dettaglio della cronistoria dell'Agenda 21 locale, già trattata in precedenti articoli e oggetto di discussione in un recente seminario, il progetto prevede un confronto diretto tra amministrazione locale e popolazione, mediante la creazione di un gruppo di lavoro denominato "Forum". Il Forum analizza la situazione ambientale della località di interesse e individua le strategie di azione per uno sviluppo della stessa rispettoso dell'ambiente e delle esigenze dei residenti, cioè quanto più sostenibile possibile. Il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nel Forum garantisce l'elaborazione di un piano maturato insieme, quindi attento al rispetto delle esigenze di tutti e che ha di conseguenza l'appoggio della comunità intera. Il Comune di Lecco, per esempio, ha creato un Forum che ha riunito gli attori più rappresentativi della città. Al suo interno sono stati individuati dei gruppi di lavoro su delle aree tematiche di prioritario interesse per la città fra cui il gruppo dell'area "qualità della vita urbana". Questo gruppo di lavoro, viste le emergenze segnalate dal Rapporto sullo Stato dell'Ambiente della città di Lecco, ha dedicato una particolare attenzione alle proposte connesse al recupero e alla valorizzazione delle aree verdi urbane e delle aree naturali.
In base a quanto affermato nella bibliografia dedicata all'argomento tale processo risulta essere più facile in comunità di dimensioni più ridotte, in cui il coinvolgimento è più capillare. La nostra regione, con i suoi comuni di limitate dimensioni, è quindi favorita per l'attivazione di questi strumenti: possiamo quindi ben sperare che essi vengano introdotti anche da noi, in modo da consentire un armonico sviluppo delle comunità di montagna.
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EDITORIALE
SEMINARIO SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE
BILANCIO ATTIVITA' AMBIENTALI 2001
VALDOSTANI O TIROLESI?
ABITARE IN MONTAGNA
VIVERE A RISCHIO?
UN AMBIENTE DI QUALITA'
AGRICOLTURA E TURISMO IN MONTAGNA
CITTA' E VILLAGGIO: ANTITESI O COMPLEMENTO?
NUOVI SCENARI PER IL MONT MARS
HO SCELTO LA MONTAGNA
IL MERCATO DEL LAVORO IN UNA REGIONE ALPINA
RETI DEGLI SPAZI FRAGILI
ECONOMIA AMBIENTALE
LA MAISON, UN ABRI
IN MONTAGNA NELL'ANTICHITÀ
2002 ANNO INTERNAZIONALE DELLE MONTAGNE
I SENTIERI DELLA VALLE D'AOSTA
TOPONIMI E ANTROPONIMI
UNA BALCONATA SUL MONTE BIANCO
RECENSIONI
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Assessorato territorio, ambiente e opere pubbliche
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